L'intervista
Sandra Capogreco
Alessandra Capogreco, presidente dell’Enpa di Arezzo, una vita dedicata al volontariato per gli amici a quattro zampe.
Come nasce l’impegno a favore degli animali che l’ha portata a presiedere l’Enpa di Arezzo?
“Il mio volontariato ha una storia lunga quasi cinquant’ anni…avevo poco più di 18 anni e vicino a casa mia trovai un cane abbandonato, mi innamorai subito e mi venne istintivo aiutarla. Non potendola portare in casa in quanto avevo già un altro cane, la ospitai nel mio garage, ma ben presto fu presa da quello che allora era l’accalappiacani e portata in degli stalletti al Foro Boario, quello che allora era il canile sanitario! Da lì poi passò al canile di via della Cella (attuale sede del canile) gestito anche allora da volontari Enpa. Era un luogo allucinante, ospitava più di 300 cani, recinti e cucce fatiscenti, il mangiare arrivava dagli avanzi della mensa dei militari pieno di scarti tipo bucce e stecchini e quindi tutto da pulire. Recandomi a trovare Yuma, mi fu chiesto di dare una mano, i volontari erano veramente 3 o 4 e non esistevano dipendenti. Fu così che detti la mia disponibilità ad andare in canile per 3 pomeriggi a settimana. Da lì è cominciato tutto: non esisteva nessuna legge che proteggesse gli animali e quindi nessun contributo pubblico, ma soprattutto era possibile l’abbattimento dei cani in canile. Avevamo bisogno veramente di tutto. Nel 1991 è arrivata la legge quadro 281 che è stata la svolta per il randagismo canino e felino: per la prima volta veniva previsto il divieto di abbattimento dei cani in canile, previsto l’obbligo ai Comuni di dotarsi di un canile sanitario e di un canile rifugio e si rendeva obbligatoria l’anagrafe canina.
Nel corso degli anni i dirigenti volontari diventarono anziani e non poterono più occuparsi del canile, mi ritrovai così senza accorgermene ad assumere responsabilità gestionali e soprattutto ad avviare relazioni con le Pubbliche amministrazioni. Con l’allora sindaco Vannucci ed il direttore generale Usl dottor Giuseppe Ricci furono messe le basi di quello che siamo oggi, nacque il nuovo canile con impianto fognario, box nuovi, aree sgambature, cucina, bagni e convenzione con l’Ente gestore che garantiva una entrata ad Enpa per provvedere all’assunzione di 3 operatori e dare un contributo per le cure.
In queste riunioni varie e concitate da parte di noi volontarie, conobbi Paolo Nicchi, mio marito e fondamentale in questo lungo percorso di aiuto agli animali. Dagli anni ‘90 quindi, assunsi sempre più responsabilità, costruendo relazioni proficue alla causa e cercando di trovare tempo anche per la famiglia che stava nascendo e per il mio lavoro. Mi sono ritrovata presidente della Sezione di Arezzo, dopo Paolo Bucciarelli Ducci e Cesare Cantucci. Oggi tanto è cambiato: c’è un canile rifugio ristrutturato, un’area gatti nuova inaugurati il 15 ottobre del 2023, insieme al canile sanitario ristrutturato dal Comune di Arezzo. Per noi è stato possibile fare questo grazie ad eredità ricevute e ad un gruppo dirigente operativo”.
Come è strutturato il canile municipale e quanti sono i volontari?
“In rispetto alla legge 281-91 ogni Comune e quindi anche Arezzo ha due canili municipali, uno sanitario dove i cani raccolti devono stare 60 giorni e sono sotto il controllo diretto della Asl veterinaria, ed un rifugio dove i cani sono ospitati per tutta la loro vita con la speranza dell’adozione definitiva. Nel corso di tutti questi anni ho visto tanti volontari e direi che c’è una grande alternanza, ad oggi siamo 40 compreso il gruppo direttivo”.
Quali sono i vostri progetti?
“I progetti sono importanti quanto la gestione del canile, perché sono loro che danno visibilità e sensibilizzano l’opinione pubblica in favore delle adozioni in canile, sono molto contraria all’acquisto di animali soprattutto se effettuati on line, di buoni allevamenti ormai esiste molto poco e gli acquisti on line nascondono vere sofferenze a questi cuccioli che sono stati fatti nascere in condizioni precarie e costretti a lunghi viaggi in condizioni pessime. I futuri progetti riguarderanno corsi di educazione cinofila, progetti nelle scuole elementari, apertura del canile con giornate dedicate, attività promozionali in città ed avrei il mio progetto ultimo: creare insieme al Comune un’area coperta dedicata a corsi di formazione ed alle visite scolastiche in canile ed allargare l’ospitalità dei gatti in stanze di prima accoglienza nuove”.
