Memoria
John Robert McGruther
Jock veniva dall’altra parte del mondo, la Nuova Zelanda, e morì per la Liberazione degli italiani dal giogo nazifascista, il 14 luglio 1944 a Camurcina, sui monti tra Castiglion Fiorentino e Arezzo. Dalla fine della guerra riposa nel cimitero degli inglesi di Assisi.
Si chiamava John Robert McGruther, più semplicemente Jock. Anche a lui si deve un pezzo della nostra libertà. La sua è una di quelle storie di 80 anni fa che possono sembrare impolverate e distanti, invece hanno sempre qualcosa da insegnare. A recuperarla è stato Paolo Brandi, che alla politica e alla narrazione unisce la passione per la storia e la devozione per la lotta di Resistenza. Recuperati documenti, informazioni, immagini, ha lavorato alla realizzazione di una videostoria che sarà presentata il prossimo 12 ottobre a Castiglion Fiorentino, all’auditorium delle Santucce, alle ore 17. Voci recitanti Chiara Statuti ed Enrico Paci. Pochi ma intensi minuti, di grande impatto, per sintetizzare la vita di Jock, durata solo 29 anni.
Era nato il 25 giugno del 1915 a Tamahere in Nuova Zelanda. Figlio di un preside, da piccolo era poi cresciuto tra le palme dell’isola di Mangaia, punto più meridionale dell'arcipelago delle Isole Cook. Nel 1927 entrò nel prestigioso King's College di Auckland: carattere da leader e capitano della squadra di rugby. Amava la letteratura e nel 1934, iniziata l’università, quella sembrava essere la sua strada. Invece no. Nel 1936 il brusco stop agli studi, si era fatta pressante l’esigenza di seguire le sorti della fattoria di famiglia nelle campagne di Puketotara. Una questione di onore, dato che campi, pascoli e villa frutto dei sacrifici dei nonni rischiavano di capitolare per colpa di un fattore disonesto. Ci pensò Jock a riportare la barra dritta. Duro lavoro nei campi e addio letteratura.
Ben presto c’era però da fare i conti con un’altra dura realtà. La guerra. La Germania di Hitler attaccava in tutta Europa e la Gran Bretagna cercava l’aiuto del Commonwealth per contrastare la minaccia nazista. La Nuova Zelanda non fece mancare il suo apporto. Paolo Brandi, nella dettagliata ricerca, ha ripercorso tutte le tappe della vita di Jock: nel 1939 con suo fratello Colin si arruolò volontario. Prima fase, a Narrow Neck, per il corso ufficiali. Poi venne inviato in Egitto dove la cultura di quel Paese lo affascinò: ne raccontò bellezze e misteri alla famiglia attraverso lettere intense e dettagliate. Ottenuta una licenza, ebbe anche modo di visitare Gerusalemme e la Palestina: un toccasana per la sua fede.
Però c’era la guerra. Trasferimento a Creta e primo approccio con i paracadutisti tedeschi, i Fallschirmjäger, che 3 anni dopo avrebbe incontrato a Cassino. Rimasto ferito il 26 maggio del 1941, tornò in Nuova Zelanda a fare l’istruttore militare, come capitano, proprio là dove si era formato, a Narrow Neck. Vi rimase fino alla fine del 1943. E lì avrebbe potuto rimanere ma non era il tipo da sottrarsi alle sfide vere, quindi chiese di tornare al fronte: fu accontentato e venne spedito in Italia. Dove la terra bruciava.
Gennaio 1944, Jock è maggiore al 24° battaglione e subito affronta il fuoco di Monte Cassino dove negli aspri combattimenti i neozelandesi subirono durissime perdite. A maggio è a Roccasecca, nella Valle del Liri, il giorno dopo con i Kiwis, come venivano soprannominati i neozelandesi, avanza verso Sora dove occupa il castello.
Luglio, i neozelandesi ripartono con un nuovo compito: stanare i tedeschi dalle colline a sud di Arezzo. Castiglion Fiorentino, liberata dagli Alleati il 4 luglio, è la base.
Paolo Brandi racconta così le fasi cruciali di quei giorni che portarono alla liberazione di Arezzo il 16 luglio: “Dopo un intenso bombardamento aereo e di artiglieria, i Kiwis attaccarono. Avanzando verso il Monte Camurcina, a metà strada tra Lignano e Cavadenti, il maggiore McGruther stabilì il suo comando in una casa vicino alla vetta del monte. La mattina del 14 luglio il comando venne investito da una pioggia di colpi di mortaio. Jock fu gravemente ferito e poco dopo morì, aveva 29 anni. Il fato volle che suo fratello Colin si trovasse quel giorno nella collina di fronte. Fu lui a seppellirlo in una tomba temporanea e poi a traslarlo nel cimitero di guerra inglese di Assisi”.
Un tocco di tenerezza in questa storia viene dal legame di Jock con una donna, Peg Sandoe, che prestava servizio nel Corpo ausiliario dell'esercito neozelandese (WAAC). “Quando Jock ripartì per il fronte gli promise che si sarebbero rivisti” racconta Brandi “Jock non è più tornato dalle colline che sovrastano la Valdichiana ma Peg non lo ha dimenticato. Dal 1945, ogni anno, nella data della sua morte, ha fatto stampare sul giornale, un necrologio per il suo Jock”.
Al termine del suo lavoro di ricostruzione e sintesi, Brandi conclude: “Non so se John Robert McGruther fosse un eroe, di sicuro era un uomo d’onore, con un forte attaccamento al dovere. Un uomo che rinunciò alla carriera accademica per difendere la proprietà di famiglia e la dignità del suo nome. Un uomo che avrebbe potuto restare al sicuro e invece scelse di tornare nell’inferno della guerra”.
E aggiunge: “È morto in una calda mattina d’estate in un paese che è agli antipodi della sua terra, sulla cima di una collina come tante. È morto tra le macerie di una vecchia casa di contadini quando invece avrebbe potuto starsene tranquillo ad osservare il tramonto dalla veranda della sua fattoria. Con lui, in quei giorni, morirono in molti: neozelandesi, inglesi, indiani, tedeschi e italiani. John Robert McGruther rappresenta tutti loro e credo che sarebbe bello, giusto e degno che il nostro paese gli dedicasse, a 80 anni dalla morte, un riconoscimento per onorare con lui tutti coloro che hanno sacrificato la vita in quel tremendo conflitto”. La proposta di Brandi all’amministrazione comunale di Castiglion Fiorentino è di attribuire la cittadinanza onoraria alla memoria al Maggiore John Robert McGruther.
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