Arezzo
Sandro Mugnai e la casa danneggiata
“Spero che esca la verità”. Così Sandro Mugnai ieri in tribunale ad Arezzo per l'inizio della fase dibattimentale del processo a suo carico. Mugnai è accusato di omicidio volontario per aver ucciso il suo vicino di casa Gezim Dodoli, la sera del 5 gennaio 2023, mentre l'uomo stava demolendo l'abitazione di Mugnai con una ruspa. Tutto è accaduto a San Polo, frazione del comune di Arezzo. Il giudizio è affidato alla Corte d'Assise, guidata dal giudice Anna Maria Loprete, affiancata da Giorgio Margheri, e composta da sei giurati popolari. Ieri, per la prima volta Mugnai ha voluto essere presente in aula, fuori ad attenderlo la moglie e i due figli. Presenti anche i familiari di Dodoli, la moglie e i figli che sono stati ascoltati. Il processo è entrato nel vivo con l'audizione dei testi. Per primi sono stati sentiti i carabinieri che in quella sera e nei giorni successivi hanno effettuato rilievi e indagini.
Sono stati loro a ricostruire in aula, la scena che si sono trovati di fronte la sera del 5 gennaio. Era il giorno dell'Epifania, prima che accadesse tutto, la famiglia Mugnai era in casa in procinto di cenare. All'interno dell'abitazione c'erano sette persone. Poi, improvvisamente, i colpi di benna alla costruzione e gli spari. Nel racconto della vicenda da parte degli investigatori, nello specifico è accaduto durante la testimonianza del capitano Maurizio Pandolfi comandante del Nucleo Operativo e Radiomobile della compagnia carabinieri di Arezzo, in quei momenti concitati ci sarebbe stato un contatto telefonico tra la moglie di Mugnai e quella di Dodoli. Video chiamate e messaggi, tra le due donne, come confermato a margine dell'udienza dallo stesso Mugnai.
“Sì – conferma Mugnai – abbiamo provato di tutto per farlo smettere”. Al momento dell'arrivo dei carabinieri, Sandro Mugnai, il fratello e uno dei due figli, si trovavano già fuori dall'abitazione. All'interno della casa erano rimasti un altro figlio di Mugnai, la moglie, la mamma e la cognata. Nel resede dell'abitazione, come è emerso dai racconti degli inquirenti, le auto dei familiari di Mugnai “danneggiate e ammucchiate”. E poi la ruspa, ancora accesa. Il mezzo, è stato ricordato in aula più volte, aveva le benna rivolta verso l'abitazione. Nell'abitacolo il corpo di Gezim Dodoli, ormai senza vita. Tutto intorno i detriti dell'abitazione danneggiata. Il solaio della casa nelle ore successive al fatto, mostrava evidenti segni di danneggiamento. I familiari, all'arrivo dei carabinieri, come è emerso dai racconti in aula, furono spostati in un'ala dell'abitazione più sicura.
A più riprese durante il dibattimento è stato chiesto, poi confermato dalle testimonianze, se all'arrivo dei carabinieri il mezzo, ancora acceso, emettesse un suono definito “cicalino” tipico della retromarcia.
Quattro i fori sul parabrezza della ruspa riscontrati, ma, sempre secondo le testimonianze degli inquirenti, ci sarebbero stati segni dei colpi di fucile anche sullo sterzo e nel sedile del mezzo.
I racconti hanno confermato il ritrovamento di cinque bossoli, la sera stessa del 5 gennaio, all'interno della casa, mentre altri tre sono stati ritrovati all’esterno, rinvenuti in un secondo sopralluogo il 16 di gennaio effettuato dai carabinieri del Ris. In tutto 10 le testimonianze, sette carabinieri e poi i familiari di Dodoli, i due figli e la vedova.
Sullo sfondo della vicenda, dai più racconti, emergono “dissidi” tra i due vicini. Ci sarebbero state anche due chiamate al 112 nel dicembre 2022. Durante l’udienza è stato conferito l'incarico per una ulteriore perizia. La trascrizione di otto tra telefonate e conversazioni richiesta dalle parti civili. Saranno messe nero su bianco in particolare due chiamate giunte al 112 la notte della tragedia.
Il perito individuato è Daniela Bordet. Anche la parte civile ha nominato un consulente di parte. Sandro Mugnai è accusato di omicidio volontario. Per la difesa, avrebbe agito per la legittima difesa di se stesso e della sua famiglia. La prossima udienza è fissata per il 9 di maggio, quando verranno ascoltati i familiari di Mugnai e un amico e soprattutto il dottor Mario Gabbrielli, che ha eseguito l'autopsia su Dodoli e l'ingegner Fabio Canè che ha curato la perizia sull'immobile.
I FAMILIARI DI DODOLI
“La mia vita adesso è un inferno. Era una persona speciale che manca a tutti”. A parlare è Ilda Dodoli, la vedova di Gezim Dodoli, il 59enne ucciso a San Polo la notte del 5 gennaio 2023. Sia lei che i due figli di Dodoli hanno testimoniato in aula per l'avvio del dibattimento in Corte d'Assise che vede l'aretino Sandro Mugnai imputato per omicidio volontario. Nei racconti della vedova e dei figli, il racconto del loro matrimonio e della figura di Dodoli come padre. La signora Dodoli ha definito la loro unione “un matrimonio felice”.
“Mi manca tutto di lui” - ha detto in aula tra le lacrime. L'uomo secondo i racconti dei familiari si era trasferito ad Arezzo, nell'abitazione di San Polo adiacente a quella di Sandro Mugnai, “per godersi la vita e lavorare nei campi, dopo aver lavorato duro una vita intera”. I due figli dipingono un padre attento alle esigenze familiari e che metteva i figli e la moglie sempre al primo posto. “Un grande lavoratore” - così lo ha definito la vedova. Durante la sua testimonianza ha ricordato le volte in cui lei, che era rimasta a vivere a Seveso in Brianza e il marito, ormai trasferito in Toscana, si incontravano e trascorrevano del tempo assieme. Rispetto ai contatti con la famiglia di Sandro Mugnai, Ilda Dodoli parla di “rapporti cordiali”.
Non sono mancati, però, durante i racconti dei familiari di Dodoli, i riferimenti ad alcuni screzi che ci sarebbero stati nel tempo tra lui e Sandro Mugnai. L'ultima volta che la vedova avrebbe visto il marito è stato poco prima del Natale 2022, mentre i figli hanno riferito di una visita a novembre dello stesso anno e avrebbero trovato il padre “scosso”. Durante la ricostruzione di quella sera, il 5 gennaio 2023, anche Ilda Dodoli avrebbe confermato del contatto telefonico con la moglie di Mugnai. Così come il figlio maggiore di Dodoli, Aldo, avrebbe riferito di una telefonata con Michele Mugnai, figlio di Sandro. Ma i contorni dei due racconti sono ancora da chiarire.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy