Il caso
San Polo, gennaio 2023
Non è legittima difesa, né eccesso di legittima difesa: colpo di scena nel caso di Arezzo. Il giudice che doveva decidere sulla vicenda di San Polo ha restituito gli atti al pm Laura Taddei per riformulare il capo di imputazione. Ora Sandro Mugnai, 54 anni, l'uomo che con la carabina da caccia sparò al vicino che gli buttava giù casa con l'escavatore, rischia l'imputazione per omicidio volontario e vede aggravarsi la sua posizione. L'udienza di oggi, martedì 8 ottobre, doveva sfociare nella sentenza: condanna a 2 anni e 8 mesi, chiesta dalla procura, o assoluzione, chiesta dalla difesa secondo la quale Mugnai voleva proteggere sé e la famiglia dall'attacco ingiusto e pericoloso del Dodoli. Invece il giudice Claudio Lara sembra aver accolto quanto espresso nelle conclusioni dalla parte civile - la famiglia della vittima - che propendeva per l'omicidio volontario o comunque per un reato da punire, scartando la scriminante della difesa legittima. I fatti sono controversi e oggetto di una ricostruzione laboriosa. C'erano dissapori tra i due, residenti nella frazione nella campagna di Arezzo. La sera del 5 gennaio Dodoli prese la ruspa e iniziò a danneggiare le auto in sosta dei Mugnai. Lì sarebbe iniziato il conflitto, secondo il giudice, con Mugnai che avrebbe accettato la sfida. Non dunque, una reazione volta a proteggersi, ma un'azione deliberata con la consapevolezza di poter uccidere il rivale. Il processo torna indietro.
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