Arezzo
Tra quelle preziose pagine che ci arrivano dal Rinascimento c’è la straordinaria “mail” di Giorgio Vasari: la posta cartacea e manoscritta con Papi, Granduchi e big del suo tempo come Michelangelo Buonarroti di cui appare anche un sonetto.
Nel 450° della morte dell’illustre aretino quella miniera di documenti resta in un armadio, ad Arezzo, poco visibile ai più - consultabile a Casa Vasari dagli specialisti e non in mostra - mentre la sfida infinita dell’Archivio vasariano e del suo valore economico prosegue. Da una parte ci sono i Festari, la nobile famiglia che aveva in eredità le carte, dall’altra c’è lo Stato che nel 2017 li ha espropriati. Il braccio di ferro verte sulla cifra dell’indennizzo: 1 milione e mezzo quello versato. Poco, per gli eredi che in appello hanno ottenuto un ritocco in alto: 6,3 milioni che però non li soddisfa affatto, mentre il ministero ai beni culturali si oppone pure a quella cifra.
Due ricorsi pendono così davanti alla Cassazione ma ancora non c’è una data per l’udienza.
Intanto il 21 novembre davanti al giudice delle esecuzioni mobiliari del tribunale di Arezzo, Andrea Mattielli, si celebra un’udienza su un altro filone della storia, che contrappone i Festari ai loro creditori. C’è un’ordinanza del giudice secondo la quale, dato che le carte vasariane non sono più nelle disponibilità degli eredi, i creditori che hanno fatto il pignoramento possono aggredire, per estensione, l’indennizzo che lo Stato ha versato ai Festari e che giace alla Cassa dei Depositi e Prestiti. Gli eredi si oppongono: non ci stanno a farsi mangiare l’indennità, che è provvisoria e che ritengono soltanto un acconto su quanto loro dovuto dallo Stato. La partita grossa sull’Archivio resta quella tutta da giocare alla Suprema Corte.
- Tommaso Festari, siete stati coinvolti nelle celebrazioni del 450° di Vasari?
No. E pensare che se l’Archivio è arrivato ai giorni nostri è grazie alla nostra famiglia, questo è un dato di fatto.
- Le carte non sono più vostre da un pezzo.
L’esproprio venne fatto nel 2017 subito dopo l’importante mostra organizzata a nostre spese a Firenze in collaborazione con le istituzioni ma economicamente a cura nostra. A distanza di diversi anni devo dire che non ci sono state altre iniziative, esposizioni, momenti di valorizzazione dell’Archivio e della città. Ciò che è stato allestito all’Archivio di Stato mi sembra incompleto e mi lascia perplesso il fatto che si sia preferito collaborare con la Beinecke Library legata alla vicenda dei tre faldoni esportati negli Usa, denunciata dallo stesso ministero, e non con noi.
- Quanto sarebbe secondo voi il prezzo giusto per le carte che vi sono state espropriate?
La perizia fatta in appello da De Bernardi parla di 63 milioni, poi ridotti del 90 per cento per i vincoli. Vengono ritenuti non autentici i disegni di Michelangelo, cosa per noi contestabile, che sono 3 e poterebbero la valutazione ben più in alto, oltre 100. Nel ricorso portiamo i nostri motivi. L’assicurazione che fu stipulata per la mostra era di 90 milioni altrimenti la Soprintendenza non non mi avrebbe rilasciato l’autorizzazione. La valutazione è stata fatta in modo opinabile.
Chissà se il 2025 sarà l’anno della sentenza. I Festari si attendono ben altro rispetto al milione e mezzo, come minimo i 6,3 milioni della stima fatta dalla casa d’aste Pandolfini a Firenze nel 2023 dopo il loro ricorso alla corte civile di appello. Ma i legali dei Festari puntano ad una somma più ingente. La stima di 63 milioni è stata abbattuta per via dei vincoli di pertinenza e conservazione che gravano sui documenti che non si possono spostare dalla casa che Vasari costruì e affrescò nel centro di Arezzo.
Intanto al tribunale di Arezzo si deve dirimere la lite sul pignoramento. Il giudice Mattielli ha respinto la richiesta dei Festari secondo i quali l’esecuzione si sarebbe ormai estinta visto che l’Archivio non è più di loro proprietà. Le carte no, ma i soldi relativi ci sono, sostiene il giudice, che dà il disco verde ai creditori a mettere le mani sull’indennizzo accantonato. In ballo, complessivamente, c’è circa mezzo milione, un terzo dell’indennità di esproprio provvisoria. L’udienza di giovedì può riservare sorprese, come questa telenovela ci ha abituati nei decenni, una diatriba tra eredi e istituzioni pubbliche che potrebbe arrivare in futuro anche dinanzi alla corte europea.
Nel 2009 ci fu pure il tentativo di vendita delle carte dell’autore delle Vite ad un oligarca russo per la straordinaria cifra di 150 milioni. L’altolà del ministero dei beni culturali stoppò tutto. Una miniera di documenti manoscritti appannaggio solo degli specialisti per studi e ricerche, ma per lo più sconosciuto alla gente comune, ai visitatori, ai turisti che potrebbero goderne, in un contesto pubblico di valorizzazione nel Museo di Casa Vasari. Così non è, nell’anno delle grandi celebrazioni.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy