Arezzo
Il caso dello "stalking dei carri funebri", che ha visto l'autotrasportatore Paolo Zignani, cesenate, assediato per mesi da consegne di ogni genere ordinate da due donne, madre e figlia della provincia di Arezzo, ora sottoposte a ricovero coatto in una struttura psichiatrica, è giunto ieri sui banchi del Tribunale di Forlì.
Davanti al giudice Elisabetta Giorgi, ha preso avvio un incidente probatorio volto a chiarire il profilo psichiatrico di una delle due possibili responsabili. Dopo l'ordine di ricovero emesso dalla magistratura per la madre e la figlia, entrambe residenti in Casentino, è stata la figlia ad assumersi ogni responsabilità per le ripetute telefonate effettuate nel corso dei mesi, tramite le quali erano stati inviati in direzione Borello servizi e consegne, tra cui una quarantina di carri funebri destinati a "recuperare la salma" dell'autotrasportatore cesenate preso di mira.
"La madre non ha alcuna colpa, è tutta opera mia," ha dichiarato la figlia agli investigatori e ai sanitari, cercando di discolpare la madre. Pertanto, alla presenza del pubblico ministero Antonio Vincenzo Bartolozzi, del legale della parte lesa Raffaele Pacifico e dell'avvocato della presunta colpevole Francesca Malengo, il giudice ha incaricato il medico Michele Sanza di valutare, entro 90 giorni, la capacità dell'indagata di partecipare consapevolmente al processo a suo carico. Dovrà accertare, inoltre, se al momento dei fatti fosse pienamente o parzialmente capace di intendere e volere e se sia da considerarsi socialmente pericolosa; e, qualora risultasse pericolosa, quali strutture sarebbero più adeguate per le terapie e le misure preventive connesse alla sua condizione.
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