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Arezzo

Televisione, Teletruria compie 50 anni. Il presidente Alessandro Butali: "Imparzialità, moderazione, tra la gente"

Luca Serafini

17 Novembre 2024, 09:32

Televisione, Teletruria compie 50 anni. Il presidente Alessandro Butali: "Imparzialità, moderazione, tra la gente"

“Lo hanno detto a Teletruria”. E’ la frase che da mezzo secolo è sinonimo di affidabilità. Un sigillo. Nel passaparola tra la gente quella è la certificazione su fatti di cronaca, eventi, approfondimenti. Dal 1974.
Teletruria festeggia i suoi 50 anni lunedì 18 novembre, giorno del compleanno. Festa a invito al Teatro Petrarca di Arezzo con immagini, protagonisti di ieri e di oggi, autorità. E’ un traguardo e una ripartenza verso nuove sfide perché non c’è tempo di fermarsi e cullarsi sul passato per chi segue lo scorrere del tempo. Una volta via cavo, poi tramite antenna, parabola, digitale.
Incontriamo l’ingegnere Alessandro Butali, presidente della televisione che trasmette in provincia di Arezzo sul canale 16 e in Umbria sull’88. La seconda emittente libera in Italia dopo Tele Biella, svolta storica che cambiò l’etere.

- Presidente Butali, qual è il segreto di Teletruria?

Imparzialità, equilibrio, moderazione. Aggiungo anche qualità. E una cosa cui tengo in modo particolare: aretinità.

- Teletruria appartiene al cento per cento a Butali spa. Come si è legata la sua famiglia alla tv?

Mio padre, Benito Butali, entrò nel 1982. L’emittente era stata costituita nel 1974 da Gianfranco Duranti, persona straordinaria che ci manca tantissimo. Duranti e i suoi soci misero a frutto un contributo di Banca Popolare dell’Etruria, dalla quale discende il nome Teletruria. Con lui c’erano Massimo Bartolozzi, Antonio Di Meco e Mario De Filippis. Veri pionieri. Gianfranco il factotum. Sede in Corso Italia, servizi artigianali.

- Poi?

Nel 1978 - 1979 la famiglia Lebole con una delle sue società prese Teletruria. La mia famiglia è arrivata alla fine del 1982, inizio 1983, dopo una fase travagliata per la crisi che aveva colpito Lebole. La tv fu messa in vendita.

- Perché il commendatore Benito Butali comprò?

Io all’epoca ero appena neolaureato ancora non impegnato in azienda con ruoli direttivi, ricordo che mio padre fu attratto dall’operazione in quanto la tv copriva i territori nei quali operava con i negozi di elettrodomestici e tecnologici, quindi la provincia di Arezzo, parte del Senese e il Valdarno aretino. Intuì che poteva essere una scelta azzeccata. E la promozione dell’Arezzo in serie B in quel magico 1982 ricordo che creò grande entusiasmo. Così mio padre entrò. A livello personale, non come azienda. E con Duranti altra figura chiave di quel periodo era Del Vita.

- Siete poi rimasti sempre proprietari.

Sì. Attraversando decenni di trasformazioni sociali, economiche, tecnologiche. Dall’analogico al digitale. All’inizio le antenne delle emittenti televisive private erano tantissime, anche ad Arezzo, poi con il tempo c’è stata una durissima selezione.

- Cosa ha rappresentato e rappresenta Teletruria per la famiglia Butali?

Un impegno, un servizio per la gente, il territorio. La gestione non è facile ma ci onora. Come ogni azienda vanno seguite logiche imprenditoriali e contabili: le entrate arrivano da pubblicità, istituzioni, contributi pubblici. Nel tempo hanno lavorato per noi decine e decine di giornalisti, tecnici, professionalità di vario genere che hanno anche raggiunto altri livelli. Il filo che abbiamo seguito è quello tracciato dal fondatore Gianfranco Duranti che ci ha lasciati nel 2018. E c’è un aspetto, incontestabile, sul quale non transigo.
- Quale?
L’essere indipendenti. Sfido chiunque a dire che Teletruria è di destra o di sinistra. E’ un servizio aperto a tutti, dà voce a ogni espressione del territorio.

- Crescere significherebbe anche ampliare il raggio di azione.

Guardi, la mia linea è quella di mantenere il dna aretino, con Arezzo e Valdichiana tradizionalmente nostri territori, aperti e molto attivi nelle aree geografiche dove già operiamo, come Umbria, Altotevere, Valtiberina, parte della provincia di Siena, senza espanderci ulteriormente verso Firenze, Pisa, Livorno, Massa dove pure arriviamo. Il nostro prodotto punta sull’informazione, distribuita nelle fasce orarie e nei territori, lo sport, gli approfondimenti con trasmissioni come Esplorando che portano in evidenza le eccellenze.

- I momenti più coinvolgenti vissuti?

Senz’altro le vittorie in campionato dell’Arezzo nel 1982 e nel 2004 con i festeggiamenti nella sede di Teletruria a Casenuove di Ceciliano. Di impatto sono anche stati momenti negativi come la radiazione dell’Arezzo nel 1993, i servizi legati alle calamità ed eventi di cronaca, come il crollo di parte della diga di Montedoglio: fummo i primi ad arrivare con la troupe e la Rai ci chiese le immagini. I terremoti, certi fatti di cronaca nera, il periodo del lockdown sofferto ma prezioso per la comunicazione ai cittadini. Ciò che ci qualifica è l’obiettività e l’aderenza ai fatti, senza eccessi, trasparenti, la narrazione quotidiana della vita dei territori in tutte le sue espressioni: politiche, economiche, sociali, di aggregazione, sportive. E come per Bernacca la gente così si esprimeva e si esprime: ... lo ha detto Teletruria.

- Lei pare sia molto attento anche ai toni, alle espressioni, al modo di porgere servizi e notizie.

Il mio pallino è l’equidistanza. E la moderazione. No agli aggettivi forti, le cose si raccontano per quello che sono senza forzature.

- Una proposta televisiva varia e assortita. Si parla di 4 milioni di utenti.

Per noi contano molto anche l’arte, l’ambiente, la medicina con ospiti specialisti nei vari settori. I dati dell’audience in generale li ritengo personalmente poco affidabili, da prendere con le molle, purtroppo i contributi statali si basano su quelli.

- Cosa c’è da attendersi dalla festa a invito di lunedì 18 per il 50° al teatro Petrarca.

I miei collaboratori hanno lavorato ad una magnifica serata. Con immagini, volti, storie, riconoscimenti, autorità. Con me ci sarà l’amministratore delegato del Gruppo Butali, Alberto Bruni, l’amministratore delegato di Teletruria, Paolo Dottori, il direttore Luigi Alberti, e tutti coloro che lavorano con noi. Ricordi, emozioni ma anche prospettive.

- La nuova sfida per Teletruria?

Le tendenze sono due: una, che è la mia, è di mantenere l’aretinità e non allargare tanto il territorio di competenza dal quale stringere un rapporto di do ut des anche economico, attività che fanno pubblicità: l’altra è quella di compiere un salto nel centro Italia per coprire ancora di più Toscana e Umbria. Oggi è possibile efficientare i servizi, fare dirette e collegamenti con costi inferiori, grazie a internet e nuove tecnologie. Tutto più semplificato rispetto a quando servivano tre persone e per fare una diretta. E anche in studio un tempo serviva un presidio pure di notte, oggi non più. Ma per affrontare uno sviluppo in termini di estensione geografica, serve una struttura ramificata e costosa: si perderebbe quel dna iniziale sul quale io punto da sempre, il segreto del nostro successo che permette di dire che da mezzo secolo Teletruria fa parte della nostra storia e la racconta.

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