La testimonianza
Andrea Silvestri
L'estate del 1985 volgeva al termine, e dei miei diciassette anni ricordo soprattutto l'entusiasmo con cui mi buttavo in cose nuove, con determinazione e anche un po' di sfrontatezza. Per cui, quando a fine agosto proposero a me e al mio caro amico Luca Serafini di fare i corrispondenti da Castiglion Fiorentino del Corriere Aretino, non ci pensai un attimo. Certo si trattava di una sfida impegnativa: la nuova testata, filiazione del Corriere dell'Umbria, veniva a insidiare lo storico dominio de La Nazione nella cronaca territoriale delle valli aretine e noi non avevamo alcuna esperienza. Era giovane Luca (che aveva appena iniziato l'Università) e giovanissimo io, ancora liceale (ma mi dovevo lanciare nel quarto anno, tutto sommato quello di transizione, il più facile). Ma la voglia di metterci alla prova era tanta e accettammo la proposta - pervenutaci tramite il Dott. Luigi Spallacci, dopo che il primo incaricato Emanuele Vanni aveva deciso di lasciare l'incarico - e ci lanciammo nell'impresa con grande entusiasmo.
Di solito con Luca ci sentivamo la sera e ci scambiavamo le idee, dividendoci i compiti (tu fai questo, e io faccio questo, anche se poi molti articoli li rifinivamo assieme). Oltre a coprire le notizie “del giorno”, arricchivamo il nostro menu con una scaletta di appuntamenti fissi (per lo sport, il lunedì la Castiglionese e il martedì le giovanili). Inizialmente temevamo che fosse difficile rincorrere le novità, “inventarsi” un pezzo al giorno, ma dopo po' in Paese cominciarono a conoscerci, e furono le notizie a iniziare a “venire” da noi. Oltre alla cronaca, al dibattito politico e all'immancabile sport, davamo spazio anche al sociale e alla cultura (ricordo alcune interviste che feci al nuovo Capo della banda comunale, al Presidente dell'associazione dei cacciatori, ad un collezionista di moto; un pezzo sul natale “al buio” di Porta Romana e un altro su un libretto di Machiavelli che menzionava Castiglioni).
Con Luca ci vedevamo subito dopo pranzo, quasi tutti giorni, a casa sua, accolti sempre con grande cordialità dai suoi genitori. I pezzi inizialmente li dettavamo per telefono al dimafonista di Arezzo, dopo averli buttati giù a penna, ma ben presto per trasmettere gli articoli ci fornirono un computerino della Apple con un floppy da 5 pollici e un modem di cui ricordo il rumore inconfondibile quando riusciva a connettersi. Insomma, una via di mezzo tra un fax e un PC odierno, ma del resto erano tempi ancora molto “analogici”. Ogni mattina, prima di scuola mi precipitavo all'edicola, curioso di vedere come era stato pubblicato l'articolo. A motivarci c'era anche la voglia di rappresentare il nostro territorio, Castiglion Fiorentino, dandogli lo spazio che meritava sulla pagina della Valdichiana. Sebbene su scala ridotta, ci sentivamo giornalisti a pieno titolo, al pari dei corrispondenti dei giornali nazionali, a cui si aprivano tutte le porte. Ogni tanto andavamo in redazione a Arezzo, vicino al Corso, “a scuola” dei colleghi più anziani (come Mauro Bellachioma, Luigi Alberti, Laura Pugliesi e Gabriele Malvestiti), che ci accolsero tutti sempre con grande simpatia e cameratismo. Ricordo ancora la prima cena tra i redattori e tutti i corrispondenti (ero il più giovane…).
Nell'insieme, fu un'esperienza molto divertente e gratificante - ci pagavano pure! - per cui fu con un certo malincuore che quando andai a studiare all'Università a Roma dovetti lasciare l'incarico, con Luca che intensificò il suo impegno, fino a farne il suo mestiere, tanto da diventare poi una delle colonne del quotidiano. Per me quella del Corriere fu in ogni caso “una scuola” assai importante e formativa, insegnandomi a individuare quale è la notizia, e come comunicarla in modo diretto e sintetico. Un bagaglio che mi sono portato anche nel mio lavoro come diplomatico, una professione in cui il linguaggio conta molto, e anche “la penna” è molto importante.
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Andrea Silvestri, nato ad Arezzo nel 1968 ma cresciuto a Castiglion Fiorentino, dopo la laurea in Scienze Politiche alla Sapienza di Roma, è entrato in carriera diplomatica nel 1993. Ha svolto numerosi incarichi al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e all'estero (da ultimo, è stato per 4 anni Ambasciatore d'Italia in Macedonia del Nord). È autore di numerose pubblicazioni giuridiche, storico-politiche e economiche, e del libro Fumetti e potere - Eroi e supereroi come strumento geopolitico.
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