Arezzo
Foto generica (ia)
A febbraio avrà 25 anni, per quasi 10 è stato irreperibile, fin quando la polizia lo ha rintracciato alla frontiera con la Svizzera: ora la giustizia gli chiede conto di una serie di episodi violenti che il giovane nato in Italia, ma di origini macedoni, avrebbe commesso ad Arezzo quando era un 15enne. E’ stato rintracciato di recente al nord il presunto leader della baby gang che tra 2015 e 2016 imperversava in città: ora deve difendersi in un processo che da una vita si trascina davanti al tribunale dei minorenni di Firenze. Anche se i protagonisti sono tutti ormai grandi, qualcuno sposato e padre di famiglia. Il conto da saldare è ancora aperto per un sistema giudiziario a passo di lumaca.
Così lento da porre dubbi e interrogativi sul senso rieducativo che invece dovrebbe avere la giustizia minorile su giovanissimi che necessitano di correzioni. La gang composta da bulli o presunti tali è invecchiata: sono 9 e tutti intorno ai 25, 26 anni, per lo più di origini straniere come il loro capo sfuggito per lungo tempo alla giustizia. Devono rispondere di una serie di prepotenze e azioni di micro crimine cittadino commesse in varie parti della città con intimidazioni, minacce e botte ai malcapitati, loro coetanei. Usavano anche una pistola per spaventare. Oppure pugni e calci erano le armi naturali per strappare soldi, anche pochi centesimi, o sigarette. Dettavano legge e questo avveniva tra 2015 e 2016, ben prima delle deprecabili azioni della banda Montana (2020-2021).
Dei 9 imputati, 8 sono chiamati in causa per alcuni episodi mentre al presunto leader della squadra di bulli sono contestati in blocco. Lui c’era sempre. Un ruolo di primo piano, il suo. Nel procedimento penale al tribunale fiorentino che si occupa di minori, il 31 marzo, sarà l’avvocato Alessandro Calussi a difendere il 25enne finora sfuggito alla giustizia. Gli altri 8 ex ragazzini terribili sono più avanti nel processo. Erano teen ager, ora sono grandi e grossi. Dalla metà degli anni Dieci del Duemila alla metà degli anni Venti, si è arrivati di slittamento in slittamento. I reati vanno dalla rapina alle minacce, alle percosse, e diversi capi di imputazione, con il tempo, cadono in prescrizione. Oltre all’avvocato Calussi, gli altri legali impegnati su questo fronte sono Alessandro Mori, Simona Donnini, Laura Coleschi, Stefano Lusini, Alberto Marchesi, Barbara Amato, Samuel Fedele.
Il maggior numero di episodi avvenne nell’estate 2015 quando i giovanotti teste-calde seminavano paura. Individuavano vittime da colpire e mettevano a segno le aggressioni. Le vittime furono 15. Un giorno alla ex caserma Cadorna tre ragazzi furono circondati da un gruppo numeroso (molti sono rimasti non identificati) e costretti a consegnare denaro in contante, un braccialetto e altri oggetti. Un altro ragazzo si vide strappare con la forza il Casio in acciaio che aveva al polso. Pugni, schiaffi. Minacce. Qualcuno si è anche visto picchiare per una sigaretta, per qualche monetina, o per il semplice gusto dei bulli di imporre la loro legge.
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