Non serve la perizia psichiatrica per accertare la salute mentale di Jawad Hicham al momento del duplice femminicidio commesso ad Arezzo: Sara Ruschi, la compagna, e Brunetta Ridolfi, la suocera, uccise a coltellate. Avvenne nella notte tra 12 e 13 aprile in via Benedetto Varchi fuori porta San Lorentino. La Corte d'Assise ha rigettato la richiesta della difesa del 38enne che ora rischia seriamente l'ergastolo. Possono salvarlo le attenuanti, visto il gravissimo reato per cui è a giudizio: duplice omicidio volontario aggravato dal rapporto di convivenza con la donna madre dei suoi figli, presenti in casa al momento del massacro. Secondo i giudici l'uomo era lucido non in preda a raptus o patologie. Un delitto d'impeto. Accadde poco prima dell'una dopo lo scambio di messaggi pesanti fra i due. La coppia era in crisi. Sara si era decisa a lasciarlo ma lui non se ne faceva una ragione. Controllava il suo telefono. Il contatto amichevole con un argentino conosciuto in chat, cui andò l'ultimo messaggio di Sara, potrebbe aver influito nell'iniziativa feroce di Jawad. Che prese il coltello da cucina e infierì: 23 fendenti alla compagna e 3 alla suocera come riferito in aula dal medico legale che eseguì le autopsie. Prossima udienza a dicembre.


Luca Serafini è nato nel 1965 ed è redattore del Gruppo Corriere. Dopo le prime esperienze in radio, ha iniziato negli anni Ottanta come corrispondente del Corriere Aretino da Castiglion Fiorentino,...