L'esperienza
Antonio Mosca
Se penso al Corriere di Arezzo ed alla mia esperienza, umana e professionale, in quella redazione, la prima data che mi viene in mente è l'11 settembre del 2001. Il giorno dell'attentato alle Torri Gemelle di New York ero di turno ad Arezzo. La notizia arrivò dalla tivù che era in redazione e subito si scatenò lo scompiglio. Un attentato del genere non era mai accaduto, sembrava inimmaginabile. Di lì a poco mi ritrovai in giro per la città a raccogliere le reazioni a caldo della gente, un testinaggio, come si dice in gergo, perché quella strage all'apparenza così lontana, in realtà era percepita, ad Arezzo come un po' in tutta Italia, come qualcosa che ci toccava da vicino e che avrebbe inciso profondamente sull'evoluzione della storia.
Arezzo per me è stata anche Cecco, il nome dello storico albergo-ristorante di Corso Italia, consigliato da un collega, dove spesso mi fermavo a cenare ed a dormire, in particolare quando ero assegnato ai turni serali. E sì, perché il Corriere di Arezzo già allora era una redazione centrale a tutti gli effetti, con un'organizzazione ed un'autonomia neppure comparabili a quelle che avevo trovato al Corriere di Rieti, altro quotidiano del gruppo che proprio allora muoveva i primi passi e dove avevo svolto il praticantato dopo anni in redazione a Terni da collaboratore.
Ad Arezzo c'erano le riunioni di redazione, coordinate dall'allora caposervizio Federico Sciurpa, la mattina, dopo pranzo e per la prima pagina. Il giornale era pensato. Nulla era lasciato al caso. Non avevo mai visto una redazione così bene organizzata in ogni minimo dettaglio. La mattina si facevano i confronti con i concorrenti locali per verificare eventuali “buchi”, più dati che presi, e si leggevano anche i quotidiani nazionali per valutare eventuali spunti da approfondire in chiave locale.
Da quelle riunioni quotidiane con Federico Sciurpa ho imparato molto. Tra l'altro fu proprio lui a darmi fiducia e, per la prima volta, mi fece “passare” anche le pagine di sport la domenica. Un'altra esperienza che poi mi è tornata molto utile anche successivamente ed in altre redazioni. Per il resto, in quegli anni, mi sono occupato molto delle pagine dei comprensori, imparando a memoria i cellulari dei corrispondenti così come i nomi dei paesi e delle città con cui in alcuni casi, prima di allora, non avevo mai avuto nulla a che fare. Conoscevo, invece, San Giovanni Valdarno che era stato il paese natale della mia bisnonna materna, Emma. Lei ed i suoi familiari si erano trasferiti a Terni ai tempi della nascita delle Acciaierie, ma il legame con la Toscana non si era mai interrotto e i suoi racconti sono rimasti nel lessico e nelle memorie della mia famiglia.
Arezzo mi ricorda anche i giardini con il monumento a Guido d'Arezzo dove passavo sempre nel percorso a piedi tra la stazione e la redazione. Il treno, in quegli anni, è stato il mio più fedele compagno di viaggio. Mia figlia Federica non aveva ancora due anni mentre Maria Chiara, la secondogenita, non era ancora nata. E così spesso, per stare vicino a Federica, partivo la mattina da Terni e rientravo la notte da Arezzo. Di tanto in tanto le riportavo un regalo acquistato nel negozio di giocattoli che si trovava proprio di fronte a Cecco. E una notte, proprio mentre ero in quell'albergo, fui svegliato da una scossa di terremoto. Ricordo ancora le stazioni, le corse per i cambi e le coincidenze e gli inevitabili ritardi. Di Arezzo ricordo anche la bellezza del centro storico e del suo mercatino di Natale con gli immancabili brigidini.
Arezzo e il suo Corriere, che oggi festeggia 40 anni portati alla grande, per me sono stati un mix di sensazioni e ricordi positivi. Non lo dico con gli occhiali della nostalgia per il tempo che fugge, ma perché quell'esperienza, per certi versi faticosa a causa della distanza dalla mia città, è stata per me utile, formativa e importante. Ho avuto l'opportunità, per alcuni mesi, di stare a contatto con una squadra di professionisti affiatati e preparati, con collaboratori appassionati e puntuali, con lettori attenti e consapevoli. Ho avuto da imparare e spero di aver lasciato anche io qualcosa di buono. Il Corriere di Arezzo oggi è un giornale autorevole, credibile e profondamente radicato nel territorio e auguro ai colleghi tutti i successi che meritano e che hanno costruito giorno dopo giorno.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy