Arezzo
Il tabacco sequestrato e poi reso
Tir carico di tabacco dissequestrato e imputati assolti. E’ finita così la vicenda del carico di cascame di tabacco lavorato estero che a giugno la guardia di finanza di Arezzo intercettò e bloccò in Valdichiana. Erano 10 tonnellate e si ipotizzò un’attività di contrabbando con dribbling all’erario valutato in due milioni di euro. Nel mezzo pesante c’erano 100 scatoloni da un chilo l’uno contenenti tabacco, formalmente qualificato come "cascame di tabacco grezzo", venduti da una società croata ad una società con sede legale in provincia di Arezzo, a Castiglion Fiorentino.
Secondo le fiamme gialle c’era difformità tra i documenti e il materiale trasportato e contestarono che il prodotto non fosse grezzo ma, "fumabile" e, quindi da sottoporre a imposta di consumo (accisa), per l’importo di circa 1,5 milioni di euro. Ieri davanti al giudice Giulia Soldini è stato celebrato il processo, con rito abbreviato, nel quale è risultata decisiva la perizia di parte degli imputati.
La conclusione è che il prodotto, per come si trovava in quel momento, per quanto risultato dalle analisi “fumabile”, non era destinato al commercio, quindi non assoggettabile ad accisa e altre imposizioni fino ai 2 milioni di presunta evasione. Saranno comunque le motivazioni della sentenza, tra 90 giorni, a spiegare tutto. Intanto i due imputati, l’imprenditrice e il croato, sono stati assolti “perché il fatto non sussiste”.
A difenderli erano gli avvocati Antonio Crivelli per l’imprenditrice aretina, l’avvocato Carlo Buricchi e l’avvocato Diego Modrusan, per il croato. Il principio di diritto che pare essere stato affermato è che il tabacco sotto forma di cascame può essere assoggettato a imposizione fiscale solo se destinato alla vendita al dettaglio. Se, come in questo caso, è suddiviso in colli da 100 kg l’uno, non è assoggettabile ad accise. Le 10 tonnellate sono state restituite.
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