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L'intervista

Chi è Carlotta l'infermiera che lavora per l'Ong Alima e secondo Time e fra le 100 persone più influenti per la salute nel mondo

Assistenza medica alle persone in difficoltà nei Paesi in crisi: parla Pianigiani

Sara Polvani

30 Settembre 2025, 10:05

Carlotta Pianigiani

Carlotta Pianigiani

Carlotta Pianigiani, infermiera ed esperta di cooperazione internazionale, si racconta. L’aretina, inserita fra i 100 personaggi più influenti del settore salute selezionati dalla rivista Time per il 2024, lavora per la Ong francese Alima (The Alliance for International Medical Action), specializzata nell’assistenza medica alle persone in difficoltà. Il prestigioso riconoscimento della rivista americana è arrivato per il suo impegno professionale. Il suo nome è stato inserito nella categoria Leaders, come esperta di “mobile crisis care”, cioè di emergenze sanitarie, per aver gestito una crisi umanitaria senza precedenti: quella che ha messo in ginocchio Haiti.

Alima ha dimostrato un impegno eccezionale nel fornire cure mediche di alta qualità in aree colpite da conflitti, disastri naturali e altre emergenze, ma anche nella ricerca clinica. Solo il 3,6% degli studi clinici nel mondo viene condotto nel continente africano.

- Come nasce la sua passione per la professione infermieristica e per la cooperazione internazionale?

Non è tanto la cura in sé ad aver attirato la mia attenzione, quanto la consapevolezza che la salute, pur essendo un diritto, resta spesso un privilegio. Viaggiando, ho visto come il luogo di nascita o la condizione sociale possano determinare chi ha accesso a cure tempestive e chi invece resta escluso. Ho scelto l’infermieristica come strumento, perché unisce conoscenza clinica e prossimità alle persone, ma è stata la disparità nell’accesso ai servizi sanitari a spingermi oltre. La cooperazione internazionale è diventata il modo più diretto per confrontarmi con questa realtà e, al tempo stesso, lo spazio in cui provare a incidere sulle politiche globali: significa non solo curare nell’immediato, ma anche lavorare perché le decisioni prese nei tavoli internazionali riflettano la voce delle crisi dimenticate.

- Quali sono state le figure di riferimento per la sua formazione?

La mia prima esperienza di volontariato è stata nel 2013, in Ciad, con il dottor Lelli. È lì che ho iniziato a comprendere cosa significhi davvero lavorare in contesti così diversi dal mio. Negli anni ho incontrato tante persone che hanno contribuito alla mia formazione, insegnandomi che è molto più utile soffermarsi sulle somiglianze culturali piuttosto che sulle differenze. Lavorare e spesso vivere durante gli interventi con team internazionali è insieme stimolante e complesso: richiede di rimettersi continuamente in discussione e di riconoscere che il proprio prisma di riflessione, le proprie certezze e convinzioni non sono che uno tra i tanti. È un esercizio costante di messa in prospettiva.

- Nel 2024 è stata inserita da Time tra le 100 personalità di spicco in ambito medicale a livello mondiale, grazie alle attività svolte per Alima. Cosa ha rappresentato questo riconoscimento?

È stato senza dubbio un momento emozionante, ma non l’ho mai percepito come un premio personale. Quel riconoscimento portava il mio nome, ma in realtà apparteneva al team con cui lavoro ogni giorno, dentro e fuori Alima. È stato un modo per dare visibilità a un modello di medicina umanitaria che si fonda sulla collaborazione con i partner locali e sulla ricerca operazionale. Soprattutto, ha contribuito a spostare l’attenzione su crisi dimenticate, come quella di Haiti, che merita molto più spazio nel dibattito internazionale.

- Quali sono i progetti che sta portando avanti?

Attualmente coordino le aperture e gli interventi di emergenza di Alima in diversi Paesi: dal nuovo programma in Sud Sudan, fino alla gestione dell’epidemia di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo. Quest’anno abbiamo anche condotto missioni esplorative in Libano, Kenya, Benin e Costa d’Avorio per valutare i bisogni e preparare eventuali interventi. I progetti spaziano dalla risposta alle epidemieMpox, meningite, Marburg, Ebola — al rafforzamento dei sistemi sanitari e alla salute materno-infantile. Un aspetto fondamentale è il dialogo costante con le comunità e le autorità locali per assicurarsi che gli interventi siano realmente pertinenti e sostenibili.

- Quali altri interessi coltiva?

Il lavoro mi occupa moltissimo tempo, anche perché operiamo in contesti di urgenza e con fusi orari diversi: non è raro che mi ritrovi in riunione a orari improbabili. Fuori dal lavoro, però, mi dedico soprattutto alla mia famiglia. Mi piace viaggiare, leggere, scrivere e seguire con curiosità la politica internazionale: passioni che mi aiutano a restare connessa al mondo e alle persone.

- Impegni futuri?

Nei prossimi mesi sarò impegnata a consolidare i progetti già avviati e ad aprire nuovi percorsi in Paesi dove l’accesso alle cure resta fragile. Stiamo guardando con attenzione all’Africa dell’Est e all’Asia Occidentale, regioni che il 2025 Emergency Watchlist identifica come particolarmente a rischio.

IL PROFILO

Carlotta Pianigiani, aretina, infermiera di formazione, guida il Servizio Urgenze e Aperture di Alima (Alliance for International Medical Action). Da oltre dieci anni lavora in contesti di crisi tra Africa, Asia e Haiti. Nel 2024 Time l’ha inserita tra le 100 personalità mediche più influenti al mondo. Oggi coordina le risposte alle emergenze e l’apertura di nuove missioni umanitarie.

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