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Arezzo

Autopsia sulla donna morta dopo l'anestesia, il pm decide su avvisi di garanzia e accertamenti. L'operazione, i dubbi da chiarire

Luca Serafini

31 Marzo 2025, 07:32

Il pm Taddei e Roberta

Il pm Laura Taddei e Roberta Mazzuoli

Non c'è nulla di più rassicurante del volto sorridente di un'addetta al banco gastronomia del supermercato, come lo era Roberta. Non c'è nulla di più oscuro ed enigmatico di questa sua morte improvvisa, inspiegabile e assurda, all'esordio di un intervento chirurgico che lei attendeva da tempo con la trepidazione di chi sta finalmente per risolvere un problema. Prima un occhio, tra un mese e mezzo l'altro, alla clinica San Giuseppe Hospital di Arezzo.

Oggi in procura il pubblico ministero Laura Taddei, che già sta lavorando al caso, prenderà visione di tutte le carte fin qui raccolte dai carabinieri sul decesso di Roberta Mazzuoli, 48 anni, di Abbadia San Salvatore, insieme ai verbali delle prime sommarie informazioni rese in ambito sanitario e familiare. Dopo il sequestro della cartella clinica scattato sabato, subito dopo la denuncia presentata dalla famiglia, adesso il passo successivo è l'autopsia. Fondamentale. Quando sarà eseguita non si sa, perché il magistrato deve prima visionare bene ogni cosa per poi decidere se procedere nell'inchiesta contro ignoti, oppure iscrivere nel fascicolo persone nella veste di indagati - che non vuol dire responsabili - e inviare loro l'avviso di garanzia. L'ipotesi di reato è omicidio colposo. Di certo l'esame autoptico sarà effettuato a Siena, perché l'ospedale aretino dove la salma è stata trasportata venerdì dalla clinica e dove è a disposizione della procura, non è attrezzata.

Roberta Mazzuoli è morta per omissioni, negligenze, imperizie, quindi per colpe umane, oppure per cause inafferrabili, imprevedibili, impossibili da arginare? E' questo il cuore dell'indagine giudiziaria che scorre a fianco al fiume delle lacrime e del dolore per la prematura fine di Roberta, compagna di Lorenzo Seriacopi, mamma di un ragazzo di 16 anni piombato dalla spensieratezza della gita scolastica alla peggiore delle notizie.

C'è un fitto alone di riservatezza che circonda la tragica mattinata del 28 marzo nella struttura sanitaria di via Fleming. Silenzio quasi totale dalla direzione sanitaria della casa di cura, silenzio da parte della famiglia. Un intervento in convenzione con il pubblico, delicato ma non straordinario. Decompressione delle orbite oculari, risulta al Corriere, mentre altri parlano di un intervento oculistico per ridurre la pressione. In realtà, se la nostra informazione è corretta, la paziente doveva essere sottoposta all'ablazione delle pareti ossee dell'orbita dell'occhio o alla rimozione del grasso orbitario in eccesso, che dà luogo alla sporgenza dell'occhio e a fastidi. Un tipo di intervento che richiede l'anestesia generale. Eseguiti tutti gli accertamenti della preospedalizzazione, Roberta era stata giudicata idonea. Pronta ad andare sotto i ferri. La crisi respiratoria è insorta dopo l'anestesia. Cosa è successo? E poi c'è stato un problema alla trachea? C'entra qualcosa la tiroide? La gestione del deficit respiratorio è stata corretta?

Domande su domande. All'arrivo del 118, poco prima delle 13, non c'era più nulla da fare. Arresto cardiaco. Abbandonarsi alle voci, in una materia così delicata e specialistica, è inopportuno. Agli inquirenti la ricostruzione del fatto. La clinica, da parte sua ha annunciato accertamenti interni, con massima attenzione e rigore. La procura di Arezzo controllerà tutto con minuzia. La famiglia di Roberta, in dignitoso silenzio, aspetta risposte.

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