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Arezzo

Un esperto in anestesia per chiarire il caso della paziente morta prima dell'intervento in clinica

Luca Serafini

01 Aprile 2025, 08:16

Roberta Mazzuoli

Roberta Mazzuoli e la clinica

Ora c’è lo stillicidio dell’attesa. Della verità e dell’addio a Roberta. Ancora non è fissata l’autopsia sul corpo della 48enne amiatina morta venerdì scorso alla clinica San Giuseppe Hospital prima di un intervento chirurgico agli occhi. Manca della documentazione, fa sapere la procura, che con il pm Laura Taddei indaga con ipotesi di reato l’omicidio colposo. Sarà il professor Mario Gabbrielli - in settimana a Siena - ad eseguire l’esame autoptico che si preannuncia incentrato sull’aspetto apparso fin da subito centrale nel drammatico caso: l’anestesia. Ed ecco il punto cardine dell’accertamento: uno specialista di questo campo medico affiancherà il medico legale senese, forse domani il conferimento. E i quesiti, è presumibile, dovranno fornire risposte decisive in queste direzioni: Roberta Mazzuoli soffriva di allergie? Erano note oppure no? Il dosaggio è stato corretto? Quando si è manifestata la violenta crisi respiratoria, è stato fatto tutto il possibile? La struttura era in grado di fronteggiare una situazione del genere? Mentre la casa di cura mantiene il silenzio e la famiglia pure, gli inquirenti sviluppano il loro lavoro. La ricostruzione di tutto l’iter sanitario, la storia clinica di Roberta il cui sorriso dietro al banco gastronomia del supermercato di Piancastagnaio si è spento per sempre. E si deve capire se qualcuno ha sbagliato oppure no, se è stata un tragica fatalità. Gli avvisi di garanzia sarebbero ormai quasi pronti, con i carabinieri di Arezzo e di Abbadia che hanno raccolto elementi, dalla cartella clinica nella struttura di via Fleming fino alle dichiarazioni dei familiari, dal percorso di pre ospedalizzazione con gli esami che si fanno prima di ogni intervento (elettrocardiogramma e quant’altro) alle fasi cruciali in sala operatoria. Gli indagati, che a ieri non esistevano nel fascicolo, saranno inevitabilmente coloro che si sono occupati a vario titolo della salute di Roberta nei vari passaggi fino al momento estremo. Il decesso, poco prima delle 13 del 28 marzo, avvolto ancora dall’enigma. Alla San Giuseppe era intervenuto anche il 118, tutto inutile. Sull’indagine c’è grande attenzione e pressione, nonostante l’atteggiamento dignitoso e composto dei familiari, stretti nel loro dolore. E c’è totale riservatezza. Nessuno che ufficializzi, ad esempio, il tipo esatto di operazione programmata in convenzione nella clinica privata. A quanto ci risulta una decompressione delle orbite oculari. Un primo occhio il 28 marzo, l’altro dopo un mese e mezzo. Intervento che presuppone l’anestesia generale, per procedere all’ablazione di parti ossee e grasso che originano il problema della sporgenza. Delicato sì, ma non straordinario. Ma Roberta non c’è più. Solo dopo l’autopsia la salma potrà riprendere la via dell’Amiata per l’ultimo abbraccio.

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