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Arezzo

Morta dopo l'anestesia in clinica, l'autopsia alimenta i dubbi. Il punto sull'inchiesta. Ora l'ultimo saluto a Roberta

Luca Serafini

05 Aprile 2025, 07:45

Roberta Mazzuoli

Roberta Mazzuoli

Roberta Mazzuoli è morta per un’insufficienza cardio respiratoria acuta insorta dopo l’applicazione dell’anestesia. La conferma è emersa dall’autopsia eseguita ieri sul corpo della 48enne amiatina deceduta il 28 marzo alla clinica San Giuseppe Hospital di Arezzo prima di un intervento di decompressione dell’orbita di un occhio. L’esame autoptico effettuato a Siena avrebbe anche evidenziato alcune criticità legate sia alla somministrazione del farmaco anestetico che nella gestione dell’emergenza.

Ma la materia è assai delicata e serve massima prudenza, tutto ancora da accertare. Gli elementi a disposizione in questa fase preliminare dell’inchiesta - con tre anestesisti indagati - non equivalgono affatto a responsabilità mediche acclarate. Caso ancora da lumeggiare rispetto alle condotte dei tre anestesisti: quello della pre ospedalizzazione fatta il giorno prima, il collega presente in sala operatoria e il terzo intervenuto successivamente.

La relazione medico legale, una volta completata dai consulenti Mario Gabbrielli e Vittorio Pavoni, sarà restituita al pm Laura Taddei per lo sviluppo del procedimento penale. Ma prima devono essere vagliati gli aspetti messi già in luce, occorre sviluppare gli esami istologici sui tessuti prelevati e sono necessari altri approfondimenti. Le indagini, con ipotesi di reato l’omicidio colposo, vanno avanti, questo ormai sembra chiaro, con lo scopo di mettere a fuoco i due aspetti cruciali di una tragedia ancora inspiegabile: c’è stata una sottovalutazione dei rischi prima di sottoporre la paziente alla preparazione per l’intervento chirurgico?

E quando Roberta ha accusato la forte crisi per poi non risvegliarsi più, sono state compiute correttamente tutte le manovre previste dai protocolli per salvarle la vita? Quello che ci si domanda fin da quel venerdì di fine marzo, è se ci fossero nella paziente delle controindicazioni che dovevano consigliare altro rispetto a quanto fatto; se vi è stata una lettura non del tutto adeguata del livello di pericolo. O se la fine di Roberta, entrata in sala operatoria dopo aver detto “ciao, a dopo” al compagno, è addebitabile solo a cause naturali imprevedibili e non risolvibili.
Interrogativi doverosamente da sciogliere, mentre ora si attende il nulla osta per la restituzione della salma alla famiglia di Abbadia San Salvatore.

Ieri è stata riportata dalla Misericordia di Arezzo all’obitorio del San Donato e c’è da attendere il disbrigo delle pratiche dell’autorità giudiziaria per poter celebrare il funerale, la prossima settimana, nella cittadina della provincia di Siena dove Roberta ha lasciato nel dolore il compagno Lorenzo Seriacopi, la madre, il figlio 16enne, e tutti i suoi cari, con una intera comunità attonita. Le esequie saranno celebrate nella chiesa di Santa Croce, nel centro storico, dove la dipendente del supermercato di Piancastagnaio abitava.

I tre indagati - e si ripete, l’avviso di garanzia è un atto di tutela non indica colpe - sono A.M., 71 anni, di Castelnuovo Berardenga; L.L., 58 anni, di Roma; F.G., 77 anni, di Firenze. Gli avvocati di fiducia che li assistono sono Giacomo Straffi e Irma Conti, del foro di Roma, Nicola Maiatico del foro di Livorno. I tre hanno nominato a loro volta consulenti di parte. La famiglia di Roberta fin dall’inizio conserva un silenzio rigoroso e doloroso. Ad occuparsi legalmente dei cari della paziente deceduta, è lo Studio 3A con il suo staff e con l’avvocato Cristian Rosa di Arezzo. All’autopsia hanno partecipato il medico legale Sergio Scalise e l’anestesista Antonio Galzerano.

Il problema di Roberta si chiamava Oftalmopatia Basedowiana, che dà luogo ad una anomala sporgenza oculare (esoftalmo) e colpisce soprattutto le donne, collegabile a disfunzioni tiroidee. La soluzione chirurgica è praticata regolarmente, per decomprimere la cavità orbitaria. Si interviene sul paziente allargando lo spazio dell’orbita, agendo sulle pareti ossee. Roberta si stava per sottoporre all’operazione per il primo occhio ma l’intervento neanche è cominciato. Addormentata, non si è più svegliata.

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