Arezzo
La boutique
Ladri di articoli griffati in azione da Sugar. Due colpi nel giro di pochi giorni messi a segno con audacia, astuzia e sfrontatezza: nel primo caso è stato asportato dal super negozio del lusso un bomber della Maison Mihara da 1.300 euro, nel secondo caso una borsa Balenciaga, valore 2.000 euro. “Inammissibile” dicono alla boutique che si affaccia su Corso Italia, incastonata in un centro storico di Arezzo esposto alle frequenti incursioni del microcrimine.
La merce che qui vale come gioielleria, attira appetiti illeciti. Nel caso del bomber, ci raccontano da Sugar, è andata così: “Sono entrati in sei, sudamericani, due alla volta, con mosse e ruoli studiati ad hoc, per confondere e distrarre il personale”. Originale l'espediente: “Due fingevano di essere una coppia gay, facevano gesti, si interessavano ai capi, chiedevano, poi sono usciti senza comprare niente salutando cordialmente”. Servendosi di una borsa di quelle da taccheggio con l'interno foderato di carta stagnola, hanno infilato dentro il prezioso bomber di produzione giapponese e si sono dileguati. Denuncia presentata contro ignoti.
A distanza di qualche giorno il secondo furto, con dinamica diversa e autore solitario. “Era incappucciato, è entrato e con rapidità ha afferrato la borsa poi è uscito scappando a tutta velocità a piedi”. Prima del raid deve avere studiato bene la situazione dall'esterno della vetrina per cogliere il momento propizio quando gli addetti erano impegnati. Seconda denuncia contro ignoti e indagini dei carabinieri.
E su questo episodio - entrambi i fatti sono di fine febbraio - ci sarebbe una svolta. Sì, perché l'attività investigativa, svolta anche con la visione delle immagini delle telecamere, avrebbe fatto emergere una concordanza di indumenti tra quelli indossati dal ladro e quelli che portava, lo stesso giorno, un soggetto già noto alle forze dell'ordine, che deve rispettare certe misure cautelari: gli obblighi di firma. Il sospetto, forse molto di più, è che una volta uscito dalla caserma per adempiere al doveroso atto impostogli dal giudice, si sia poi reso autore di un nuovo reato.
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