Arezzo
C'è stata una disattenzione da parte di chi doveva controllare, maestre ed educatrici, oppure è stato un destino maligno e disumano a trasformare il ramo di un arbusto nell'artiglio mortale che ha soffocato e ucciso il piccolo Leo, appena 2 anni, mentre giocava nel giardino del nido di Soci? E' il dubbio che rode la mente di tutti e che la procura di Arezzo ha il compito di sciogliere, mettendo insieme elementi, testimonianze, riscontri tecnici. Il giubbottino del piccolo si è trasformato in un micidiale cappio per effetto del ramo nodoso al quale si è impigliato. La dinamica viene ricostruita dagli inquirenti. Ieri nuovo sopralluogo dei carabinieri.
Gli interrogativi riguardano il tipo di gioco che il bambino effettuava, le insidie che poteva avere quel piccolo boschetto fatto di arbusti, se Leo fosse sotto lo sguardo attento di chi aveva il compito di seguirne i movimenti, se l'intervento di chi è accorso per primo è stato immediato o tardivo. L'inchiesta sul doloroso caso di Soci - un mercoledì di novembre che sembrava primavera ma non lo era - è nelle mani del pm Angela Masiello, ma il fascicolo (ipotesi omicidio colposo, per ora contro ignoti) viene condotto assieme al procuratore capo Gianfederica Dito. Due donne magistrato di fronte ad un caso che spezza il cuore, ma che affrontano con lucidità. Per martedì è in programma l'autopsia sul corpicino del bimbo, ora in obitorio al San Donato. Un esame che non si sarebbe voluto fare, ma ritenuto necessario per non lasciare proprio nulla di inesplorato. Occorre verificare anche l'ipotesi, in realtà remota, di un malore. Per eseguire l'accertamento potrebbe essere iscritto qualcuno nel registro degli indagati, atto che non significa responsabilità.
La giovane famiglia di Leo è sconvolta. Salutare il figlioletto con il bacio del mattino, affidarlo alla scuola dell'infanzia dove pensi che si formerà la sua persona spalancando gli occhi sul mondo, e invece non vederlo più tornare. Genitori, fratello, nonni, travolti da una valanga di dolore. Quanto stride il nome divertente Ambarabà ciccì coccò dell'asilo di Soci (Bibbiena) con questa tragedia; il fascino del piccolo bosco dei giochi con lo strazio; il colore verdolino delle ringhiere con il nero del lutto che a Soci vivono tutti. L'edificio scolastico dove mercoledì mattina si è tentato il salvataggio, invano, è sotto sequestro a disposizione dell'autorità giudiziaria.
Come sarà possibile un domani tornare a giocare in quel giardino improvvisamente diventato da magico a malvagio? La struttura di proprietà comunale è gestita dalla cooperativa Koinè, realtà seria, strutturata, solida. A fronte dei 60 bambini presenti all'asilo, ci viene riferito da Koinè, erano presenti 11 tra maestre ed educatrici e 5 assistenti. Un totale di 16 adulti per il gruppo di bimbi. Ma nella ricostruzione di questa brutta storia conteranno, oltre ai numeri, da verificare, anche le posizioni delle responsabili educative, i movimenti, i ruoli. Ammesso che si riesca a posizionare tutti perfettamente nella scena. Alcune maestre hanno reso dichiarazioni spontanee. Una sarebbe stata colta da malore. Un lavoro delicato e complesso ma doveroso per accertare se le maglie della vigilanza erano serrate come si deve o se c'è stata negligenza. Anche un calo di tensione davanti ad un bimbo piccolo che si tuffa con entusiasmo nel mondo, che sia in piscina o tra gli alberi, può risultare fatale.
FIACCOLATA, DOLORE, COMMENTI di Greta Settimelli
Solo silenzio, fiori bianchi e qualche pupazzo di fronte all'asilo di Soci dove il 12 novembre ha perso la vita Leo. Nessuno trova le parole giuste per commentare una notizia che ha gettato nelle sconforto il Casentino, l'intera provincia di Arezzo. A Bibbiena il sindaco Filippo Vagnoli ha proclamato tre giorni di lutto cittadino. “E' veramente una cosa indescrivibile - ci dice un residente che abita davanti all'asilo - questi bambini li vediamo tutti i giorni, sempre qui a questa rete. Io passo con il mio cane. Conosco la famiglia, sono due bravissime persone. Hanno un altro figlio, più grande. Sarà un motivo per farsi forza, certo, ma oltre a quello ce ne sono pochi di motivi”.
Le persone arrivano, lasciano un fiore e piangono. “E' da ieri che piango - ci dice una donna che ha appena lasciato un mazzo di fiori bianchi - siamo tutti provati, un paese intero è provato. E' bimbo di tutti noi. Io ho un nipotino di tre anni che è stato in questa scuola. Questa è come una seconda casa. Quella che è accaduta è una cosa assurda, impensabile. Penso al bimbo, penso ai genitori, al fratellino, penso a tutti noi. Conosco la mamma, il nonno e la nonna, ma anche se uno non li conoscesse penso che il dolore sia per tutti. Un dolore assurdo. Una cosa inspiegabile, non ci sono parole”. Ieri sera una veglia di preghiera e poi una fiaccolata voluta dalla parrocchia di Soci per dimostrare vicinanza alla famiglia in questo momento di grande dolore. Arriva anche un messaggio del vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, monsignor Andrea Migliavacca che, in comunione con l'intera chiesa diocesana, esprime la propria solidarietà e vicinanza alla famiglia. “Partecipo al dolore della famiglia e della comunità per la morte del piccolo Leo - afferma il vescovo - che accompagno con la preghiera all'incontro con Dio e che già confido nel suo abbraccio di amore. Sono vicino e sostengo la famiglia con il mio cordoglio, il pensiero e la preghiera”. E c'è chi, avendo assistito a quanto accaduto, ha un pensiero anche per le educatrici. Una delle maestre avrebbe avuto un malore. “Ho visto il Pegaso atterrare - ci racconta un residente - hanno provato a lungo a rianimarlo, ma purtroppo non c'è stato niente da fare. Ho letto nei social un pò di gogna mediatica per le maestre, mi dispiace perché certo le responsabilità ci saranno, ma questo dolore infinito se lo porteranno dentro per tutta la vita”.
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