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Il caso

Arezzo, il giorno di Helenia: in appello l'automobilista dello scontro mortale assolto per colpo di sonno patologico

Luca Serafini

10 Ottobre 2024, 23:20

Helenia Rapini

Helenia Rapini

Il volto di Helenia è diventato un’icona. Non esce mai dai social, è al centro di eventi di musica e solidarietà portati avanti dal fratello dj Gianni. E torna di nuovo sotto i riflettori della cronaca perché a Firenze si celebra il processo d’appello all’automobilista che cinque anni fa, il 6 novembre 2019, perse il controllo della sua auto, un suv, e andò a schiantarsi sulla macchina di Helenia che rimase uccisa insieme al cane che aveva con sé. Ma il conducente del mezzo è uscito assolto dal processo perché riconosciuto “incapace di intendere e di volere” al momento dell’incidente.

Fu sorpreso al volante da un colpo di sonno addebitabile ad una patologia, l’Osas, di cui non sapeva di soffrire. Ma che, come un clic, spense ogni sua facoltà proprio mentre sulla sua strada incrociava la ragazza che non poté evitare l’impatto. Accadde a Ristradelle, striscia di asfalto parallela alla Sr71, a sud di Arezzo che scorre tra Olmo e Rigutino e questo sinistro, come si dice, è diventato un caso nazionale.

Non ci sono precedenti. E’ stata la procura di Arezzo, con l’allora procuratore capo Roberto Rossi, a impugnare la sentenza di primo grado e a proporre appello. E venerdì 11 ottobre ci sarà il nuovo giudizio per il 50enne che era alla guida dell’auto che piombò su quella di Helenia. Lo difendono gli avvocati Giulia Brogi e David Scarabicchi.

A palazzo di giustizia ci saranno anche il fratello e il padre della ragazza, con l’avvocato Francesco Valli che li assiste. Hanno ricevuto il risarcimento dall’assicurazione quindi non possono partecipare come parte civile, ma hanno seguito passo passo il processo e ritengono ingiusta la conclusione. La volontaria dell’Enpa quel giorno viaggiava sulla sua corsia di marcia e la collisione con il suv fu micidiale.

Negli accertamenti successivi, venne diagnosticata all’automobilista la sindrome delle apnee ostruttive del sonno (Osas) che avrebbe determinato l’improvvisa perdita di coscienza dell’uomo. Nessun atteggiamento imprudente, quindi, per contestare l’omicidio colposo. Secondo i familiari della giovane, che aveva 29 anni, fra le varie argomentazioni contenute in una memoria depositata in appello, sulle condizioni del conducente del suv avrebbe influito, piuttosto, l'assunzione di un medicinale che assumeva con effetto di sonnifero. Auspicio dei familiari di Helenia è che la corte di appello riformi la sentenza di Arezzo e condanni l’imputato alla pena di giustizia, con la revoca della patente di guida.

La difesa dell’imputato - che da allora si sottopone a cure e ventilazione notturna - ritiene, al di là della partecipazione al dolore per la tragedia, che il percorso processuale, l’istruttoria, con le consulenze di esperti, sia addivenuto ad una conclusione giusta e quindi da confermare. Verdetto in arrivo.

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