Arezzo
Silvia Fanetti e uno dei suoi cani
“Dopo le feste non buttate via i vostri alberi di Natale, li prendo io”. L’annuncio sui social non è passato inosservato e qualcuno ha già preso contatti con Silvia Fanetti. “Nella mia azienda agricola dove vivo e allevo cani ho tanto spazio, due ettari di terreno, e non mi manca certo il posto per piantarli e per consentire agli abeti di proseguire la loro vita anche una volta usciti da case e negozi, spogliati degli addobbi natalizi”, dice Silvia.
Un’iniziativa semplice che conferma la grande sensibilità di una donna la cui vita è dedicata completamente, o quasi, alla natura e soprattutto ai suoi meravigliosi esemplari di Weimaraner, il bracco di Weimar, razza che Silvia Fanetti alleva dal 1998 con passione straordinaria.
“Gli interessati all’appello sugli alberi di Natale, possono contattarmi e ci mettiamo d’accordo, se preferiscono portare qui gli abeti oppure che io vada a prenderli”, aggiunge la titolare dell’allevamento dei Grandi Grigi, nei pressi di Badia al Pino. Un luogo tranquillo, con prati, campi e bosco.
“So che molti di questi abeti hanno poca speranza di sopravvivere, perché hanno radici molto ridotte, ma ci proverò, ne vale comunque la pena. Io e il mio compagno Daniele, l’albero lo abbiamo fatto direttamente all’esterno, piantandolo. Ed è stato proprio Daniele a darmi l’idea dell’appello”.
Uno, due, dieci, venti? Quanti saranno gli abeti dismessi recapitati a Silvia dopo l’Epifania, è difficile prevederlo. L’effetto dell’annuncio sui social può amplificare la risonanza dell’invito. Il problema, casomai, sarà poi fare le buche.
A proposito di piantagione di abeti di Natale tolti dai vasi dopo un mese in casa, l’esperto del settore, il castiglionese Gian Carlo Faralli, spiega che l’attecchimento non è facile, anzi riesce di solito nel 50 per cento dei casi. “Più grossa è la pianta e meno probabilità che attecchisca ci sono”, dice. “Un alberello di un metro ha molte probabilità di farcela, i fattori comunque che incidono sono diversi, come il trauma per il riscaldamento in casa. Se l’abete è stato in un ambiente fresco ha più possibilità di attecchire”. Faralli prosegue: “E poi va vista la zolla che aveva e di solito, per esigenze di trasporto, sono molto ridotte con radice minima o nulla... si consideri che una pianta di due metri dovrebbe avere la zolla di 50 centimetri di diametro.”
E una volta fatta la buca all’aperto, l’ex albero di Natale viene messo a dimora e annaffiato. “Meglio se si mette del terriccio, della torba, di certo l’abete non va piantato in luogo umido, con ristagno, perché le conifere non lo prediligono”.
Silvia prende nota. Una donna impegnatissima con i suoi bellissimi cuccioli. “Qui si lavora sempre, non c’è Natale, non c’è Pasqua, vanno sempre seguiti. Con i miei cani ho un rapporto meraviglioso. Con chi vuol averne - e sono andati anche in Russia, Portogallo, Francia - prima viene avviata una conoscenza e uno scambio di informazioni perché devo essere sicura su dove vanno e con chi. Deve accendersi una scintilla.”
A proposito di cani e di feste, a Capodanno sarà dura per molti di loro a causa dei botti. “No ai botti, sì ai biscotti. Il problema è per tutti gli animali, non solo i cani. Noi qui siamo a distanza, non ci sono problemi, ma penso ai tanti che davvero in quella notte subiranno un trauma. Servirebbero rispetto e buon senso”.
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