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IL FATTO DEL GIORNO

Arezzo, alloggi popolari in via degli Accolti cadono a pezzi. Rabbia dei residenti, replica Arezzo Casa

Francesca Muzzi

16 Gennaio 2025, 04:24

Case popolari

Le case che sono in via degli Accolti

L’oblò che serve a chiudere una delle finestre delle scale condominiali delle case popolari in via degli Accolti è ancora sul marciapiede. E’ caduto martedì mattina intorno alle 8.30, mentre stava passando una residente che andava a lavorare. “Un tonfo sordo, un passo più avanti e mi prendeva”, dice Michela. E’ ancora sull’asfalto l’oblò, quando intorno alle ore 11 di ieri mattina, siamo arrivati alle case popolari di via degli Accolti. Davanti c’è la caserma dei vigili del fuoco, dietro quelle case che hanno 40 anni e sono piene di muffa, di umidità e di degrado, c’è quella che una tempo era “l’Arezzo bene”. Per capirsi, confinano con il parco Giotto. Ci sono pochi inquilini quando arriviamo, ma ci accoglie lo stesso una signora. E’ gentile e ci dice: “Queste case hanno 40 anni, nessuno, se non gli inquilini stessi, dentro ogni abitazione ci ha fatto i lavori”. La sua casa è dignitosa ed elegante, ma poi ci porta sulla terrazza e ci dice: “Vedete quei calcinacci per terra? Stanno venendo giù dalla facciata. Non è intonaco, sono proprio calcinacci”. “Tocchi di cemento armato”, dice Michela che si è vista volare l’oblò vicino tanto così”. A guardare quella facciata delle case popolari, viene quasi da chiedersi come si fa ad abitare qua. “Perché non ci possiamo permettere una casa nostra e così stiamo qui. Tra la muffa e l’acqua”. Saliamo le scale interne del condominio. Tra le pareti ci sono perdite d’acqua. “Un anno fa - dicono sempre i residenti - proprio a causa dell’acqua si è tutto allagato e una ragazza è caduta e si è fatta male”. Ad ogni specie di pianerottolo dove si interrompe la scala, ci sono questi grandi oblò. “Se ne saranno rotti cinque o sei”, sottolineano gli inquilini. “Quando ieri è caduto sembrava una scossa di terremoto, tanto ha fatto rumore”, ci dicono ancora. I pezzi di plastica sono ancora sul marciapiede. Se alziamo lo sguardo la facciata ci rimanda a tende strappate. Qualcuno dice: “E’ vero che fanno poca manutenzione, ma è anche vero che alcuni inquilini non tengono bene la casa. Basterebbe poco”. E ci racconta: “Quando sono venuto ad abitare qua, circa un anno fa, appena sono entrato in casa, era tutto allagato. Mi sono rimboccato le maniche e insieme ad altre persone abbiamo cominciato a mettere mano a ciò che potevamo fare da noi. Come la cassetta delle poste, il campanello. Occorre fare anche noi la nostra parte e non aspettare che lo facciano gli altri”. Replica Arezzo Casa che sottolinea: “Via degli Accolti è un condominio che conta 36 alloggi”, sottolinea il presidente Lorenzo Roggi. “35 sono di Arezzo Casa e uno solo è di proprietà. E dunque quando si deve fare manutenzione straordinaria, praticamente se la proprietaria della casa non ha i soldi, la manutenzione non può essere fatta come avviene in qualsiasi condominio”. Sugli oblò Roggi spiega: “Gli oblò sono stati ricontrollati tutti a settembre scorso e sette oblò sono stati sostituiti, perché erano quelli pericolanti. L’oblò che è caduto era sano, ma qualcuno lo ha lasciato aperto in questi giorni di vento e così il vento stesso ha scardinato il perno ed è per questo che è finito per terra”. Sulle case di via degli Accolti, era intervenuto a più riprese il Pd, l’ultima volta a novembre scorso quando aveva chiesto al Comune se aveva previsto interventi sulle case popolari e in particolare su quelle di via degli Accolti. Anche Scelgo Arezzo è intervenuto sulla vicenda: “Ad inizio consiliatura, proponemmo l’istituzione di una commissione consiliare ristretta che con i tecnici di Arezzo Casa o del Comune effettuasse sopralluoghi per verificare la consistenza e lo stato ‘di salute’ delle case popolari. Per cui rimettiamo sul tavolo quest’idea, rimasta purtroppo attuale, per consentire ai consiglieri comunali di assumere consapevolezza della situazione e individuare così alcune possibili soluzioni”.

Servizio sul Corriere del 16 gennaio

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