Quale storia al canile l’ha più colpita?
“All’inizio del mio volontariato esisteva ancora un vero e proprio maltrattamento verso gli animali, non c’era una legge che lo punisse, quindi cercavamo di arginare come meglio potevamo, oggi ci sono strumenti legislativi che impediscono questo e quindi abbiamo tutti il dovere di denunciare.
Di storie passate e recenti ce ne sono molte purtroppo, voglio ricordare quella di poco tempo fa relativo ad un sequestro dei carabinieri forestali a Capolona, 5 cani da caccia detenuti in condizioni pessime, malati ed uno in particolare ridotto a pelle ossa, pieni di pulci ovunque. Li stiamo curando, purtroppo quello più anziano e magro non ce l’ha fatta ed è deceduto la scorsa settimana. Non pensavo che ancora oggi si potesse arrivare a tanta cattiveria”.
Qual è il suo ricordo di Helenia Rapini?
“L’incidente che causò la morte di Helenia accadde verso le 14.40 e quando alle 15 non fu vista arrivare in canile, capimmo che poteva esserle successo qualcosa, con la certezza avuta neanche un’ora dopo.
Era puntuale e sensibile, sempre pronta a prendersi cura degli animali in difficoltà, anche quel giorno si era portata a casa un cucciolo da allattare che è deceduto con lei. Il suo armadietto con scritto Helenia è sempre nello spogliatoio. Ho avuto con lei anche discussioni sulla gestione di alcuni cani, semplicemente perché il suo istinto la rendeva anche un po’ incosciente…ma senza dubbio era una ragazza dolcissima, desiderosa di affetto. Per me e noi tutti del mondo Enpa è stato un grande dispiacere, troppo giovane e troppo buona per meritarsi una tragica fine così, ai suoi amati animali avrebbe potuto dare ancora tanto”.
Quale è stato il suo primo amico a quattro zampe e quali animali le fanno compagnia a casa?
“Il mio primo amico è stato Taddeo un bastardone bianco e nero raccolto da mio padre al Torrino, Buck, Daga, Best, Briciola, Lilly sono stati miei compagni di vita che non ci sono più. Oggi ho Mina di 7 anni arrivata in canile insieme ad altre tre sorelline, mia figlia Caterina ne allattò due e le altre due le allattò appunto Helenia, di una non siamo riusciti a separaci. Lo scorso anno è arrivato Zorro, raccolto da Caterina in autostrada nelle vicinanze di Arezzo, è un grosso cane nero ed abbastanza impegnativo…poi c’è un gatto rosso, Carlo, che vive libero in giardino oltre a numerosi ricci allattati e liberati in giardino che tutte le sere vengono a mangiare”.
Quali altri interessi coltiva?
“Mi piace molto viaggiare e grazie al mio lavoro ho avuto ed ho la possibilità di farlo spesso, il Giappone oltre ad essere il mio luogo di lavoro è il posto del cuore, mi piace cucinare e dedicarmi al giardino, con la famiglia comunque sempre al primo posto, mia figlia Caterina ha intrapreso un lungo percorso di studio e fortunatamente ha ancora bisogno di me!”.
Vuole fare un appello per le adozioni e contro gli abbandoni?
“Ad oggi qui da noi il problema dell’abbandono inteso come lasciare un cane in strada è sempre più raro, il problema si sta spostando sul versante sociale: persone fragili per vari motivi, anche economici, che non possono più tenere il proprio “amico”, persone sole che muoiono e lasciano il loro “amico” che nessun parente vuole…e adozioni incoscienti di cani di carattere che diventano per la famiglia ingestibili se non opportunamente educati.
Quindi non prendete ed ancor peggio comprate cani o gatti senza la consapevolezza che sono un impegno sia in tempo da dedicargli, ma anche un impegno economico. L’adozione oggi deve essere consapevole ed è quello che cerchiamo di fare in canile: prima di ogni adozione viene fatto fare un percorso perché se “scocca” la scintilla il cane potrà uscire dal canile, altrimenti è meglio rimanga con noi”.
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