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Arezzo, sempre meno negozi. Chiudono attività storiche, aumentano i locali sfitti. Il commercio rischia di scendere sotto la soglia delle 2mila insegne

01 Ottobre 2024, 12:30

Crisi commercio Arezzo

Valzer saracinesche. I negozi cambiano pelle. Ad Arezzo alcune storiche insegne hanno lasciato spazio a marchi noti di catene. Mutevole è il quadro per le strade e le piazze del centro e dei quartieri cittadini. È una focus in chiaroscuro quello del commercio che resiste ma non decolla. In città il settore del commercio al dettaglio negli ultimi 14 anni ha subito notevoli trasformazioni. Dal confronto dei dati – forniti dalla Camera di Commercio di Arezzo e Siena - tra il quarto trimestre del 2010 e il secondo trimestre del 2024, emerge una generale contrazione nel numero di attività commerciali, con settori specifici che hanno risentito maggiormente di questa tendenza. Dalle 2.169 localizzazioni aziendali si è passati alle attuali 2.004 ed è passeggiando per le strade dello shopping aretino che arriva la conferma di come il commercio ad Arezzo sta attraversando una fase di trasformazione.

La riduzione del numero di negozi fisici è evidente ed è frutto di un cambiamento delle abitudini dei consumatori e della difficoltà di chi fa impresa, di resistere alla crisi. Attualmente uno dei settori più colpiti è senza dubbio quello dell'abbigliamento. Il numero di negozi di abbigliamento è calato significativamente, da 332 nel 2010 a 276 nel 2024, una perdita di oltre il 16%. Anche il settore calzaturiero ha subito un forte ridimensionamento, con una diminuzione di oltre il 32% degli esercizi. Questa crisi del commercio di moda può essere attribuita a vari fattori, tra cui l’aumento dello shopping online e la riduzione del potere d'acquisto dei consumatori, che hanno influito negativamente sui negozi fisici. A ogni chiusura corrisponde comunque una capacità di resistere alla crisi e la volontà di cimentarsi in un'attività nonostante le difficoltà che nascono dal voler fare impresa. Nascono quindi nuove insegne e le vetrine continuano ad accendersi. In Corso Italia la storica insegna di Renato biancheria, un'attività che ha legato il proprio nome alle città per decenni – ha lasciato spazio a una catena commerciale. Le centralissime vetrine presto saranno illuminate dall'insegna Pull and Bear del gruppo Zara. Anche lungo le arterie di accesso alla città ci sono segnali di resistenza e non manca chi ha scelto di avviare un'attività. È di questi giorni l'apertura di un negozio di parrucchiere in via Romana. L'arteria vivacissima, nonostante le difficoltà legate ai lunghi lavori di messa in sicurezza idraulica che costringono a deviare il traffico cambiando le abitudini dei consumatori continua a confermarsi una zona di interesse nella mappa di chi ha voglia di fare impresa. E così chiusa una storica cartolibreria che per decenni ha accompagnato generazioni di aretini verso gli appuntamenti scolastici ecco che al posto di scaffali, cancelleria, zaini e libri ha preso il via un salone di acconciatura grazie alla determinazione di un giovane parrucchiere.  E cambio di gestione in via Vittorio Veneto dove uno storico locale riservato allo svago che ha fatto la storia di giovani ha cambiato gestore finendo per offrire al quartiere di Saione un accogliente locale della ristorazione dove si unisce alla cucina toscana anche quella sarda proponendo una innovativa offerta gastronomica.


Così anche lo scorcio di fine estate regala alcune nuove attività mentre c'è comunque chi soffre. Abbigliamento e calzature restano quindi i settori dove le vendite stanno procedendo con il freno tirato. Anche le condizioni meteo non aiutano a premere sull'acceleratore dei consumi ed ecco che negli ultimi tempi anche in centro storico c'è stato chi ha dovuto abbassare la saracinesca. È successo in via Madonna del Prato, in Corso Italia e in piazza Risorgimento. Una centralissima area dove la mappa si è colorata di rosso con chiusure che indicano segnali di difficoltà. Meno vetrine accese sicuramente rispetto agli ultimi dieci anni ma voglia di non arrendersi anche alla calo del potere di acquisto del consumatore che tra l'altro si è spostato rispetto ad alcuni lustri fa sul web. L'e-commerce infatti rappresenta un ulteriore ostacolo alla crescita dei negozi tradizionali, quelli di vicinato che restano comunque preziosi per la loro capacità di rappresentare un presidio sociale e anche di sicurezza per i cittadini.

A pesare a volte nella capacità di tenere alzate le saracinesche e anche la volontà di cimentarsi in una vita lavorativa tra gli scaffali di un negozio sono anche le difficoltà di affrontare un mercato sempre più dominato dai grandi giganti dell'online.
Erosione quindi dei negozi visibile ma anche capacità di aprire nuovi spazi. Tremano invece le edicole nei centri storici dove all'arretramento degli edicolanti, volti cari per generazioni, non corrisponde generalmente un passaggio di consegne, finendo per abbandonare chioschi diventando simbolo di una tipologia di mestiere che dura fatica ad adattarsi alla società moderna. Nel 2010 le attività al dettaglio di giornali e articoli di cartoleria erano 93: oggi solo 47.

Calano anche le orologerie e articoli di gioielleria, scesi a 56 rispetto ai 69 del 2010. La mappa delle attività vede diminuire anche i negozi di fiori e piante, semi e fertilizzanti scesi a 42 rispetto ai 51 del 2010: due in meno nel 224 rispetto alle 44 attività del 2019. Nonostante le tante difficoltà, alcuni settori hanno mostrato segni di ripresa, indicando che esiste ancora spazio per la crescita, a condizione che vengano adottate politiche adeguate. Un segnale di cambiamento arriva dal settore legato alla vendita di articoli per la casa e bricolage, come ferramenta e materiali da costruzione: il settore mostra una tenuta maggiore rispetto ad altri comparti e nonostante il numero di esercizi sia diminuito dal 2010 al 2019 (da 82 a 66), nel 2024 c'è stata una ripresa con 69 negozi attivi. Potrebbe indicare una maggiore domanda per questi prodotti.

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