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Addio all'allenatore Carlo Caroni, una vita (8 promozioni) sui campi di gioco. Le sue parole: "Il calcio sia divertimento, passione, lealtà"

Le imprese con il Montevarchi, tutte le sue panchine, il premio ricevuto dalla sua Sinalunga. Mercoledì il funerale

Luca Serafini

28 Ottobre 2025, 08:11

Carlo Caroni

Carlo Caroni

Addio a Carlo Caroni, uomo di primo piano nel calcio della Toscana in particolare tra le province di Siena e Arezzo. Si è spento a Prato lunedì sera 27 ottobre, in ospedale, e il funerale sarà celebrato domani, mercoledì 29 ottobre, alle 15 nella sua Sinalunga nella chiesa di San Pietro ad Mensulas alla Pieve. Aveva 81 anni. Camera ardente alle cappelle del commiato al cimitero di San Niccolò a Sinalunga.

In oltre 35 anni da allenatore ha conquistato otto promozioni. Aveva ricevuto di recente un riconoscimento per la lunga carriera costellata da successi professionali e nella quale si è distinto per il tratto umano, con il rispetto dei veri valori dello sport.

È stata l’amministrazione comunale di Sinalunga, in occasione della partita Sinalunghese–Montevarchi, a tributargli l’apprezzamento.

Da rimarcare, la vittoria conseguita nel Campionato Interregionale e la Coppa Italia di Serie D nell’anno 1983-1984 alla guida del Montevarchi.

Da giocatore, in Quarta serie, ha indossato la maglia del Poggibonsi ma la sua vocazione era per la panchina.

Prima esperienza da tecnico a 25 anni con la Tempora Bettolle in Terza categoria. Poi ha guidato:

  • Foiano
  • Lucignano
  • Montagnano
  • Poggibonsi
  • Sansovino
  • Montevarchi
  • Sangiovannese
  • Virtus Chianciano
  • Cortona Camucia
  • Cavriglia
  • Sinalunghese

Caroni aveva conseguito il diploma di allenatore professionista al centro sportivo di Coverciano.

“Quando a fine carriera il proprio Comune ti consegna un riconoscimento di questo tipo non puoi che sentirti onorato — disse Caroni nel ricevere il premio — Il calcio rimane lo sport più bello del mondo ma il consiglio è di farlo con passione e lealtà. Solo così rimane un divertimento e non un lavoro. Se poi lo diventerà vorrà dire che un calciatore è stato bravo ed onesto e avrà anche gratificazione economica. Purtroppo fin da bambini — aggiunse — in molti fanno contare solo il risultato e la vittoria. E invece io dico che il calcio deve essere divertimento e una forma educativa. E ve lo dice uno che, dopo quello di arbitro, ha fatto il mestiere più difficile del mondo, l’allenatore. Ai giovani miei colleghi dico infatti di lavorare con umiltà e di andare dritti per la loro strada. I risultati arriveranno”.

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