Arezzo
Samir ed Elina studenti a Rondine
Nemici insieme. Seduti alla stessa tavola, per condividere la festa della luce e sconfiggere il buio della guerra. E’ il Natale di Elina e Samir, 22 e 24 anni. Lei viene dall’Armenia, lui dall’Azerbaigian. Un odio antico divide i loro Paesi, conflitto infinito, spaccatura per ora insanabile.
Ma a Rondine, Cittadella della pace a pochi chilometri da Arezzo, l’impossibile è possibile e il senso del Natale qui è concreto, va ben oltre gli addobbi, le lucine, le statuine, i pacchi incartati con il fiocco. Il Natale a Rondine è quello che dovrebbe essere: pace. Vissuta e sperimentata da studenti che arrivano da nazioni in guerra ma che trovano le condizioni per trasformare il conflitto in condivisione, per costruire il proprio futuro personale e un mondo migliore. Non è zucchero, è quotidianità. “Quest’anno, mi trovo lontana dalla mia famiglia, in questo piccolo borgo della Toscana chiamato Rondine e qui il Natale ha assunto per me un significato nuovo e profondo” dice Elina.
“Qui a Rondine ho fatto una scelta che sembra impossibile: sedermi alla tavola di Natale con il mio nemico. Guardarlo negli occhi, condividendo il nostro dolore, ascoltare le sue sofferenze che assomigliano così tanto alle mie. Due lati opposti che per la prima volta non si vedono più come nemici, ma come il futuro”. Per superare i conflitti, certo, non basta uno schiocco di dita. “Non è stato facile” ammette la ragazza armena. “Serve coraggio per superare il muro della guerra e guardare le persone non come 'noi o loro', come 'amici o nemici', 'giusti o sbagliati', ma come esseri umani. È un passo difficile, ma necessario”. Vedere nell’altro, non un simbolo o una nazionalità, ma un uomo, svela Elina. Questo fa la differenza.
“Tutto è cambiato quando ho capito che il passato e l’odio non contavano più, che eravamo due esseri umani che avevano attraversato lo stesso inferno. Non siamo solo il futuro: siamo anche il presente”. Ora a Rondine i due studenti lavorano per trasformare l’esperienza della guerra “in un percorso di riconciliazione attraverso l’educazione”. Per coltivare questi semi e formare leader del dialogo e della pace nei propri Paesi, c’è però bisogno di sostegno. Così Elina e Samir, ad una voce, chiedono a chiunque di fare un contributo a Rondine in questo Natale. Un dono. Un investimento sulla pace. Basta visitare il sito rondine.org per ricevere le indicazioni.
“Nel mio Paese ho studiato storia, ma qui a Rondine Cittadella della Pace sto imparando qualcosa di altrettanto importante: come trasformare il passato in una strada verso il futuro” dice Samir. “La storia ci insegna che i conflitti nascono dove le relazioni tra le persone si spezzano. Se non costruiamo ponti, il vuoto che resta alimenta l’ostilità. È così facile restare prigionieri del silenzio, delle paure, dei pregiudizi. Ma c’è un’altra via: quella del dialogo, della comprensione, del coraggio di guardare l’altro come un essere umano, non come un nemico”.
E ancora: “La pace è fatta di piccoli passi, ma ognuno di quei passi può cambiare il destino di una comunità, di un Paese, del mondo. Questo è il mio cammino e di tanti altri giovani a Rondine. Ma non possiamo farlo da soli”. Le donazioni alimentano percorsi, borse di studio e progetti che permettano a Elina, Samir e altri, di tornare nei loro Paesi come ambasciatori di dialogo e riconciliazione.
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