Arezzo
L'assalto alla Fullove
Natale in libertà per uno dei due rumeni fermati da polizia e carabinieri perché accusato di far parte di una delle bande che nel 2024 hanno messo in atto 25 assalti alle ditte orafe del distretto di Arezzo. “Mancano gravi indizi di colpevolezza”, questo scrivono i giudici del tribunale del riesame di Firenze che ieri hanno revocato la custodia in carcere per il 23enne rumeno. Alle 8 di mattina del 29 novembre scorso, dopo il colpo da 160 mila euro alla Fullove di Laterina, il giovane infangato e spaesato vagava per il paese e chiedeva al bar di poter fare una telefonata.
Furono avvisati i carabinieri che lo portarono in caserma per accertamenti, poi scattò il fermo di polizia giudiziaria quando in zona venne trovato un altro rumeno ritenuto suo complice. Quest’ultimo sbucava da una stradina alla guida di una Lancia Y nell’assetto di chi sta cercando qualcuno. La fuga dopo il furto alla Fullove doveva essere stata precipitosa e la banda si era sparpagliata, ritennero gli investigatori.
Nella macchina, poi, gli inquirenti trovarono una serie di elementi utili, scontrini e indumenti, dalle telecamere emerse anche che quella targa era passata nella zona del furto di Laterina e pure dalle parti della New Chains di Tegoleto, finita nel mirino in precedenza. Non solo, polizia e carabinieri risalirono anche al covo della banda ubicato a Quarrata di Pistoia dove furono raccolti altri indizi. Il gip di Arezzo, Claudio Lara, convalidò il fermo dei due rumeni (“sussistono certamente i gravi indizi di colpevolezza in ordine alla commissione dei delitti”) ravvisando il pericolo di fuga e di reiterazione del reato. I due soggetti, senza fissa dimora e da poco in Italia, negarono ogni coinvolgimento nei furti.ù
Ora, a distanza di una ventina di giorni, uno di essi viene scarcerato e, pur rimanendo indagato, adesso non ha alcun obbligo. Può tornarsene nel suo Paese, come rimanere in Italia. I giudici fiorentini hanno accolto i rilievi mossi dall’avvocato Maria Fiorella Bennati, che difende il 23enne, e gli hanno spalancato le porte del carcere di via Garibaldi. Il quadro indiziario è stato ritenuto debole, fragile, insufficiente. La difesa ha sostenuto l’assenza di certezze sul fatto che il giovane fosse realmente uno dei membri della banda che nei filmati si vede sfondare la ditta e poi compiere la razzia. Resta dentro, almeno per ora, l’altro rumeno 40enne.
Gli inquirenti alle prese con la sequenza di furti alle aziende del distretto orafo sono impegnati a individuare ulteriori banditi di questa e delle altre bande che asportano oro, argento e ottone. Oltre che con l’abilità dei malviventi - professionisti smaliziati e temerari - polizia e carabinieri devono misurarsi anche con il garantismo del sistema giustizia che non permette di privare la libertà alle persone in assenza di elementi ritenuti schiaccianti.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy