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Arezzo

Orafo rapinato, dipendente di fiducia basista. Lo spray, la lite nella banda sui 600 mila euro, gli altri colpi: 13 indagati e 11 in carcere

Talpa in azienda per l'assalto al titolare. Esecutori campani e collaboratori aretini. Coinvolto anche un compro oro

Luca Serafini

12 Febbraio 2025, 06:33

Orafo rapinato, dipendente di fiducia basista. Lo spray, la lite nella banda sui 600 mila euro, gli altri colpi: 13 indagati e 11 in carcere

I banditi agirono come avvoltoi davanti alla ditta, spruzzarono spray urticante sugli occhi dell'imprenditore e gli strapparono dalle mani una verga d'oro del valore di 600 mila euro. Era il 28 giugno scorso alla Italiana Horo di Badia al Pino. A tradire il navigato orafo Ugo Gronchi, ultra ottantenne, secondo gli investigatori fu il suo uomo di fiducia, lo stretto collaboratore che lo affiancava in ruoli delicati e di responsabilità come gli spostamenti di metallo prezioso. Come quel giorno.

Sì, il dipendente avrebbe fatto da talpa, da basista, fornendo indicazioni giuste ad un gruppo di malfattori provenienti dalla Campania che i carabinieri della compagnia di Arezzo hanno individuato, mettendo insieme una serie di elementi indiziari a carico. Tredici persone in tutto, di cui undici all'alba di ieri mattina sono finite in carcere con ordinanza di custodia cautelare richiesta dal pm Laura Taddei e disposta dal gip Giulia Soldini. Quelli non arrestati sono denunciati a piede libero. Una parte degli indagati è accusata di associazione a delinquere. Posizioni diversificate.

Nel gruppo oltre al dipendente infedele - originario dell'Est Europa ma da decenni in Italia - ci sono altri aretini. Ad uno è contestato il collegamento organico con i campani, un altro è un compro oro dove sarebbe stata monetizzata una parte della verga, un altro si sarebbe prestato simulando il furto dell'auto in realtà messa a disposizione per la rapina. Infine, un altro ancora, di origini straniere, è accusato per aver rivendicato presso i campani il mancato pagamento della sua parte di bottino. Sì, perché da quello che filtra dall'indagine, ci fu un litigio in seno alla banda. Pare che il dipendente-talpa oltre a rovinarsi, cadendo in tentazione, non avrebbe preso neanche un grammo di oro. La spartizione ci sarebbe stata, invece, tra gli altri. Il gruppo, ingolosito da quel colpo riuscito, aveva pure messo in conto altre incursioni ad Arezzo: quella del 23 settembre, fallita, alla gioielleria Grotti di via Spinello dove in tre furono arrestati. Ma pure un'altra, di cui gli inquirenti hanno origliato nelle intercettazioni. Il lavoro investigativo del nucleo operativo e radiomobile si è sviluppato nei mesi seguenti con pazienza e acume. Oggi la conferenza stampa direttamente in tribunale nell'aula Miraglia, alle 12, per fornire tutti i dettagli dell'operazione che tocca le province di Napoli, Caserta e Salerno dove sono state eseguite le misure cautelari. Tra i reati contestati, oltre all'associazione a delinquere e alla rapina, il furto e la ricettazione. Tra gli avvocati difensori degli indagati, Alessandro Calussi per uno degli aretini; Tiberio Baroni ed Eugenio Baroni per il presunto basista.

Un bell'assist agli inquirenti, pare lo abbiano dato gli stessi malviventi al momento dell'imboscata quella mattina a Badia al Pino: spruzzarono lo spray al peperoncino solo sul titolare della Italiana Horo e non sul dipendente complice che gli stava accanto.

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