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Arezzo

Dazi, Luca Meacci imprenditore del food a New York: "Non rinuncio ai prodotti italiani, punto sempre sulla qualità"

Luca Serafini

06 Aprile 2025, 07:44

Luca Meacci

Luca Meacci

Un aretino dall’altra parte dell’oceano e dei dazi. E’ Luca Meacci, imprenditore del food ormai radicato da tempo nella Grande Mela con attività della ristorazione che esportano il gusto tricolore del Bel Paese: Casa Toscana. Prodotto di punta: la schiacciata farcita con i sapori della nostra tradizione. Lo abbiamo chiamato per tastare il polso della situazione alla luce dell’inasprimento dei tributi sulle merci provenienti dall’Europa, quindi anche dall’Italia, voluto dal presidente Trump.

- Meacci, da quanti anni si è trasferito a New York? Come è articolata oggi la sua attività imprenditoriale?

Vivo a NYC da 21 anni. Casa Toscana è aperta da 9 anni e dopo aver passato il periodo di crisi derivato dalla pandemia, ci siamo finalmente ripresi, sperando di non rivivere quei momenti. Adesso abbiamo 3 punti vendita fissi. Uno a Midtown sulla 52nd street, uno a Downtown sulla 14th street ed uno dentro a Macy's. Poi durante il periodo invernale (da fine ottobre a inizio gennaio) facciamo i mercatini di Natale, prevalentemente a Bryant Park, ma anche a Union Square, Times Square e Central Park.

- I dazi introdotti da Trump che conseguenze hanno per lei, che utilizza materie prime e prodotti italiani? Dovrà misurarsi con costi diversi e applicare prezzi nuovi?

Di certo sarà una situazione nuova, perché noi non possiamo rinunciare ai nostri prodotti. Continueremo ad acquistare solo ed unicamente prodotti italiani, perché non possiamo abbassare la qualità dei prodotti e di certo nel mio caso vendendo come articolo principale le schiacciate, non posso nemmeno alzare i prezzi più di tanto.

- Quanto costa, per avere un’idea, una schiacciata?

Il prezzo medio della nostra schiacciata è di 14 dollari. Il nostro motto è "Eat Tuscan Live Longer" che sta a dire che se mangi sano riesci ad ottenere i benefici della nostra dieta in tantissimi aspetti, senza dimenticare la longevità.

- Quali prodotti italiani importa per i locali? Le altre vostre eccellenze quali sono?

Olio. Tutti i formaggi ed affettati sono italiani, durante l'inverno importiamo anche la cioccolata calda. Siamo gli unici nei mercatini di Natale a New York ad offrire la cioccolata calda esattamente come se fosse venduta alla Città del Natale di Arezzo.

- In giro nella comunità italiana e tra chi come lei fa impresa, cosa si percepisce?

Qui a New York, viviamo una realtà che non rispecchia al 100% quella del resto della nazione. I newyorchesi spendono molto e non rinunceranno mai al Made in Italy, anche se devono pagarlo di più. Nel resto del Paese la situazione è più complicata, visto che l'economia non è forte allo stesso modo, la gente è più parsimoniosa, e un rialzo dei costi farebbe sicuramente prediligere l'acquisto di un prodotto di minor costo a discapito della qualità. Due giorni fa la Borsa ha chiuso le peggiori 48 ore consecutive dai tempi della pandemia. Si teme che i dazi rallentino la crescita, aumentando di conseguenza l'inflazione. Anche perché "Wall Street" per gli Americani è importante come poche altre cose, quindi potete immaginare in che stato sono adesso tutti i cittadini americani.

- C’è preoccupazione?

Ci sono tante cose da prendere in considerazione, la prima è che nei primi tre mesi è mezzo dell'anno il turismo è calato bruscamente, è vero che tradizionalmente non è il periodo in cui si vede il picco dei flussi turistici, ma è un dato di fatto e sinceramente non mi fa passare notti tranquille vista la natura della mia attività.

- Quindi come vive questa fase di incertezza? Quanti dipendenti avete, teme ripercussioni occupazionali?

E' una bella domanda, in 21 anni non mi sono mai trovato di fronte a questa situazione, chiaramente cercherò di assorbire per quanto posso l'aumento del prodotto, la rimanenza dovrò per forza aggiungerla al costo finale della schiacciata. Abbiamo in questo momento 10 dipendenti. No, non temo ripercussioni occupazionali. Da adesso fino a gennaio è un momento dove si lavora bene a New York e spero non sia differente dagli altri anni.

- Lei ha fatto una scommessa sugli Usa molto giovane, che è riuscita alla grande, grazie alle sue capacità: ora sulla soglia dei 43 anni ha un’attività importante, ha messo su una bella famiglia, due figli, è ormai stabile a NYC. E l’Italia?

Sì, ormai il mio presente e futuro professionale è qui. Ma l'Italia, e direi Arezzo in primis, è un pensiero fisso avendo lì tutta la mia famiglia e gli amici. Avere 2 figli è un motivo in più per tornare a casa più frequentemente perché voglio che si sentano Italiani e che come mia moglie si innamorino di Arezzo. Per me non esiste posto più bello, ma vi assicuro che tanti americani la pensano come me.

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