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Arezzo

La guerra dei dazi e il sistema economico aretino leader nell'export: così il distretto dell'oro vive la minaccia

Luca Serafini

18 Marzo 2025, 23:49

La guerra dei dazi e il sistema economico aretino leader nell'export: così il distretto orafo vive la minaccia

Oro e dazi

La guerra dei dazi tiene in apprensione Arezzo capitale dell'export. Ma non più di tanto. Nella provincia dove per ogni 100 euro di prodotto interno lordo si generano 141,2 euro con le esportazioni - record nazionale, media italiana 31,1 - gli annunci di Trump vengono vissuti con equilibrata preoccupazione. Il “sistema Arezzo” nel 2024 ha esportato qualcosa come 15,6 miliardi (+70% sul 2019 pre Covid) e ormai da tempo nei preziosi si misura con un dazio Usa intorno al 5 per cento.

Le sparate del presidente americano ad oggi sembrano più strumentali che altro. Gli orafi aretini sono abituati a contrastare le avversità con la stessa naturalezza con cui modellano gioielli unici: già il fatto di misurarsi con tensioni geopolitiche ricorrenti e con la vertiginosa altalena del valore del metallo (andato sopra i 90 euro, ieri a 88,5 euro il grammo) rappresenta un handicap attuale forte. Che non ha impedito la straordinaria performance nelle vendite di preziosi nel mondo (da 3,5 a 7,7 miliardi, + 120%) in virtù del boom della Turchia (+ 523%, grazie alla bolla speculativa agganciata a dinamiche fiscali) e del canale commerciale proprio verso gli Usa (un miliardo nel 2024, +6,5%).

E la spada di Damocle dei dazi brandita da Trump, possibile non tolga il sonno agli imprenditori dei preziosi? Nel distretto prevale la cautela, senza alcun allarmismo.

Del domani non c'è certezza, si sa, ma per gli imprenditori orafi, sottolinea Luca Benvenuti, amministratore delegato del gruppo Chimet/Unoaerre, “la regola è proprio l'incertezza”.

Casomai, rileva Benvenuti “il tratto distintivo di questa fase è la confusione che rende difficili le pianificazioni”. Le difficoltà sono già attuali e ben rappresentate, ma anche fronteggiate: “l'oro a quasi 3.000 dollari l'oncia, l'instabilità e i conflitti internazionali”.

La linea Usa non è chiara e ingarbuglia tutto. “Si tratta di strategia negoziale” riprende Benvenuti “non di lungo periodo”. L'obiettivo dell'eventuale innalzamento dei dazi, del resto, non sembra finalizzato a difendere la manifattura dell'oreficeria Usa, che non è mai stata particolarmente forte come quella europea. Agitare lo spauracchio dei dazi pare insomma una manovra, dunque, strumentale e non legata al business.

Realismo e concretezza anche nelle parole di Luca Parrini, presidente della Consulta dei produttori orafi della provincia di Arezzo. “I clienti sono messi a dura prova dall'impressionante saliscendi dell'oro e dalle situazioni negative della geopolitica, mentre sul fronte dei dazi assistiamo ad annunci, ma la situazione è ad oggi immutata. Certo, un dazio portato al 20 per cento creerebbe difficoltà, soprattutto a chi si rivolge ad una clientela di target basso, mentre per chi vende a compratori con budget di spesa maggiori, di target alto, la variazione sarebbe lieve, come avvenuto per il Covid”.

Il super dazio minacciato dagli Usa un po' di timore lo genera: “Qualora venisse adottato” prosegue Parrini “sarebbe come alimentare una concorrenza sleale contro di noi, come se non bastassero i costi energetici alti e della manodopera, che pure sosteniamo e difendiamo, perché è la nostra risorsa e forza, sta alla base della riconoscibilità dei nostri prodotti frutto di capacità, gusto, tecnica.”

Milleduecento marchi, ottomila dipendenti, il distretto aretino lavora, crea, trascina l'economia del territorio, area entrata nella top ten nazionale. Giordana Giordini, presidente sezione oreficeria e gioielleria Confindustria, invita a “non fasciarsi la testa prima di averla rotta” e afferma: “Non c'è niente di stabilito, forse nulla accadrà, di certo c'è che da tempo conviviamo con i dazi del 5 per cento che anni fa quando al Mise c'era Calenda, sembrava dovessero sparire, invece sono rimasti. Ci siamo abituati. Li abbiamo assorbiti nel corso degli anni e se negli Usa abbiamo esportato per un miliardo significa che abbiamo lavorato bene. Le dichiarazioni di Trump creano instabilità, nemica del nostro lavoro, a discapito della programmazione. Ma il made in Italy, con le sue caratteristiche uniche di heritage, ricerca, design, sarà sempre richiesto anche se più caro”.

Intanto nel calendario degli orafi si avvicina l'appuntamento di Oroarezzo, dall'8 al 13 maggio ad Arezzo Fiere e Congressi. I clienti americani ci saranno, ma non tantissimi per la vicinanza temporale con l'evento fieristico di Las Vegas.

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