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L'intervista

Roberto Fabbriciani: "Così a 8 anni mi innamorai del flauto mentre scappavo dalla scuola di musica"

Gli inizi, la straordinaria carriera, l'esperienza con Camilleri e il cane Zeus saltato a "cantare" sul palcoscenico

Sara Polvani

16 Novembre 2025, 08:28

Roberto Fabbriciani

Roberto Fabbriciani

Roberto Fabbriciani, flautista e compositore di fama internazionale, si racconta.

- Maestro, da dove nasce la sua passione per la musica e come ha scelto il suo strumento?

Questa passione nasce da mio padre Bruno, dilettante di fisarmonica e dai miei maestri. Avevo 8 anni quando sono andato, da solo, a iscrivermi all’Accademia Musicale dei Nomadi, in via della Bicchieraia. Desideravo suonare uno strumento. Alla domanda del segretario “che strumento vuoi suonare?” risposi: la fisarmonica! “Non abbiamo la fisarmonica” ribatté il segretario “ma ti vedo bene nel fagotto”. Scappai letteralmente dalla scuola. Essere “messo” nel fagotto mi spaventava molto, e tutto l’entusiasmo di coltivare la musica si colorava di tinte fosche e per nulla gradevoli. Uscendo, di corsa e con la testa china, mi scontrai con un signore molto elegante che mi chiese che cosa mi era successo e perché ero spaventato. Raccontai del segretario e del fagotto e quel signore elegante e gentile mi invitò a seguirlo. Tornammo a scuola. Questo signore tolse dalla borsa un oggetto e si mise a suonare … era un flauto. Un flauto veramente magico. Un incontro fortunato: lui era Mario Gordigiani, primo flauto e uno dei fondatori, con il maestro Vittorio Gui dell’Orchestra Stabile Fiorentina (poi divenuta Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino).

Mi innamorai del flauto e da quella prima lezione non ho mai smesso di amare il mio strumento.

- Quali sono state le figure di riferimento per la sua formazione?

Sicuramente il mio primo maestro Mario Gordigiani che mi ha introdotto al flauto, me lo ha fatto amare e mi ha consegnato solide basi strumentali e musicali.

Poi Severino Gazzelloni con il quale mi sono perfezionato. Conservo di Severino Gazzelloni un ricordo molto bello e vivo. Divenni suo assistente ai Corsi dell’Accademia Chigiana e, in varie occasioni, suonammo concerti insieme. Severino, con la sua sapienza musicale, mi affascinava molto. Mi ha indirizzato in maniera concreta alla carriera flautistica. Più volte mi indicava come suo successore.

Camillo Togni che è stato il mio maestro di composizione. Togni, allievo di Alfredo Casella, aveva studiato pianoforte con Alfred Cortot e con Arturo Benedetti Michelangeli. Mi ha dedicato alcuni brani. Indimenticabile per me rimane l’interpretazione della sua opera Blaubart al Teatro alla Scala di Milano nella stagione 1978.

- E poi?

Preziosi nel mio percorso artistico sono stati i rapporti con grandi maestri con i quali ho collaborato. Ogni direttore con il quale ho fatto la musica mi ha donato qualcosa! Con alcuni di loro ho avuto intense e lunghe collaborazioni pietre miliari della mia crescita musicale. Scolpito nella mia memoria il primo incontro con Bruno Maderna nel 1969. Era un compositore straordinario e un grandissimo direttore, maestro dell’avanguardia, maestro di tutti. Suonavo nell’Orchestra della Scala e Bruno Maderna era spesso invitato a dirigere. Fu per me un privilegio suonare sotto la sua direzione ma soprattutto conoscerlo personalmente.

Altri due grandi autori con i quali ho a lungo collaborato e che hanno accresciuto la mia esperienza artistica sono Sylvano Bussotti e Luigi Nono.

Flautisticamente lavorare con Bussotti ha accentuato la mia sensibilità per la gestualità e il gesto sonoro. Tutto ciò è stato molto stimolante e mi ha fatto crescere artisticamente.

Iniziai la mia collaborazione con Luigi Nono nel 1978. Il risultato del nostro percorso è stato un repertorio che ha scardinato e portato a nuovi confini il linguaggio dell’avanguardia musicale.

Sicuramente l’opera Prometeo, gigantesco affresco sonoro in cui parola e suono si fondono generando momenti di grande tensione, di poesia, silenzi parlanti, rimane nella mia memoria una tappa significativa. In occasione di Prometeo ebbi modo di frequentare Massimo Cacciari e di stringere con lui un rapporto di amicizia affettuosa e di collaborazione artistica.

