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Il Corriere

Antonella Lunetti: "I miei dodici anni ad Arezzo. Lavoro e grandi emozioni, la vita di redazione come un dono"

Antonella Lunetti

18 Febbraio 2025, 07:03

Antonella Lunetti

Antonella Lunetti per 12 anni caposervizio del Corriere di Arezzo

Ad Arezzo sono arrivata dopo una “palestra” di due anni e mezzo come caposervizio alla redazione del Corriere di Rieti. Se quella era stata la prima esperienza che aveva portato la mia professione di redattore a svilupparsi in qualcosa di più, Arezzo si prospettava come l'opportunità per mettere a terra dei veri e propri progetti con una grande occasione di crescita personale e ovviamente della edizione toscana del nostro quotidiano.

Arrivai in una redazione (allora in via Petrarca) e in una città completamente nuova. “Vedrai ti troverai bene, lì c'è molta cronaca”, mi disse Anna Mossuto, il direttore di allora, che in me aveva già creduto affidandomi l'incarico nel Lazio, per poi propormi un ulteriore salto di qualità. Ripagai la sua fiducia accettando con grande entusiasmo un incarico che mi lanciava anche in un territorio, appunto, per me completamente nuovo. Sapevo che avrei trovato dei colleghi molto capaci, dei grandi professionisti, e questa fu la prima conferma. Ci ritrovammo insieme a costruire un percorso che dopo qualche mese coincise anche con il passaggio di proprietà del nostro giornale. Un cambiamento che ci trovò compatti anche nell'affrontare le sfide che il nuovo editore ci metteva davanti. Ricordo ancora il nostro primo confronto tra colleghi dopo una riunione nella sede centrale di Perugia. Non vi nascondo che non ci fu bisogno di dire molto, ci bastò invece guardarci negli occhi e iniziare a remare tutti insieme nella stessa direzione per rispondere a una sfida. Tutti insieme, sì, giusto rimarcarlo due volte, perché questa sicuramente è stata la prima grande vittoria. Quella che poi ci ha aperto a mesi e mesi in cui i risultati del nostro impegno portavano evidenti riscontri. Iniziavamo a proporre qualcosa in più nelle nostre pagine. Un'attenzione meticolosa agli eventi, siano stati culturali, sportivi, di intrattenimento, economici e in ambito sociale. Abbiamo iniziato ad ascoltare ancora di più il territorio e a capire come rispondere a un'esigenza che non si fermava all'informazione ma chiedeva di creare un legame identitario e sinergico con le pagine del nostro giornale. Sono stati gli anni in cui abbiamo costruito da zero, con le nostre idee, i nostri contatti con il territorio e con tutte le realtà che lo caratterizzano - e anche grazie alla creatività di persone che hanno voluto collaborare con noi - tutta una serie di occasioni per fidelizzare i nostri lettori, riuscendo a raggiungere risultati straordinari in termini di copie vendute, con picchi anche del più 30%. Vorrei solo citare alcune iniziative, come i gadget per la Giostra del Saracino, la medaglietta per la Festa della Mamma, il volume sulla Storia di Arezzo raccontato da esperti del territorio, le sciarpe per la vittoria del campionato dell'Arezzo e la promozione in serie C, ed ancora i cappellini per il passaggio della Tirreno-Adriatico, le stampe e le medaglie per la Madonna del Conforto, il cuore d'oro regalato a Natale, le stampe di artisti del calibro di Alessandro Marrone e Marga Romani Pasquini. Tutte iniziative rese possibili anche grazie al sostegno di aziende locali, che hanno sposato in pieno le nostre idee e creduto nei progetti che costruivamo per essere sempre più vicini alla gente. Abbiamo lanciato iniziative con pagine di “speciali” dedicate ai tanti eventi del territorio, da quelli organizzati dalle associazioni sportive a quelli delle associazioni di categoria. Opportunità per informare, ma anche per dare risalto all'impegno delle tante persone del nostro territorio. Pagine e pagine, con cambi improvvisi di “timone”, per la “gioia” della nostra storica segretaria di redazione, Assunta Del Sero, e dei nostri infaticabili poligrafici! E' da questa attenzione particolare al dettaglio della vita aretina che è nata quella importante fidelizzazione del nostro quotidiano con tutto il territorio provinciale di Arezzo. Non per ultima la nascita in quegli anni dell'iniziativa L'aretino dell'anno, che ancora oggi viene portata avanti e vissuta come un appuntamento atteso, e ambito, in tutta la città. Anni, insomma, di grande radicamento sul territorio. Purtroppo come tutte la realtà abbiamo pagato gli effetti della pandemia, che nel nostro caso hanno portato anche alla dolorosa chiusura - per fortuna temporanea - delle redazioni periferiche dei quotidiani del Gruppo. Ci ritrovammo così a lavorare prima da casa in smart working e poi dalla sede centrale di Perugia. Lasciatemi raccontare un pensiero molto riservato, che forse non ho mai detto nemmeno ai diretti interessati. Ma non avrò mai le parole sufficienti per ringraziare i miei colleghi del grande impegno che hanno messo per portare avanti lo stesso tipo di lavoro con la stessa grande qualità di sempre, pur dovendo sostenere un viaggio estenuante di andata e ritorno dalla loro città alla sede centrale del Corriere, tutti i giorni, in estate e in inverno, senza mai una parola che facesse trapelare quel grande sacrificio. Sono stati anni molto difficili, ma anche quelli ci hanno insegnato a crescere e ad essere una grande squadra, e forse anche qualcosa di più. Grazie poi alla lungimiranza del nostro attuale editore Francesco Polidori tutte le nostre edizioni del Corriere hanno riavuto la loro sede fisica nella città di riferimento e la loro rafforzata identità.

