LA STORIA
Coltiva pistacchi a Falciano
“Volevamo fare qualcosa di diverso. Una coltura che in Toscana non si fosse mai vista. E allora abbiamo pensato ai pistacchi”. Francesco Verdini, titolare dell’azienda agricola Euro Funghi Centro Italia vive a Falciano, un paese alle pendici dell’Alpe di Catenaia, nel comune di Subbiano. Oltre all’azienda agricola – arrivata alla terza generazione – gestisce anche il ristorante La Vecchia Scuola, sempre a Falciano.
Due anni fa ha deciso di realizzare un “pistacchieto”, cioè destinare una parte dei terreni alla coltivazione del pistacchio, pistacchieto si chiama così, che è il primo in Toscana. “Ce lo ha suggerito Coldiretti Arezzo – dice Francesco – che ci sta seguendo passo dopo passo in questa avventura”.
Sette ettari di terreno “all’inizio abbiamo cominciato con 40 piante, oggi ne abbiamo 1.550 e nel 2027 contiamo di averne 3.500. E saremo, se madre natura ci assiste, la coltivazione più grande d’Italia. Perfino di Bronte, che è la patria del pistacchio”. Francesco la conosce Bronte “un paesino che è poco più grande di Falciano, ma ricordate che i pistacchi che portiamo sulle nostre tavole non vengono tutti da lì, dalla Sicilia, ma li importiamo anche dalla Turchia e dall’Iran”. Ma non è per questo che ha deciso di iniziare a coltivare i pistacchi in Toscana.
“La nostra azienda – spiega Francesco – che è arrivata alla terza generazione, negli anni si è ingrandita sempre di più. Volevamo però fare qualcosa di diverso del solito olivo, cioè, delle solite colture che abbiamo noi in Toscana. E così, aiutati anche da Coldiretti Arezzo abbiamo pensato al pistacchio. Ma la pianta del pistacchio non è la stessa che viene piantata in Sicilia. Quella che mettiamo a Falciano, ha degli innesti particolari fatti apposta per adattarsi alle nostre temperature che scendono a meno dieci in inverno e salgono a quaranta gradi in estate”.
E la coltivazione del pistacchio porta con sé delle particolarità come per esempio “i pistacchi nascono solo negli anni dispari e che per ogni 4 piante femmine, 1 pianta deve essere maschio, perché ha la funzione di impollinare, ma non quella di fare nascere il pistacchio”.
“La prima produzione – prosegue ancora Francesco – è arrivata nel 2023 – quando siamo partiti con circa 40 piante e abbiamo raccolto circa 3, 4 chili di pistacchi, quest’anno, 2025 anno dispari, abbiamo 1.550 piante, 350 impollinatori e speriamo di ricavare una produzione maggiore, sempre che il tempo ci assista. Il nostro obiettivo è quello di avere, tra due anni, 3.500 piante e se ci riusciamo diventiamo la più grande coltivazione in Italia”.
Ma poi come si raccolgono i pistacchi e in quale periodo? “Si raccolgono con lo stesso procedimento delle olive. Il periodo è quello di fine agosto, primi giorni di settembre. Una volta raccolti vengono liberati dal mallo e poi messi ad essiccare al sole su un basamento di cemento, non devono essere a contatto con la terra, a quel punto il pistacchio è pronto per arrivare sulle nostre tavole e, prima sulle nostre cucine”.
Il pistacchio si usa infatti sia in pasticceria per torte e quanto altro e sia per i primi che per i secondi piatti. Ma il pistacchio è anche buono da sgranocchiare. E quello di Euro Funghi Centro Italia che fine farà? “Abbiamo già alcuni compratori che sono interessati ad acquistare i nostri pistacchi. Poi li useremo nella nostra cucina della Vecchia Scuola, ma abbiamo anche altri progetti che coinvolgono le scuole e i bambini. La coltivazione del pistacchio richiama scolaresche e abbiamo deciso che riserveremo quest’anno una piccola parte di terreno proprio alle scolaresche che al rientro da scuola, potranno venire a raccogliere i pistacchi”.
Una pianta, quella del pistacchio, arrivata nelle nostre coste, dalla Persia e dalla Turchia. In Italia la Sicilia è la terra principe del pistacchio, soprattutto a Bronte. Ma attenzione, perché anche la Toscana comincia a farsi spazio. Segnatevi allora questa località: Falciano, comune di Subbiano, pendici dell’Alpe di Catenaia. Francesco Verdini è determinato, ma soprattutto amante del suo lavoro e di questa che all’inizio sembrava una scommessa e che oggi è realtà. Il pistacchio parla anche toscano, anzi aretino.
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