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Cortona

"La nostra bisnonna trucidata dai nazisti ma noi esclusi dai risarcimenti per la strage di Falzano". Coppia non sapeva della causa alla Germania

Luca Serafini

21 Febbraio 2025, 07:24

"La nostra bisnonna trucidata dai nazisti ma noi esclusi dai risarcimenti per la strage di Falzano". Coppia non sapeva della causa alla Germania

Il cippo di Falzano e i coniugi

Siamo rimasti esclusi dai risarcimenti per la strage di Falzano e non è giusto: nessuno ci ha informati che c'era questa possibilità e così noi non abbiamo partecipato al processo”. Lorella Valli e Renato Casucci sono i pronipoti di una delle vittime di quel 27 giugno 1944 di sangue, quando la ferocia dei nazisti si abbatté sulla popolazione inerme e incolpevole.

La signora Francesca Bistarelli era vedova e madre di sei figli, fu uccisa senza pietà, il corpo gettato dentro un fosso nella zona di San Pietro a Dame, sulla montagna Cortonese. Proprio dove abitano Lorella e Renato, 66 e 69 anni, moglie e marito, cugini di secondo grado, entrambi discendenti di Francesca. “Ci siamo rivolti ad un legale, l'avvocato Tiberio Baroni che sta studiano il caso per vedere se ci sono margini per rientrare nel gruppo delle persone risarcite” dice Lorella.

Per quanto abbiano sempre nel cuore la storia della bisnonna e abbiano partecipato a celebrazioni, non sapevano che c'era questa causa che consentiva di accedere ad un indennizzo. “E come noi molti altri...” dice Lorella, che col marito conduce un'azienda agricola specializzata nell'allevamento di animali da cortile, insieme al figlio, mentre la figlia è assicuratrice. Lorella è molto conosciuta ad Arezzo, due volte alla settimana porta gli animali da vendere al mercato di Campagna amica e al Giotto.

Sarà un percorso tutto in salita, quello che Lorella e il marito intendono intraprendere. Sembra incredibile, ma dell'iter giudiziario legato alla strage e sfociato nella recente sentenza, hanno saputo solo da una ventina di giorni. Troppo tardi. Tempo scaduto. O forse no. “Eravamo all'oscuro. Abitiamo in un posto isolato, non ci è capitato di sentire in televisione di questo argomento...” E aggiunge: “Anche le istituzioni locali forse potevano diffondere di più e meglio l'informazione su questo fatto”.

Invece niente. Neanche tra vicini, conoscenti o parenti c'è stata comunicazione. E ora? Il caso Falzano si è sbloccato con la sentenza del Tribunale di Arezzo del 20 gennaio, quando è stata condannata la Repubblica Federale di Germania a risarcire i 17 familiari delle 18 vittime della strage del 27 giugno 1944, costituiti in giudizio. La cifra: poco meno di 4 milioni di euro.

Il giorno precedente al massacro era accaduto che due soldati tedeschi furono uccisi dai partigiani e un terzo ferito. La vendetta dei nazisti colpì la popolazione, che non c'entrava nulla. A Falzano, nei campi e nei boschi circostante, i tedeschi agirono con inaudita ferocia. Nel 2006 si tenne il processo dinanzi al tribunale militare di La Spezia: il maggiore Herbert Stommel e il tenente Josef Scheungraber, emerse, furono i responsabili e agirono per conto dello Stato di appartenenza. Che pertanto è stato citato in giudizio.

L'avvocato Gianluca Luongo ha seguire la causa per conto di 17 familiari che si sono costituiti: la sentenza dovrà essere tradotta e notificata alla Repubblica Federale di Germania, dopodiché diventerà esecutiva e il Fondo ad hoc istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze, dovrà liquidare come sta avvenendo per la strage di Civitella. Lorella e Renato, e anche altri, sono tagliati fuori, ma cercano in extremis di agganciarsi alla procedura.

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