Arezzo
Una vita tra potere, misteri e ombre. Ma anche di industria, affari e poesia. Licio Gelli, figura controversa del dopoguerra, ha intrecciato la sua esistenza con la città di Arezzo per oltre mezzo secolo. Da manager a protagonista di scandali politici e giudiziari, con villa Wanda simbolo di un’esistenza da film tra riunioni segrete, vasi da fiori con lingotti nascosti, ricchi arredi. Più volte lo Stato ha cercato di requisirla, senza riuscirci. Si attende l’ultimo pronunciamento dei tribunali. Dalla A alla Z, una sintesi dei fiumi di inchiostro versati nei 40 anni di storia dal Corriere di Arezzo su Licio Gelli.
A come Arezzo. E' il 1968 quando nella città di Petrarca e Guido Monaco viene ad abitare Licio Gelli. Fascista ma anche amico degli americani, nato a Pistoia il 21 aprile 1919 Gelli è un abile e ammanicatissimo uomo d'affari. In pieno boom economico lo chiamano i fratelli Lebole, imprenditori dell'abbigliamento. Lui proviene dall'esperienza Permaflex. Mario Lebole gli cede per 12 milioni Villa Wanda sul colle di Santa Maria.
B come Burattinaio. I fili che Licio Gelli muove dalla maestosa villa manovrano pezzi d'Italia e anche di mondo. Fino in Argentina, Uruguay e oltre. Potere della P2, la loggia segreta che gli viene affidata. Penetra in ogni ambiente, dalle banche ai servizi segreti, dal governo al Vaticano. Tanti affiliati di peso. Un giorno del 1980 il giornalista Maurizio Costanzo - pure lui tra gli iscritti - viene ad Arezzo e intervista Gelli per il Corriere della Sera. Alla domanda su cosa rispondeva da piccolo a chi gli chiedeva cosa voleva fare da grande, Licio dice: “Il burattinaio”.
C come commendatore. Veniva chiamato così e il titolo (poi ritirato) gli fu conferito nel 1965 dal presidente della repubblica Giuseppe Saragat, dopo aver realizzato a Frosinone lo stabilimento dei materassi grazie al fiuto imprenditoriale e agli aiuti della Cassa per il Mezzogiorno. Personaggio emergente, ben introdotto, Gelli era vicino ad Andreotti e ai big del momento. Saragat venne pure a caccia ad Arezzo.
D come discendenti.
Quattro figli, avuti dalla moglie Wanda Vannacci. Raffaello, il primogenito, che porta il nome del fratello morto nella guerra di Spagna; Maria Rosa; Maria Grazia, morta a 32 anni in un incidente stradale nel 1988, e Maurizio. Nipoti, discendenza. Dai figli gioie, dolori, dispiaceri. Anche incomprensioni e guai condivisi con fisco e giustizia.
E come eversione. Salgono in villa negli anni ‘70 giovanotti poi implicati in vicende dell'eversione di estrema destra. Si parla di compensi dati da Licio ai ‘neri' aretini attivi nella strategia della tensione. Vicende oscure. Per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, arriverà una condanna per depistaggio e pesanti accuse nell’ultima inchiesta.
F come fuga. 21 aprile 1998, diventa definitiva la condanna a 12 anni per il crac del Banco Ambrosiano. Vanno ad arrestarlo a Villa Wanda ma non lo trovano. Uscito la sera prima per cena all'Acquamatta di Capolona (compleanno con i familiari) è sparito: destinazione la Francia. Non è la prima volta che fa dribbling così. La fuga con il nome di Mario Bruschi, dura 4 mesi con Gelli assistito dai familiari, poi processati per questo. A Cannes l'arresto, poi la detenzione domiciliare.
G come Giole. Acronimo di “Giovane Lebole”, azienda che nasce sulla scia del colosso Lebole, la Giole di Castiglion Fibocchi si inserisce nello stesso settore delle confezioni. Al suo interno il 17 marzo 1981 salteranno fuori nell'ufficio del Venerabile manager gli elenchi della loggia massonica coperta Propaganda 2, P2.
H come silenzio.
Segreto, discrezione, riservatezza. Il silenzio per Gelli era d'oro. Nelle stanze ovattate di villa Wanda i big della politica, delle banche, dei servizi segreti, dell'esercito, della finanza, si sono seduti sul grande divano nel salone. Tra arredi top, quadri, mobili antichi, mazzi di fiori sempre freschi, colloqui top secret. Incontri che hanno inciso sulla storia del Paese.
