Il caso di Caprese Michelangelo
La casa di Caprese e il padre dei due bambini
Per i fratellini di Caprese Michelangelo oggi è il cinquantesimo giorno trascorso lontano da casa e senza contatti con i genitori. La prospettiva è che tutte le feste di Natale i piccoli (il maggiore ha compiuto 9 anni in questa nuova situazione, l’altro ne ha 4) le trascorreranno a Narni, nella struttura protetta dove sono stati collocati su ordine del Tribunale dei minorenni di Firenze. Un allontanamento coatto, per la durata di tre mesi, scattato perché secondo il magistrato che ha emesso l’ordinanza i bambini non venivano cresciuti in modo regolare sotto il profilo educativo (scuola parentale), sanitario (vaccinazioni, pediatra) e sociale (isolati, senza compagnie).
Ma quel provvedimento e le modalità del prelievo dei minori dalla casa di Caprese - in azione una decina di carabinieri e le assistenti sociali - è adesso a sua volta oggetto di indagine. Sì, in Procura ad Arezzo c’è un fascicolo aperto sull’atto che secondo il padre Harald e la mamma Nadia, è stato un “rapimento”. La contestazione, sollevata a Roma, per competenza territoriale è stata trasferita ad Arezzo. Approfondimenti in corso. Al di là delle posizioni radicali della coppia, che rifiuta il concetto di autorità e di condivisione delle regole, ciò che la Procura diretta da Gianfederica Dito deve verificare, è se tutto si è svolto in modo conforme e rispettoso, da parte degli operatori, a vari livelli, verso gli stessi bambini al centro loro malgrado della vicenda che fa parlare tutta Italia.
Quei bambini che nelle immagini piuttosto forti passate in tv e sui social, vengono portati via - il più piccolo tra gli strilli di disperazione - dalla grande costruzione in località La Creta. Una casa con tutti i comfort (riscaldamento, luce, acqua, internet), ma un nucleo familiare impostato su criteri e idee in antitesi rispetto al mondo esterno. Persone sovrane. Un fortino protetto da telecamere e dove i componenti della famiglia comunicano tra loro con le trasmittenti. “Preparati a reagire”, avrebbe detto il padre al figlio la mattina del blitz con il walkie talkie. Quando i militari e il personale dei servizi sociali si sono presentati - a seguito pare di precedenti reiterati solleciti del tribunale minorile - non hanno trovato collaborazione. Un muro contro muro durato a lungo e alla fine risolto con l’irruzione, quindi il trasferimento dei fratellini. Inizialmente i bimbi sono stati seguiti dalla madre ma poi sono rimasti soli nella struttura in seguito alla mancata condivisione da parte dei genitori della procedura e delle condizioni previste da sottoscrivere. Ritengono violati i loro diritti di genitori biologici.
Harald e Nadia contestano la validità del provvedimento di allontanamento temporaneo dei figli anche per l’assenza di firme originali. La loro denuncia adesso è al vaglio di quelle stesse istituzioni che essi sembra non vogliano riconoscere. Vedremo.
Le scelte estreme di papà Harald, perito chimico di Bolzano, e di mamma Nadia, bielorussa, sono condivise da tutto un mondo molto attivo che gravita - con nuclei presenti anche a Città di Castello e in Casentino - intorno alle posizioni del gruppo “Noi è Io sono”.
La ricostruzione audio-video passata sui media, secondo gli inquirenti è stata montata in modo tale da orientare una interpretazione deformata dei fatti. L’assetto dei carabinieri era di chi deve comunque affrontare una situazione delicata, non sapendo cosa avrebbe potuto trovare nella casa. Nei giorni precedenti c’era stata la tragedia con i tre carabinieri morti nell’esplosione dolosa della cascina al nord.
Il caso di Caprese Michelangelo è complesso e ci vorrà tempo per chiarirlo. Gli interrogativi sono tanti. Il presupposto è che gli sconfitti, in questi casi, sono sempre i più fragili. I piccoli. Stretti tra le scelte degli adulti. I genitori e chi fa osservare le leggi forse troppo rigide. Ora sontani dalle stanze care, dagli affetti e dai giochi di tutti i giorni. In sospeso in una dimensione nuova - seppur con persone qualificate e con obiettivo il loro bene - dove ogni giorno può rappresentare una goccia che scava un abisso.
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