Duplice femminicidio
Jawad, Sara e Brunetta
Cancellare l’ergastolo. E’ quello in cui spera domani, mercoledì 23 ottobre 2024 a Firenze in corte d’assise d’appello, il magrebino autore del duplice femminicidio di via Varchi ad Arezzo: il 13 aprile 2023 uccise a coltellate davanti ai propri figli la compagna Sara, 35 anni, dalla quale stava separandosi, e la madre di lei Brunetta, 76 anni. Una delle pagine di cronaca nera più pesanti della storia aretina: accadde nell’abitazione a due passi da Porta San Lorentino dove viveva la famiglia.
La coppia si era conosciuta nei locali dove lavoravano, alti e bassi, lei voleva lasciarlo, c’erano tensioni e la suocera ultimamente stava appunto lì come appoggio e protezione. Morirono tutte e due in un lago di sangue, trafitte dai fendenti sferrati con un coltello da cucina. Poi Jawad Hicham, oggi 40enne, scese in strada e chiamò la polizia. Il figlio 17enne si trovò alle prese con i due corpi martoriati di mamma e nonna e aveva già chiamato i soccorsi. La sorellina piccola era sul lettone accanto alla madre, Sara Ruschi, che spirò in ospedale, mentre Brunetta Ridolfi morì all’istante.
L’omicida venne arrestato. Il processo celebrato in corte d’assise ad Arezzo si è concluso il 2 dicembre 2023 con la condanna all’ergastolo. Ma la difesa di Jawad ha impugnato la sentenza individuando almeno un paio di punti sui quali chiedere che il processo venga rivisto e il verdetto corretto. L’avvocato Maria Fiorella Bennati sostiene che in base a certi comportamenti di Jawad, alle visite e alle cure prescritte, doveva essere disposta una perizia psichiatrica che invece la corte aretina ha ritenuto di non disporre. Ci sarà dunque la riproposizione di questa istanza.
E poi, la difesa obietta che all’omicida non si poteva contestare l’aggravante dell’aver ucciso una persona equiparabile alla moglie (non erano sposati) anche se madre dei suoi figli. Questo perché, sostiene la difesa, la relazione si era di fatto esaurita: lui quella sera era ancora nell’abitazione perché gli era consentito come favore in attesa di trovarsi un altro luogo dove abitare. E per questo occupava una stanza diversa da quella di Sara.
Far cadere l’aggravante del rapporto di convivenza (nonostante i 19 anni di vita insieme e i due figli) significherebbe riaprire il processo con un reato diverso che consente anche il rito abbreviato e quindi scongiura l’ergastolo. Stesso risultato qualora venisse riscontrata una patologia, un vizio di mente anche parziale.
La notte del duplice omicidio i due si scambiavano messaggi da due stanze diverse. Anche piuttosto vivaci. Lui faceva la vittima, quello lasciato, lei lo invitava ad assumersi le sue responsabilità, a fare comunque il padre dei figli, poi il colloquio si accese e anche lei fu ficcante. Improvvisamente Jawad prese il coltello e fece fuori le due donne. Il figlio più grande è diventato maggiorenne, la piccola, 3 anni, viene cresciuta da una famiglia che l’ha avuta in affidamento.
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