Dopo le elezioni regionali
Ora la corsa alla fascia da sindaco di Arezzo può cominciare davvero. Dalle Regionali alle Comunali è un battibaleno perché il voto di primavera, non sembra, ma è dietro l'angolo. Tant'è vero che nel centrodestra gli incontri per la scelta del candidato della coalizione per il dopo Alessandro Ghinelli, sono previsti a stretto giro, a novembre. Il pallino in mano ce l'ha Fratelli d'Italia (“forza trainante” dice il commissario Simona Petrucci) forte del 29,90% di voti tributati alle regionali dagli elettori del capoluogo. Il partito di Giorgia Meloni intende imprimere alla coalizione un ritmo brillante per non arrivare incartati a ridosso delle elezioni. Al di là della solita frase di rito, “prima di tutto il programma”, anche i sassi sanno che la prima scelta di FdI è sempre stata ed è Gabriele Veneri.
L'imprenditore, ex giostratore e attuale maestro di campo, è fresco di conferma nel consiglio regionale, all'opposizione, unico rappresentate della città; l'altro eletto a Firenze è Filippo Boni, vice sindaco di Cavriglia, mattatore nel Pd. Per Veneri (“Interprete autorevole del territorio” dice Petrucci) un'affermazione chiara in una lista molto competitiva. In città 2.982 preferenze sui 9.511 voti di Fratelli d'Italia: il più votato di Arezzo. Un segnale. Ma sarà disposto a lasciare lo scranno regionale per tuffarsi nelle beghe municipali? “L'importante è vincere” dice al Corriere. “Faremo tutti insieme la scelta della persona più forte e competente”. Sarà dunque il tavolo dell'alleanza a convergere sul candidato ritenuto più idoneo e “performante” per il tris di governo a palazzo Cavallo. Se invece si dovesse optare per figure provenienti dalla società civile, prende quota il nome del commercialista Giovanni Grazzini. Che sarebbe preferito da FdI rispetto ad altri profili come Marcello Comanducci che gode della considerazione dell'influente mondo del commercio. Non è mai uscita di scena l'ipotesi di Alberto Merelli, assessore di oggi e di ieri, come pure la vice sindaco Lucia Tanti, fresca di passaggio da Noi Moderati a Forza Italia è pur sempre nella rosa, se non altro per gli endorsement del sindaco Ghinelli.
Nel confronto di coalizione avranno la loro voce, appunto, FI che ha riscosso 2.135 voti, la Lega (in cerca di identità) che ha ricevuto 2.091 voti, Noi Moderati con 548 consensi. Nell'ambito del centrodestra ci sono pure gli 815 voti della lista civica pro Tomasi spinta da Filippo Vagnoli che ha sfiorato il colpaccio. Per tutti i partiti di ogni schieramento, va detto, c'è un mondo di schede da recuperare nell'oceano dell'astensionismo: in città, ricordiamolo, solo 36.133 su 77.229 si sono recati alle urne.
E veniamo ai competitor del centrodestra. Il centrosinistra vede spiragli di successo. Le elezioni del 12 e 13 ottobre hanno evidenziato come un termometro il gradimento riconducibile al potenziale candidato Stefano Tenti. I 1.549 ottenuti ad Arezzo da Giovanni Grasso (Casa Riformista) secondo gli osservatori sono riconducibili alla sua area. Frecce all'arco di Tenti, possibile guida di uno schieramento di centrosinistra. “Si apre una stagione di dialogo con il Pd e le altre forze”, dice Grasso “per costruire l'alternativa al centrodestra”.
Ma nella stessa area moderata rivolta a sinistra c'è Marco Donati, attivissimo. Pur essendo rimasto alla finestra nelle regionali, il suo bacino elettorale ha inciso sulla performance di alcuni candidati. Dialoga con i riformisti del Pd e in più direzioni. Su quale dei due si salderà un campo largo all'aretina, è presto per dirlo. Tirarla per le lunghe potrebbe essere rischioso. In ogni caso entrambi ci saranno anche senza alleanza globale.
E' il Partito democratico (8.844 voti nel capoluogo) che dovrà fare sintesi. Insieme ad Alleanza Verdi Sinistra (2.455 voti, 1.303 consensi per Francesco Romizi che dice: “Dietro a quel numero c'è una comunità fatta di persone vere, idee e fiducia”) e al Movimento 5 Stelle col quale ha riallacciato (1.376). A proposito di Pd, il consigliere comunale Alessandro Caneschi mostra i muscoli con 2.388 preferenze. La segretaria Barbara Croci, sostenitrice di Elly Schlein, a livello provinciale è solo quarta. Amarezza per il prevalere di “logiche di competizione interna e territoriale”, ma rivendica il lavoro in cabina di regia e i risultati: “Coalizione maggioranza con il 52,36% oltre le aspettative, Pd che cresce quasi ovunque” e in città le premesse “per puntare a vincere le prossime amministrative”. I dem della città capoluogo esprimono una fragilità rappresentativa a Firenze: il valdarnese Filippo Boni ha fatto strike, dietro di lui Roberta Casini, sindaco di Lucignano. Uno dei due entrerà nella nuova giunta di Eugenio Giani? Può essere. In calo le quotazioni di Vincenzo Ceccarelli. Il territorio dimezzato come consiglieri regionali (da 4 a 2) rivendica il peso che merita. Vedremo cosa scaturirà dai giochi della politica e dalle scelte del presidente per il governo di una Toscana per ora poco aretina.
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