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Arezzo

Helenia morta per un incidente stradale senza precedenti, non si trova un esperto che studi il caso per la nuova perizia

Luca Serafini

24 Gennaio 2025, 06:05

Helenia Rapini

Helenia Rapini

 Non si trova un perito per risolvere il complicato caso di Helenia, la ragazza morta nell’incidente stradale di Ristradelle 5 anni fa: un’auto finita dritta contro la sua utilitaria. Il conducente si era addormentato al volante, ma è stato assolto dall’accusa di omicidio stradale perché a fargli chiudere gli occhi fu, dice la sentenza di primo grado basata su accertamenti medici, la sindrome Osas di cui l’uomo soffriva senza saperlo. Quindi il colpo di sonno fu patologico: non era cosciente, non si può punire. Caso senza precedenti.

A Firenze, dopo il ricorso della procura, si attende il via al nuovo processo al 49enne di Arezzo. Ma non comincia mai, neanche ieri. Perché in tutta Italia non si trova un medico specialista qualificato al quale affidare la nuova perizia medico legale su questa malattia - la sindrome delle apnee ostruttive del sonno -, sulla condizione in cui era l’automobilista, se fu effettivamente la Osas la responsabile della tragedia e non una condotta di guida da condannare.

Il padre e il fratello di Helenia con un loro consulente hanno instillato dubbi raccolti anche dalla procura generale: occorre affidare cartelle cliniche, esami, carte, ad un luminare che vagli tutto. Ma i giudici della Corte d’appello fiorentina e gli uffici giudiziari non ci sono ancora riusciti a trovare il medico idoneo. Così la vicenda di Helenia rimane in sospeso. Con l’imputato, fino a prova contraria innocente, che attende il giudizio di secondo grado, difeso dagli avvocati Davide Scarabicchi e Simona Brogi; e con i familiari di Helenia che aspettano il nuovo pronunciamento su una vicenda dolorosa. Una ferita che sanguina. Un dubbio irrisolto.

Helenia, volontaria Enpa, viaggiava con a bordo un cane e morì pure quello. In sua memoria si tengono iniziative animate dal fratello per raccogliere fondi per gli animali. Procedeva sulla sua parte di carreggiata e non ebbe il tempo per schivare la macchina che le piombò addosso.

Nuovo tentativo per avviare il processo, il 28 febbraio. L’avvocato che assiste i Rapini, Francesco Valli, ieri ha dichiarato: “La Corte ha riferito di non avere ancora trovato un consulente qualificato a cui affidare l’incarico di una nuova perizia. Probabilmente alle luce delle perizie depositate ed in particolare di quella del nostro consulente, il professor Todisco, non è facile reperire un consulente con giuste competenze in materia”.

Era l’11 ottobre scorso quando i giudici decisero di rinnovare l’istruttoria dibattimentale. Il 6 dicembre primo flop, ieri idem. E il tempo passa da quel 6 novembre 2019 quando si consumò la tragedia. Per la famiglia di Helenia fu un medicinale con effetti da sonnifero, assunto dall’uomo, a causare il sonno improvviso; per la difesa l’automobilista era malato, come emerso poi in ospedale, dove fu ricoverato in seguito ai traumi riportati. Caso aperto. Anzi da aprire.

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