- Quali sono le tappe più importanti della sua carriera?

Da giovanissimo i concorsi vinti. Appena quindicenne suonavo nell’ Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. A 18 anni facevo parte dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano ed ero solista in Rai.

A seguire gli innumerevoli concerti effettuati in Italia e all’estero, al Teatro alla Scala di Milano, alla Filarmonica di Berlino, al Festival di Salisburgo, alla Carnegie Hall di N.Y., molte le prime assolute scritte da grandi compositori, spesso a me dedicate.

Sicuramente la collaborazione con grandi maestri è stata una spinta importante e significativa per la mia carriera. Ciascuno dei compositori che ha chiesto di collaborare con me rappresenta una tappa importante e significativa della mia carriera. È stato anche grazie a loro, ai differenti linguaggi, ai loro differenti luoghi di appartenenza che il mio percorso artistico ha avuto una valenza internazionale.

Ancora vorrei ricordare il mio rapporto con Andrea Camilleri. Il suo ultimo spettacolo teatrale “Conversazione su Tiresia” lo vide debuttare nella veste di attore a quasi novantatré anni! Per questa occasione speciale Andrea mi aveva chiesto di comporre la musica e di interpretarla dal vivo sostenendo la drammaturgia della sua opera e accompagnando la sua voce con il mio flauto. Il flauto traverso e la voce sono interpreti di uno storico connubio che trova esempi importanti sia nella musica da camera che nel teatro musicale, basti pensare alla scena della ‘pazzia’ nell’opera “Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti. Quando Andrea mi contattò per propormi questa collaborazione ne fui subito entusiasta. Per i miei interventi musicali, presi spunto da uno dei personaggi che compaiono proprio all’inizio: Fleuno, il flautista e poeta della mitologia greca che, attraverso il suo flauto inimitabile, costruiva le mura della città.

- Si definisce “Aretino doc”. A quale luogo di Arezzo è più legato e come potrebbe definirlo in musica?

Certamente. Sono nato ad Arezzo e cresciuto fuori Porta San Clemente dove ho frequentato la scuola elementare. La professione ha accentuato la mia attitudine ad essere cittadino del mondo e ad apprezzare la diversità, facendo tesoro degli stimoli che ne derivano.

Ritorno spesso ad Arezzo, il mio affetto è legato alle persone, ai luoghi e ai ricordi della mia infanzia. Ogni strada, ogni vicolo per me ha ricordi musicali. Mi farebbe piacere poter condividere questa mia lunga e profonda passione per la musica con la mia città. Lasciare una testimonianza del mio percorso alla città che musicalmente mi ha cullato, mi ha cresciuto e da cui sono partito con grande entusiasmo per fare musica e per vivere nella musica.

- Quali altri interessi coltiva?

La musica mi impegna moltissimo. I miei hobby sono legati alla mia attività concertistica: i viaggi con mia moglie Luisella e Zeus il nostro barboncino che ama cantare. A questo proposito ricordo che durante la prova generale di un mio concerto per la televisione a Köln, con coro e orchestra, Zeus è letteralmente saltato sul palcoscenico e ha “cantato” così forte che il direttore ha interrotto la prova, pregando di non portare Zeus al concerto.

La musica e il flauto sono una parte importante della mia vita e mi piace sempre trovare un confronto, uno stimolo nella collaborazione con autori e con altri artisti. Fare musica è una spinta a guardare avanti.

- Prossimi impegni?

Concerti in Italia, all’estero ed incisioni. Tanti i progetti, tra questi sto scrivendo un’opera (con testo di Davide Rondoni) dedicata agli 800 anni dalla morte di San Francesco che saranno celebrati nel 2026. Un messaggio poetico musicale di pace e di amore.

IL PROFILO

Roberto Fabbriciani, flautista e compositore, è nato ad Arezzo. È internazionalmente riconosciuto tra i migliori interpreti del nostro tempo, ha innovato la tecnica flautistica moltiplicando con la ricerca personale le possibilità sonore dello strumento. Ha collaborato con grandi compositori i quali gli hanno dedicato numerose ed importanti opere che ha eseguito in prima assoluta. Con Luigi Nono ha lavorato a lungo presso lo studio sperimentale della Swf a Freiburg, aprendo e percorrendo vie nuove ed inusitate per la musica.

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