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Tito Barbini: "Quella mia rubrica del sabato sul Corriere senza peli sulla lingua e Arezzo cambiata nel tempo"

Marco Antonucci

31 Marzo 2025, 07:57

Tito Barbini

Tito Barbini

Tito Barbini è stato giovanissimo sindaco di Cortona, presidente della Provincia di Arezzo e assessore regionale, presidente della Usl, figura di riferimento del Pci prima passando poi dall'esperienza Ds fino ad arrivare alla fondazione del Pd. Amico personale del presidente della Repubblica francese Mitterand (che a Cortona era molto legato), da 25 anni ha lasciato la politica attiva per dedicarsi a due grandi passioni: la scrittura e i viaggi.

Ma Tito Barbini, poco meno di una ventina di anni fa, è stato anche editorialista del Corriere di Arezzo. “Il mio articolo veniva pubblicato il sabato. Toccavo questioni generali e locali, il confronto politico, il costume, la cultura. Non parlavamo soltanto di Arezzo, ma allargavamo il campo anche su temi nazionali. Ricordo che dopo i primi pezzi, era diventato un appuntamento atteso. Non nego che abbiamo dato vita anche a qualche bel dibattito, il confronto su quello che scrivevo non mancava. Ricordo ad esempio di essermi spesso occupato delle vicende di Banca Etruria, intervenivo senza peli sulla lingua. È stata davvero una bella esperienza e ricordo con piacere il confronto che avevo con la redazione, con il caposervizio Federico Sciurpa e con Romano Salvi”.

- Oggi festeggiamo i 40 anni del Corriere di Arezzo. Come è cambiata la politica dal 1985 ad oggi?

Abbiamo assistito a un cambiamento profondo, quanto avvenuto in questi 40 anni lo definirei un mutamento antropologico. Allora c'era la ricerca di una possibilità sia nel confronto politico che culturale e di costume. Il presupposto era il rispetto, non solo delle regole ma anche delle persone, dell'altro. Nel mio impegno politico di fronte non avevo un nemico, ma un avversario politico. Rispetto di tutti: oggi, purtroppo, non è più così. Il confronto passa attraverso i social e per certi aspetti è barbaro. Ha determinato anche un rapporto diverso con l'informazione. Sinceramente fatico un po' a seguire l'attualità politica. Venticinque anni fa decisi di lasciare la politica e dedicarmi ai miei libri e ai viaggi: a distanza di tempo devo dire che ho fatto bene... Non ho chiuso con la passione per la politica, ho chiuso con gli incarichi. Il clima, per certi aspetti, oggi è diventato insopportabile.

- E Arezzo e la sua provincia come hanno attraversato questi 40 anni?

Tra luci e ombre. La provincia è cresciuta sotto tanti aspetti e qualitativamente è cambiata, ma secondo me non in meglio. Abbiamo assistito a una crescita economica, c'è una maggiore occupazione, ma si è determinato un peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Avverto un senso di difficoltà, ci sono sacche di emarginazione e di povertà. Anche la sanità non se la passa bene. Noi muovevamo i primi passi verso il servizio sanitario nazionale, le sfide erano emergenziali e strutturali. Oggi la risposta al cittadino è peggiorata: non in termini di qualità della prestazione, ma nel rapporto umano.

- Cultura e turismo?

Sul fronte culturale oggi viviamo di episodi, anche eventi importanti ma non legati tra loro. Il mio giudizio è negativo. Penso a Cortona, agli appuntamenti che venivano organizzati durante l'estate. Eventi importantissimi che erano in stretto rapporto con i bisogni culturali dei cittadini. Per quanto riguarda il turismo ricordo la mia legge regionale sull'agriturismo, movimento che muoveva i primi passi e che oggi rappresenta un valore aggiunto. Guardo con preoccupazione al turismo mordi e fuggi che non dà risposte in termini di presenza e al progressivo svuotamento dei nostri centri storici. Le soluzioni? Penso al turismo culturale e alle esperienze delle università straniere”.

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