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LA STORIA

Arezzo, 56enne malato e con lo sfratto: "Il 4 ottobre devo lasciare l'alloggio popolare"

Francesca Muzzi

14 Agosto 2025, 05:03

Una casa popolare

Una casa popolare

Gli è stato comunicato che deve lasciare l’appartamento il 4 di ottobre e adesso non sa dove andare. Lui, in quella casa popolare ci vorrebbe rimanere, ma gli servono almeno mille euro, perché ci dice “Sono rimasto indietro con l’affitto e non sapevo che avrei dovuto, nuovamente, fare domanda per restare nella mia casa popolare”. Lui si chiama Alberto, ha 56 anni e nella vita è un musicista. Da qualche tempo si trova in una situazione non felice. Non sta bene, ha una malattia invalidante e dall’Inps percepisce un assegno di inclusione che si aggira intorno alle 500 euro. “Capite che è difficile tirare avanti in queste condizioni - racconta Alberto - A volte questi soldi non mi bastano nemmeno per pagare la bolletta”. Ma c’è di più. Lunedì scorso l’assistente sociale gli ha comunicato che il 4 di ottobre deve lasciare casa. “Praticamente ho ricevuto lo sfratto - sottolinea Alberto - E non so che cosa fare. Sono distrutto da questa notizia”. Lo sfratto è stata la conseguenza: “Del fatto che io non ho di nuovo inoltrato la domanda per riavere la casa popolare - dice - Negligenza mia, lo riconosco, ma è anche vero che non ho ricevuto nessun avviso che avrei dovuto farlo. Il bando scadeva a ottobre 2024. E poi, sono rimasto indietro con il pagamento dell’affitto. Sono fuori di circa mille euro. Non so davvero che cosa fare. Qualcuno mi ha anche consigliato di aprire una raccolta fondi per cercare di pagare il mio debito”. Intanto però qualcosa si è mosso. La Caritas si sta interessando di Alberto. “Il prossimo 21 di agosto avrò un incontro con alcuni funzionari della Caritas che ho incontrato anche pochi giorni fa e l’assistente sociale. Vediamo se qualcosa posso risolvere e se qualcuno mi può dare una mano ad uscire da questo incubo”. Alberto non ha parenti e “nemmeno più un’entrata da un lavoro, viste le mie condizioni fisiche”. “Mi rendo conto e lo so che l’ignoranza non è una scusa, ma il silenzio di non avermi avvertito non è giustizia. Mi auguro che questo incubo possa passare alla svelta”.

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