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Arezzo

Moglie malata uccisa, sentenza lampo per il marito il 30 gennaio: cosa rischia. "Non ce la facevo più"

Aperto in Corte d'Assise il processo ad Alessandro Sacchi per la morte di Serenella Mugnai, lui 80 anni lei 73

Luca Serafini

11 Gennaio 2025, 10:24

Alessandro Sacchi

Alessandro Sacchi

Sentenza lampo per Alessandro Sacchi - l'uomo di 80 anni che il 21 giugno 2024 ad Arezzo ha ucciso la moglie Serenella Mugnai di 73 anni, malata di Alzheimer - riconosciuto semi infermo di mente al momento del fatto, per lo stress patologico accumulato per fronteggiare il problema. Il 30 gennaio la Corte d'Assise di Arezzo ascolterà i testimoni e quindi le conclusioni del pm Marco Dioni e dei difensori dell'imputato, gli avvocati Stefano Sacchi, nipote, e Piero Melani Graverini, quindi i giudici si ritireranno in camera di consiglio per uscire con il verdetto, salvo variazioni dell'ultim'ora.

L'uomo, libero per l'annullamento della misura cautelare da prima di Natale (per il giudice non sussistono le esigenze per il carcere e i domiciliari), era presente in aula. Visibilmente provato, occhiali neri, consapevole. Fece fuoco con la vecchia pistola del padre nell'appartamento di viale Giotto dove la coppia, unitissima, abitava da una vita.

Molto affiatati, tutto si era complicato con la malattia di Serenella. Un banale diverbio sfociò nella tragedia. "Non ce la facevo più" disse l'ottantenne ai poliziotti arrivati dopo che lo stesso Sacchi aveva avvisato i vicini. E a testimoniare nel processo saranno proprio i vicini, gli amici stretti della coppia, la donna che si occupava di Serenella e il medico, oltre alla psichiatra che ha svolto l'accertamento dal quale emerge il parziale vizio di mente dell'imputato in quello specifico momento in cui uccise.

La corte, con presidente Anna Maria Loprete e a latere Ada Grignani, più i giudici popolari, ha respinto la richiesta di rito abbreviato che avrebbe concesso a Sacchi la riduzione di un terzo della pena, a prescindere. Si tratta di un reato - l'uccisione della moglie - che in linea teorica prevede l'ergastolo quindi la legge non prevede il rito alternativo. Nella gradazione della pena per quello che non appare un femminicidio nel senso classico, si terrà conto degli sconti per la semi infermità mentale e per le generiche, e alla fine potrebbe uscire una pena intorno ai 10 anni di reclusione, anche meno. Da scontare non in carcere, per l'età dell'uomo.

Ma il processo è ancora da celebrare e il dibattimento appena aperto. All'udienza si è presentata una cugina della vittima che non si costituisce parte civile ma come rispetto a Serenella parteciperà all'udienza.

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