Quest'anno il Corriere di Arezzo celebra i quaranta anni. Ricordo il grande lavoro fatto in occasione del trentennale. Ero ad Arezzo già da qualche anno e organizzammo per l'occasione una serie di iniziative andate avanti per diversi mesi. Ricordo in particolare la pubblicazione delle prime pagine dei quotidiani dal 1985 al 2015 e una bellissima medaglia dedicata ad Arezzo che regalammo con il nostro quotidiano, realizzata dall'azienda Unoaerre. Ho guidato la redazione di Arezzo dal 2011 al 2023, quasi 13 anni, indimenticabili, nel corso dei quali ai colleghi “zoccolo duro” della redazione di Arezzo - Marco Antonucci, Francesca Muzzi e Luca Serafini - si sono alternati tanti altri, e tutti in qualche modo hanno portato un valore aggiunto alla nostra realtà. Una grande “squadra”, alla quale nei miei ultimi anni ad Arezzo si è unita Giovanna Belardi. Una collega umbra, che come me si è innamorata perdutamente di questa città.

Ma il giornale è fatto da una squadra che va al di là delle mura della redazione e io in quegli anni ho potuto contare in tantissimi collaboratori storici e anche in alcune “meteore” che hanno avuto un ruolo fondamentale nella vita di questo quotidiano. Elencarli tutti è impossibile, ma non posso fare a meno di citare Alessandro Bindi e Sara Polvani, Sonia Fardelli e Romano Salvi per la città, ed ancora per le vallate del Valdarno, della Valdichiana, della Valtiberina e del Casentino Michele Bossini e Fulvio Bernacchioni, Lilly Magi e Piero Rossi, Davide Gambacci e Francesco Del Teglia, Gianni Verdi e alcuni storici corrispondenti che ci hanno lasciato ma che porterò per sempre nel cuore. E poi la numerosissima squadra di collaboratori dello sport, una vera e infinita miniera. Voglio ringraziarli tutti, perché hanno sempre gettato il cuore oltre l'ostacolo, “occupando” a volte quasi con una sanissima e goliardica gelosia e competizione i loro spazi nelle nostre pagine locali. Colleghi e volti che ci hanno permesso di essere ovunque, che hanno allungato il nostro sguardo fin all'angolo più lontano di ogni territorio. E colleghi che nella città, oggi come da sempre, hanno rappresentato colonne portanti di ogni giornata partita dal nulla, per arrivare a sera con un bagaglio di informazione, cronaca e racconti che ci hanno reso parte attiva di questa società.

Ci sono poi sicuramente da menzionare alcuni aspetti di quello che è stato il prodotto più ordinario che in questi anni abbiamo portato in edicola. Il nostro giornale ha seguito i grandi cambiamenti - solo per citarne due, il crac di Banca Etruria e il ritorno del centrodestra al governo della città - e poi eventi storici, come la visita di Papa Benedetto XVI e ovviamente il Covid. Abbiamo vissuto l'anno del nubifragio, la nascita delle Fondazioni, la vendita delle fiere orafe, la rinascita della Fortezza… Potrei raccontarvi poi aspetti molto più intimi della vita di redazione. Quelli che vanno al di là dell'organizzazione di un giornale. Quasi 13 anni sono una parte importante di vita. Quelli fatti di fiducia, rispetto, sostegno, aiuto reciproco, condivisione, tenacia. Anni fatti di sorrisi e a volte anche di confronti e scontri. Anni fatti dei nostri “mantra” per divertirci e caricarci nelle ore di sprint in redazione ... Una “vita di redazione” che è impossibile semplificare, ma che in fondo posso racchiudere in una sola e piccolissima parola: un dono. A tutti coloro che mi hanno affiancato in quegli anni sono grata. Perché il Corriere che oggi leggo e seguo dalla mia città di origine in Umbria è quello che ho visto crescere, grazie a tutti loro.

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