Il contributo
Simonetta Battistoni
Innamorata di Piazza Grande. È stato il suo scenario unico, animato dai tanti operatori e visitatori della Fiera Antiquaria e dall'atmosfera di un giorno di festa, ad accogliermi e conquistarmi nella prima domenica di novembre del 2003.
Una breve visita, un sopralluogo a pochi giorni dall'inizio del mio nuovo incarico, dall'Umbria alla redazione di Arezzo.
Un trasferimento vissuto non senza trepidazione, perché se è vero che guardare con occhi “nuovi” è uno stimolo a conoscere meglio e quindi può essere di aiuto nel raccontare con accuratezza fatti e persone, del territorio di cui ero chiamata a scrivere sapevo ben poco.
Un bagaglio pressoché vuoto soprattutto considerando il “peso”, un ruolo di assoluto rilievo nel panorama dell'informazione locale, acquisito dal “Corriere di Arezzo”, in quegli anni sotto la guida sapiente di Federico Sciurpa.
Andavo a rafforzare una squadra ai vertici della classifica per professionalità e passione, che ogni giorno mandava in edicola un quotidiano ricco di notizie, dalla politica all'economia e allo sport, confezionato con grande cura.
Avendo alle spalle un'esperienza di molti anni di lavoro fra radio, televisione e carta stampata, ma tutta concentrata nell'ambito della mia regione, sarei stata all'altezza della sfida e capace di apportare, come mi proponevo, un valido contributo?
A fare sicuramente la mia fortuna è stato innanzitutto il posto assegnatomi fin dal primo giorno nella sede di via Petrarca 4: la scrivania di fronte a quella di Romano Salvi.
Per me è stato più di un Maestro, una miniera inesauribile di competenze e conoscenze, mai stanco di spiegazioni e consigli, pronto a richiamare l'attenzione su aspetti peculiari che a me - perugina - potevano facilmente sfuggire.
E non mi è mancato certo il supporto dei colleghi a partire da Luca Serafini, insuperabile nella cronaca, Francesca Muzzi, inarrivabile per quanto riguarda il calcio e lo sport in generale, e in seguito Marco Antonucci.
Senza tralasciare Mauro Bellachioma, Sonia Fardelli e Nadia Frulli. La mia gratitudine va ai tanti collaboratori, sarebbe lungo fare l'elenco, con i quali nei circa tre anni e mezzo trascorsi al ‘Corriere di Arezzo' fino al 31 marzo 2007, sono stata quotidianamente in contatto per assicurare ai nostri lettori un'informazione il più possibile capillare e puntuale da ogni centro delle quattro Vallate.
Una ‘potenza di fuoco' del quotidiano, corroborata da rubriche innovative, inserti speciali (imperdibili quelli sulla Giostra del Saracino) e supplementi da collezionare.
Uno di questi, omaggio ai capolavori di Piero della Francesca donato ai lettori toscani ed umbri in occasione di una mostra allestita ad Arezzo nel 2007, è tra i ricordi tangibili che conservo dell'esperienza aretina, oltre a molti libri.
Nel ricomporre il mosaico di quegli anni, riaffiorano alla mia mente nomi e volti delle tante personalità che nella redazione di via Petrarca trovavano un importante punto di riferimento, insieme a fatti di >cronaca, battaglie sindacali, lotte a tutela dell'ambiente, manifestazioni ed eventi.
Dalla mia rubrica, arricchitasi nel corso dei mesi di preziosi contatti, emergono fra gli altri i numeri telefonici degli avvocati impegnati strenuamente nella richiesta di giustizia per le efferate stragi nazifasciste perpetrate nel 1944 in diversi centri aretini e l'ottenimento di risarcimenti ai familiari delle vittime e ai cosiddetti ‘schiavi di Hitler' deportati in Germania e costretti in condizioni inumane ai lavori forzati. Frequenti le telefonate, per dar conto di ogni passaggio in sede giudiziaria. Una battaglia fatta propria dal nostro giornale.
Scorrono fra le tante accumulate nella memoria le immagini della straordinaria partecipazione al Mercatino dei ragazzi a sostegno delle meritorie attività del Calcit, la colorata allegria dei carri del Carnevale dell'Orciolaia che sfilavano proprio sotto le finestre della redazione.
A dominare su tutte, il tripudio dei fiori che adornano nel giorno delle celebrazioni la cappella della Madonna del Conforto e la fila incessante di persone che si recano a venerarla.
C'è un ricordo in particolare che a distanza di anni ancora mi commuove. Avevo raccolto il doloroso appello di una giovane madre, colpita dall'improvvisa perdita del marito e rimasta sola con i figli da crescere, senza un'occupazione.
Dopo aver letto la sua storia, uno dei nostri affezionati lettori si era presentato in redazione, pronto ad offrirle un lavoro. Un gesto di grande generosità. Allo stesso tempo un esempio concreto della forza del Corriere.
Una forza che è sicuramente cresciuta nel corso degli anni e che sono certa continuerà ancora a crescere.
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