AREZZO
Processo in Corte d'Assise
Sono stati i Carabinieri del Ris (Reparto investigazioni scientifiche) di Roma a ricostruire ieri nell'aula della Corte d'Assise di Arezzo, le loro ipotesi investigative per quanto successo a San Polo, la sera del 5 gennaio 2023. Sandro Mugnai, artigiano aretino di 54 anni, si trovava nella sua abitazione assieme ai suoi familiari. All'improvviso il suo vicino di casa, Gezim Dodoli 59 anni albanese, iniziò a danneggiare le auto in sosta nel cortile di casa con una ruspa, poi attaccò l'abitazione. Mugnai, sentitosi in pericolo di vita per sé e i suoi familiari, con una carabina regolarmente detenuta, sparò e uccise il 59enne.
In tutto otto colpi, secondo la relazione dei Ris. Tanti sono stati i bossoli ritrovati dai carabinieri, cinque all'interno dell'abitazione e tre all'esterno.
I carabinieri sostengono che Mugnai avrebbe esploso i primi due colpi prima della chiamata al 112, mentre Dodoli, a bordo della ruspa, si trovava con il fianco sinistro del mezzo rivolto verso l'abitazione e non frontale. Quindi di spalle, cioè mentre il 59enne stava danneggiando le auto in sosta. “E' uscita la verità – ha detto l'avvocato di parte civile Daniele Sussman Steinberg – cioè che c’è stata una prima dinamica di sparo in cui non c’era la vita in pericolo. L'unica cosa in pericolo e l’unica cosa danneggiata erano delle macchine. Due colpi sparati ad altezza d'uomo in cabina”.
Successivamente sarebbe partito l'attacco con il mezzo verso l'abitazione. E' allora che i familiari compongono il 112 e nella telefonata i Ris riferiscono di aver sentito sei colpi.
Secondo quanto riferito in aula, Mugnai dopo aver sparato i primi quattro colpi, (due prima della chiamata al 112 e due successivi), avrebbe ricaricato la carabina per poi sparare gli altri quattro colpi. Diversa la verità raccontata dall'artigiano e sostenuta dai suoi avvocati. In particolare ad intervenire sugli otto bossoli ritrovati è l'avvocato Marzia Lelli.
“Sono semplicemente dei bossoli ritrovati nella corte di un cacciatore – afferma l'avvocato Lelli - che era andato a caccia anche qualche giorno prima e che aveva l’abitudine, l’hanno detto anche i carabinieri, di tenere in tasca i bossoli. Farlo risalire esattamente a quell’orario lì e a quell’occasione lì è una presunzione che poi ha portato a tutte le altre conseguenze”. E poi il pericolo di vita, secondo le difese, evidente.
“Che la casa sarebbe sicuramente venuta giù e che dentro c’erano delle persone, tra cui una donna che non sarebbe potuta scendere per mettersi in salvo, sono dati di fatto – prosegue l'avvocato Lelli – Dodoli ha continuato imperterrito a tentare di buttar giù questa casa. Quindi di che stiamo parlando? Però questo è un processo e lo faremo fino in fondo”.
Mugnai, anche ieri presente in aula, continua a ribadire la sua verità e sulla telefonata al 112 racconta: “ci hanno risposto da Roma - afferma Mugnai in una pausa dell'udienza – se avessero risposto da Arezzo, forse sarebbero arrivati prima”. L'artigiano è accusato di omicidio volontario e rischia fino a 21 anni di carcere.
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