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Arezzo

Marcello Caremani, una vita di studio e cure per malattie infettive ed ematologia: "Ripensare l'area vasta sarebbe un passo avanti"

Sara Polvani

09 Febbraio 2025, 23:54

Marcello Caremani

Marcello Caremani

Marcello Caremani, già direttore di Malattie infettive, di Ematologia e direttore del Dipartimento di Medicina Specialistica dell’ospedale San Donato di Arezzo nonché ex assessore alle Politiche sanitarie del Comune di Arezzo, una vita dedicata alla medicina e allo studio.

- Professor Caremani, quali sono le tappe più significative della sua carriera di Primario?

La prima essere diventato direttore del Dipartimento della Medicina specialistica e successivamente aver separato il servizio di ematologia che avevamo cresciuto all’interno della struttura di Malattie Infettive facendolo diventare Struttura semplice di Ematologia di tipo dipartimentale. Altra tappa aver creato una struttura semplice di Ecografia interventistica che ancora oggi rappresenta, come l’Ematologia, un punto di riferimento importante per il nostro ospedale. Come capo dipartimento mi è stato possibile creare per diversi anni Corsi riguardanti la comunicazione a cui partecipavano in due moduli tutti gli operatori sanitari del Dipartimento. Questi corsi avevano l’obiettivo di migliorare la comunicazione tra gli operatori sanitari e tra questi e i pazienti e loro familiari con il presupposto importante di arrivare quando possibile ad una alleanza terapeutica.

- Ci sono altre tappe?

La lotta all’Aids e tutto l’impegno profuso nei confronti della epatite C.

- Ricorda qualcosa o qualcuno in particolare?

Con grande piacere ed affetto furono le parole che il professor Pasquale Boncompagni rivolse a me e al dottor Magnolfi ‘quello che sapevo fare ve l’ho insegnato adesso vi consiglierei se possibile di imparare questa nuova metodica che si chiama… ultrasuoni o ultrasonologia… che mi sembra interessante e senza effetti collaterali’. Questo è stato forse il primo passo che ci ha spinto, con l’aiuto del Calcit, a imparare una tecnica che si è rivelata decisiva per i pazienti ma anche per molti operatori sanitari.

- Perché ha scelto di specializzarsi in Malattie infettive, Oncologia clinica ed Ematologia clinica?

Mi sono specializzato in Malattie infettive perché ero stato assunto in questo reparto ed era una specializzazione che mi piaceva ma negli anni Settanta si avvertiva, nella sanità aretina, la mancanza della Oncologia, della Ematologia, della Gastroenterologia specialità per cui mentre il dottor Angioli faceva crescere la professionalità grastroenterologica, io mi sono dedicato e specializzato in queste due branche mettendo un grosso impegno sulla ematologia. Tutto questo è stato possibile anche grazie alla costruzione del nuovo ospedale che consentiva di avere ambienti adeguati. Adesso tutte e tre le branche svolgono un lavoro egregio per i tanti medici e infermieri che hanno dato un grosso contributo alla costruzione di queste professionalità.

- Cosa ci ha lasciato il Covid?

Il Covid come tutte le grandi tragedie vedi l’Aids ci ha lasciato in primo luogo un grande insegnamento perché la sanità è un problema sempre mondiale in quanto i virus non hanno confini e solo lavorando a livello internazionale si possono ottenere grandi risultati.
Il Covid ci ha portato un grande cambiamento sulla ricerca dei vaccini che potrà consentire nelle prossime epidemie, se arriveranno, di averli in tempi rapidi.
Purtroppo non sono state tutte rose e fiori in quanto il lockdown e la pandemia da coronavirus hanno lasciato, specie tra i giovani, uno sciame di problematiche psicologiche create dalla incertezza che si era venuta a creare con il Covid 19.

- Assessore alle Politiche sanitarie del Comune di Arezzo dall’aprile 2013 al maggio 2015. Quale riforma ci vorrebbe oggi per la sanità aretina?

Arezzo ha subìto la politica sanitaria di area vasta voluta dal presidente Enrico Rossi da me osteggiata in una ampia riunione di medici e politici.
Sono convinto che un ripensamento non sarebbe un passo indietro, ma anzi un passo in avanti per ridare responsabilità ed una nuova vitalità alla sanità aretina. Oltre ciò è necessario avere la possibilità sempre di capire quelli che sono i bisogni concreti della sanità pubblica delle aree non vaste che compongono la nostra regione.

- Autore di oltre 150 pubblicazioni su riviste italiane e straniere, di cosa tratta l’ultimo libro?

L’ultimo libro da me pubblicato e presentato al Comune di Lucignano è stato “Vivere e morire in trincea” che ci porta a vedere la vita che conducevano e di che cosa morivano i nostri giovani nella Grande Guerra.

- Quali altri interessi coltiva?

Adesso sto cercando di pubblicare il libro Arte e Medicina che assieme al libro già pubblicato “Un consulto clinico 2000 anni dopo: cause di morte di Alessandro Magno” esprimono ampiamente quali sono i miei interessi, la Medicina e la Storia della Medicina”.

- Prossimi impegni?

Prossimi impegni se possibile continuare a fare ancora il medico (non so per quanto tempo ancora) e studiare perché questa è stata la parte migliore della mia vita.

IL PROFILO

Arezzo. Marcello Caremani: profilo

Marcello Caremani, classe 1947, è nato ad Arezzo. Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1972 presso l’Università di Perugia con 110/110 e lode. Specializzato in Malattie Infettive (Siena 1975), specializzato in Oncologia Clinica (Torino 1981), specializzato in Ematologia Clinica (Firenze 1985). Già Direttore di Malattie Infettive, di Ematologia e Direttore del Dipartimento di Medicina Specialistica dell’ospedale San Donato di Arezzo. Ex assessore alle Politiche sanitarie del Comune di Arezzo (2013-2015). Autore di oltre 150 pubblicazioni, 9 libri di medicina sanità pubblica e storia della medicina.

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