I come imprenditori. Molte imprese hanno goduto del suo aiuto, anche nel territorio. Amicizia e supporto. Uno che non ha fatto mistero della stima per il Venerabile è Piero Mancini, passato dagli altari alla polvere (ex Ciet e Mbf) sempre a testa alta. Tra quelli che, morto Gelli, si sono recati alla camera ardente a rendergli omaggio.
L come lingotti. Nascosti nelle fioriere del parco della villa. Il 12 settembre 1998 gli uomini della Questura di Arezzo andarono a colpo sicuro: in una valigetta di Gelli era stata trovata la mappa. Macché cassaforte, il tesoro (forse della ex Jugoslavia) era tra begonie e gerani. Oro per 127 kg poi andato all'asta.
M come morte. Gelli muore il 15 dicembre 2015 ad Arezzo. Camera ardente alla Misericordia, spilla con il fascio littorio al petto fino alla fine. “La morte non esiste, se ci sono io non c'è lei e quando ci sarà lei non ci sarò io” diceva Gelli.
N come Nobel. Non solo trame e intrighi, anche poesia. Nello studio di villa Wanda, davanti a un finestrone, con la macchina da scrivere, Gelli ha riempito fogli con poesie e poemi. Fu perfino candidato al Nobel per la letteratura.
O come omaggio. Prima di morire ha donato la sua sterminata collezione di documenti storici, carte e oggetti, compresi i “ferri del mestiere” massonici con cui iniziava i piduisti (guanti, grembiule, cazzuola ecc.). Tutto in omaggio non ad Arezzo, ma a Pistoia.
P come P2. “Un centro che accoglie e riunisce solo elementi dotati di intelligenza, di alto livello di cultura, di saggezza e soprattutto, di generosità, che hanno un indirizzo mentale e morale che li spinge a operare per il bene dell'umanità con lo scopo, che può sembrare utopistico, di migliorarla”. Obiettivo: governare senza essere al governo.
Q come quadri. Nella villa, un patrimonio d'arte. Mistero sulla terracotta di scuola Della Robbia stimata un miliardo di lire da Sotheby's. Dov’è finita?
R come rinascita. Il testo del Piano di rinascita fu trovato nel doppiofondo di una valigetta, nel 1982, alla figlia Maria Grazia. Cuore del programma della P2 prevedeva una svolta autoritaria con gli apparati democratici assorbiti in un nuovo schema e l'informazione adeguata allo scopo.
S come “servitù”. Un team fedele viveva e operava a fianco del Venerabile. C'era l'uomo di fatica che curava il giardino e mille altre cose, autentico factotum, la cuoca e la archivista. Un piccolo mondo protetto da alte siepi e un massiccio cancello. A rendere leggera l'atmosfera, l'adorabile merlo parlante.
T come come testamento. L'ultimo e definitivo, non si sa cosa contenesse. Celebre invece quello trovato in tasca, otto fogli manoscritti, nel 1998 al momento dell'arresto a Cannes. Un patrimonio stimato dalla Finanza in 192 miliardi di lire (95 milioni di euro), che fece scattare accertamenti fiscali. Altra cosa il testamento ideale e progettuale.
U come Usa. Legatissimo agli americani, da sempre negli Stati Uniti c’è chi vagheggia un film kolossal su Gelli. Finora solo chiacchiere, neanche un ciak.
V come Vasile. Gabriela Vasile, la donna che ha accompagnato il Venerabile nella sua vecchiaia e nel suo declino. Nata in Romania, sposata in seconde nozze il 2 agosto 2006. E' proprietaria della villa in società col nipote di Licio, Alessandro Marsili (figlio di Maria Grazia).
W come Wanda. Wanda Vannacci, moglie di Licio, pistoiese. Sposata nel 1944, una vita lontano dai riflettori, una Canzone scritta in poesia da Licio per onorarne la memoria. Madre premurosa, donna di equilibrio accanto al potente marito, fu colpita dal male negli anni Ottanta. Si spense a 67 anni, nel giugno 1993.
Z come zero. Il risultato ad oggi, a quanto risulta, della trattativa con l'Agenzia delle Entrate per il rientro del maxi debito con il fisco attribuito alla Gelli's Family e calcolato in base ad un testamento nell'ordine dei 17 milioni di euro.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy