San Giovanni Valdarno
Celebrato ieri, sabato 15 marzo, in forma strettamente privata il funerale di Mirella Del Puglia, 92 anni, uccisa dalla figlia una settimana fa nella casa di via Fermi a San Giovanni. Giuseppina Martin, 66 anni, è in carcere accusata di omicidio aggravato. Nelle prime ore di domenica scorsa strangolò la mamma, con problemi di decadimento cognitivo, stringendole al collo un foulard. Alle essequie hanno partecipato i familiari stretti. Rito religioso ospitato nella chiesa che si trova vicino alla Misericordia e seppellimento al cimitero. Alla figlia omicida non era consentito partecipare alla cerimonia.
Ieri mattina nel carcere di Sollicciano ha ricevuto la visita del nuovo avvocato difensore, Alessia Ariano, nominata di fiducia. Giuseppina è apparsa ancora molto provata, in lacrime, incapace di dare una spiegazione al gesto violento che, da quanto finora emerso, è scattato per esasperazione. Un black out. Un cedimento di nervi in seguito a difficoltà e complicazioni per ospitare in casa, da un paio di settimane, l'anziana madre bisognosa di continue attenzioni ad ogni ora del giorno e della notte. Era stato attivato, ma ancora non definito, l'iter degli accertamenti sanitari (alzheimer o demenza senile) e per il supporto nella necessaria assistenza. Così, in un momento di sovraccarico di problemi e preoccupazioni, la figlia si è trasformata nel killer di colei che l'ha messa al mondo. Servendosi di un foulard mentre l'anziana dormiva. Solo poco prima, ha raccontato Giuseppina, si era alzata per controllarla e assisterla.
L'omicida ha detto all'avvocato di aver agito come un'automa, senza consapevolezza, quasi fosse guidata da una forza esterna. “Mi sembrava di essere nel corpo di un'altra persona”. Il quadro clinico ed eventuali disturbi mentali riferiti a quel momento, dovranno senz'altro essere messi a fuoco. La difesa probabilmente chiederà la perizia. Anche una parziale semi infermità di mente, per stress patologico o altro, riduce di molto l'entità di una condanna. La donna è seguita dal personale sanitario di Sollicciano.
La prima azione dell'avvocato Ariano sarà comunque un'altra: la richiesta degli arresti domiciliari in sostituzione del carcere. L'avvocato Stefano Lusini, che ha seguito la primissima fase del caso, aveva su questo già sondato il giudice del tribunale di Arezzo, Claudio Lara. Istanza in quella fase con concretizzabile perché la casa del delitto è ancora sotto sequestro, ne serve un'altra idonea e presto potrebbe essere indicata. Intorno a Giuseppina, dice l'avvocato, c'è la vicinanza dei familiari, una clima di collaborazione senza risentimenti.
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