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SANSEPOLCRO

Buitoni, quasi due secoli di storia al profumo di fette biscottate

Francesco Del Teglia

16 Maggio 2025, 08:59

La pastina Buitoni

La pastina Buitoni

Nel 2027 sarebbero stati due secoli pieni. Usiamo il condizionale perché il prestigioso traguardo appartiene solo all’immaginario e non potrà tradursi in realtà. La Buitoni, fondata a Sansepolcro nel 1827, non esiste più da qualche anno. Resiste però nella mente e nel cuore di un’intera comunità che, dal giorno della sua lontana nascita ad opera di Giovanni Battista Buitoni e della moglie Giulia Boninsegni, si è legata a doppio filo ad un marchio alimentare fra i più antichi e prestigiosi del panorama nazionale ed internazionale, divenendo simbolo operoso, fonte di sostentamento, orgoglio per tutte o quasi le famiglie del Borgo. Una storia contrassegnata da successi e cadute, gioie e preoccupazioni, scandita dai nomi di una “famiglia” che hanno lasciato il segno in città.

Da Giovanni a Marco (il “sor” Marco per tutte le maestranze e per la gente comune), fino a Bruno, pronipote di Giovanni Battista e Giulia, che fu l’ultimo amministratore delegato dell’azienda. Attraversata dal comparire di sigle bizzarre e talvolta inquietanti come Ibp, Iri, Sme, Cir e da personaggi pubblici appartenenti alla politica e alla grande finanza, come Romano Prodi, Bettino Craxi e Carlo De Benedetti. La grande fase di sviluppo e di crescita della Buitoni andò avanti ininterrotta sino agli anni ’60 del secolo scorso. Poi, dal 1974 si mettono in evidenza criticità finanziarie ed organizzative. In coincidenza con la nascita del Corriere di Arezzo comincia la fase più controversa e turbolenta del marchio. Negli anni ’80 sotto la guida di Bruno Buitoni inizia la ricerca di un partner, che porta a contatti infruttuosi con le francesi Midy e Suchard. Nel 1984 si profila la cessione a Danone, ma a fronte dell’offerta da parte di Carlo De Benedetti di una cifra superiore del 20%, l’allora Ibp passa sotto il controllo della Cir. Il progetto targato De Benedetti però fallisce e porterà in breve tempo a un nuovo passaggio di mano. Nel 1988 la Buitoni viene quindi acquisita da Nestlé.

Sansepolcro vive gli eventi con apprensione, saluta lo storico stabilimento di via Francini e nello stesso 1988 inaugura la nuova struttura lungo la Senese Aretina. Nel 2008 la multinazionale svizzera decide di affidare a Mediobanca la vendita dello stabilimento, che approda al gruppo italo-svizzero Tmt, oggi Newlat Food Group di proprietà dell’imprenditore Angelo Mastrolia. Altre due date simbolo sono quella del 2018 quando chiude i battenti il centro ricerche di Villa Fatti, sulla collina che sovrasta Sansepolcro, e quella del 2022 quando Nestlé non rinnova a Newlat la concessione del marchio Buitoni, la cui grande scritta viene cancellata dalla sommità del grande stabilimento. Il presente e il futuro si chiamano Delverde. Ma la memoria storica resiste, radicata in una terra che ha dato alla luce la pastina glutinata e le classiche “fette” biscottate circolari e che tramanda ancora, grazie all’impegno del Cral Buitoni, le immagini e i connotati di una storia alimentare e culturale lunga e bellissima.

Si è visto anche di recente del resto. Durante la tre giorni di “Primi dei Primi”, la grande festa della pasta celebrata a Sansepolcro ad inizio maggio, la Buitoni è stata protagonista. Prima nel convegno organizzato a Palazzo delle Laudi impreziosito dagli interventi di prestigiosi relatori che hanno ricordato figure e aneddoti del passato imprenditoriale, poi nella partecipata mostra allestita a Palazzo Alberti dallo stesso Cral. E anche per le vie della città, con lo stupendo esemplare di Fiat Giardiniera d’epoca che sulla carrozzeria portava impresso il logo del celebre marchio. Un filo rosso infinito che lega il Borgo alla sua azienda principe e che niente e nessuno potrà mai sciogliere. 

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