L'iniziativa
Pier Luigi Rossi e il comandante dei vigili del fuoco
Immaginate di poter entrare nella galleria idraulica che nel 1603 portò l'acqua in Piazza Grande con il completamento dell'Acquedotto Vasariano e visitare l’opera, nelle viscere della città. Ebbene, sarà possibile grazie a un progetto voluto fortemente dalla Fraternita dei Laici che, in collaborazione con Comune di Arezzo e Soprintendenza, consentirà di rendere fruibili queste gallerie. Lo conferma il primo rettore Pier Luigi Rossi, al termine del sopralluogo effettuato con i Vigili del fuoco di Arezzo, presente il comandante l’architetto Fabrizio Baglioni. Un sopralluogo che doveva servire a capire se ci sono le condizioni di sicurezza per poter aprire al pubblico almeno una parte di queste gallerie.
“Abbiamo realizzato l’atto preliminare per verificare i criteri di sicurezza per le persone che potranno entrare nella galleria idraulica dell’Acquedotto Vasariano” afferma Pier Luigi Rossi “per farne poi un progetto culturale, storico ma anche turistico”.
Al sopralluogo seguiranno relazioni e documenti, poi si passerà alla stesura del progetto che porterà all’apertura al pubblico di circa 500 metri di gallerie.
“Queste condizioni di sicurezza ci sono con alcune prescrizioni – precisa Pier Luigi Rossi – ora coinvolgeremo il Comune di Arezzo e la Soprintendenza. Il primo passo è stato fatto”.
Per accedere alle gallerie bisognerà passare dai sotterranei del palazzo di Fraternita, saranno visite da effettuarsi categoricamente con una guida, ma adesso c’è la consapevolezza che anche questa pagina di storia di Arezzo si potrà sfogliare e godere a pieno.
“Si potrà entrare dai sotterranei del palazzo di Fraternita” prosegue Rossi “e percorrere questa galleria senza alcun problema, perché è alta 2 metri e larga 1 metro e 20 centimetri. C’è molto ossigeno e ci si può imbattere nella storia. Durante il nostro sopralluogo, abbiamo trovato un capitello corinzio che riporta una scritta che ancora non siamo riusciti a decifrare. Lo studieremo”.
Una novità importante, dunque, per poter leggere a pieno l’Acquedotto Vasariano, opera recentemente dotata del nuovo sistema di illuminazione che ne consente appieno la sua valorizzazione all’esterno.
Fu proprio la Fraternita dei Laici a farsi carico della sua costruzione, affidandola a Giorgio Vasari. Dopo la sua morte (1574), i lavori, che durarono fino al 1603, furono completati dall’architetto Gherardo Mechini. Fu allora che arrivò l’acqua in Piazza Grande.
“Recuperare la memoria dei nostri beni culturali – conclude Rossi – di queste opere che il passato ci ha lasciato, crea il senso dell’identità e anche il senso dell’appartenenza a una comunità. Quindi è un’operazione culturale recuperare questi beni perché con la memoria si recupera l’identità”.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy