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Il caso

Legge fine vita Toscana impugnata dal Governo, esplode la polemica. Giani duro: "Profonda delusione"

Giuseppe Silvestri

10 Maggio 2025, 01:41

Legge fine vita

Il Consiglio dei ministri ha ufficialmente deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge sul fine vita approvata dalla Regione Toscana, la prima norma italiana che disciplina procedure e tempi per l’assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito. La legge, approvata a febbraio e pubblicata il 17 marzo 2025, nasce da una proposta di iniziativa popolare promossa dall’Associazione Luca Coscioni, con oltre 10 mila firme, e si basa sui criteri fissati dalla sentenza n. 242/2019 della Corte Costituzionale, che ha invitato il Parlamento a legiferare in materia.

Cosa prevede la legge toscana sul fine vita
La normativa regionale definisce in sei articoli tempi e modalità per accedere al suicidio assistito, stabilendo un percorso di 37 giorni complessivi. La legge prevede che una commissione multidisciplinare permanente di ogni Asl verifichi i requisiti del paziente, quali malattia irreversibile, sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e capacità di decidere liberamente. Solo se tali condizioni sono soddisfatte, il paziente può accedere al trattamento, che viene garantito dal servizio sanitario regionale con fondi dedicati.


Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani

La reazione del governatore Eugenio Giani e delle opposizioni
Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha espresso "profonda delusione" per la decisione del Governo, definendola "paradossale". Giani ha sottolineato che invece di lavorare a una legge nazionale attesa da anni, l’esecutivo sceglie di ostacolare una normativa che attua quanto stabilito dalla Corte Costituzionale e rispetta la legalità e la Costituzione. Ha inoltre assicurato che la Regione difenderà con determinazione la propria legge, considerandola un atto di responsabilità istituzionale e rispetto verso le persone che affrontano sofferenze insopportabili.

Le opposizioni hanno duramente criticato la scelta del Governo. Il Movimento 5 Stelle ha definito la decisione "medievale, gravissima e inaccettabile", accusando l’esecutivo di rifiutarsi di lavorare a una normativa nazionale e di ostacolare le poche regioni virtuose che si dotano di leggi civili. Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra ha parlato di un atto di "ferocia ideologica contro le famiglie e i malati terminali". Il Partito Democratico ha bollato la decision come "scelta codarda" e "surreale", mentre Riccardo Magi di Più Europa ha accusato il Governo di fare propaganda sulle persone "perseguitandole fin dentro il letto di morte". Anche Carlo Calenda di Azione ha criticato l’inerzia governativa, sottolineando l’urgenza di una legge sul fine vita come questione di umanità e decenza.


Pierantonio Zanettin senatore di Forza Italia

La posizione della maggioranza e le prospettive legislative
Nonostante le critiche, la maggioranza di centrodestra conferma la volontà di bloccare la legge toscana e di elaborare una propria proposta di legge sul fine vita. Il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin ha annunciato che si sta lavorando con il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio Zullo per predisporre un testo base da presentare alle commissioni parlamentari. L’obiettivo è procedere con cautela, garantendo un ampio consenso su una materia delicata, e includere principi quali il percorso di cure palliative e la tutela "essenziale" del valore della vita. Dal Pd, però, la risposta è di forte scetticismo. Alfredo Bazoli, capogruppo dem in commissione Giustizia al Senato, ha denunciato l’assenza di proposte concrete e la mancata convocazione del comitato ristretto sul tema, definendo la situazione una "grande presa in giro" e denunciando divisioni interne nella maggioranza che bloccano l’iter legislativo.

Contesto e implicazioni
La legge toscana rappresenta un tentativo di colmare il vuoto legislativo in materia di fine vita, lasciato dal Parlamento nonostante le indicazioni della Corte Costituzionale. La sentenza Cappato/Dj Fabo ha sancito il diritto all’aiuto al suicidio medicalmente assistito in presenza di specifiche condizioni, ma senza una legge nazionale chiara, le regioni come la Toscana hanno scelto di intervenire autonomamente. Il Governo, però, ritiene che la materia non rientri nelle competenze legislative regionali e punta a far valere questa tesi davanti alla Consulta. La vicenda riapre il dibattito in Italia su un tema etico e giuridico molto delicato, con forti divisioni politiche e sociali. Mentre alcune forze chiedono una legge nazionale chiara e rispettosa dei diritti dei malati terminali, altre sottolineano la necessità di tutelare la vita e manifestano riserve sull’eutanasia e il suicidio assistito.

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