Arezzo
Vigili del fuoco nella villa di Alberoro
Lei morta, lui ricoverato per alcuni giorni. E un dubbio da chiarire. La sostanza per eliminare i tarli resta sotto accusa: nel caso della possibile intossicazione che potrebbe aver causato la morte, il 26 ottobre 2025, di una donna di 66 anni e il malore del marito, 69, la Procura di Arezzo ha affidato adesso un accertamento tecnico irripetibile all’ingegnere Giovanni Romanini.
L'ingegnere dovrà eseguire una consulenza sul gas utilizzato da una ditta specializzata nella casa della coppia, ad Alberoro (Monte San Savino) dove era in corso il trattamento sulle travi. Il sospetto è che la sostanza tossica possa essere fuoriuscita dall’imbracatura installata sul soffitto, con dei teli, all’interno della quale erano state posizionate le tavolette che rilasciano il prodotto. La camera dove dormiva la donna era vicina. Il gas potrebbe essere circolato da un ambiente all'altro, passando dalle fessure delle porte.
Il pm Marco Dioni conduce la delicata inchiesta scattata in seguito alla morte di Antonella Peruzzi e al ricovero dell’orafo Domenico Tavanti, che dopo le terapie venne dimesso. Nel fascicolo, aperto con ipotesi di reato omicidio colposo e lesioni, è iscritto come atto d’ufficio, il titolare della ditta della Valtiberina che si occupa di disinfestazione.
Un atto dovuto proprio per svolgere le indagini e consentire sia all’indagato che alla famiglia di nominare propri consulenti. La polizia giudiziaria dovrà poi capire se c’è stata imprudenza, negligenza, omissione da parte della ditta o se invece si tratta di pura fatalità e, a fronte di informazioni fornite ai committenti, l’imprudenza è stata quella degli abitanti della casa di rimanere nell’abitazione. Tutto da decifrare. La struttura di Alberoro è ancora sotto sequestro.
I dubbi sul collegamento tra sostanza anti tarlo e decesso della donna scattarono nei giorni successivi al funerale, quando il 30 ottobre anche l’uomo dovette essere ricoverato. La procura dispose la riesumazione della salma ed è stata eseguita l’autopsia per stabilire il nesso di causa ed effetto tra inalazione del gas e decesso. Affidati anche campioni di sangue e urine del marito ad un laboratorio per gli esami.
L’indagato è assistito dall’avvocato Piero Melani Graverini, la famiglia dall’avvocato Osvaldo Fratini. Del caso si sono occupati vigili del fuoco e inquirenti della squadra mobile di Arezzo. Al lavoro medici legali, tossicologi e adesso anche l'ingegnere.
Il decesso della donna era stato inizialmente qualificato come arresto cardiaco, forse collegabile a patologie pregresse. Certi disturbi accusati dalla 66enne prima di morire, nausea e vomito, simili a quelli avvertiti dal marito, furono alla base della necessità di un chiarimento.
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