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Truffe travestite da sanità: falsi sms e veri inganni. Così entrano nei nostri telefoni per rubarci informazioni e soldi

Giuseppe Silvestri

17 Ottobre 2025, 16:26

Truffe travestite da sanità: falsi sms e veri inganni. Così entrano nei nostri telefoni per rubarci informazioni e soldi

Un messaggio sul cellulare, il nome rassicurante di un ufficio sanitario e un numero da contattare. Tutto sembra legittimo, ma dietro può nascondersi una truffa. È quanto sta accadendo in Toscana, dove l’Azienda Usl Toscana Sud Est ha segnalato la circolazione di sms fraudolenti inviati a nome di presunti uffici Cuup. Un raggiro studiato per sottrarre denaro a chi, in buona fede, richiama il numero indicato. L’episodio riporta l’attenzione su un fenomeno in costante crescita: le truffe digitali, ormai sempre più sofisticate e difficili da riconoscere.

I finti messaggi sanitari
Secondo la nota diffusa dall’Azienda sanitaria, i messaggi invitano a contattare un recapito che non appartiene in alcun modo alla Asl. Si tratterebbe, piuttosto, di un numero creato appositamente per truffare gli utenti, magari carpendo informazioni personali o generando addebiti telefonici. “Si invita la popolazione a non rispondere e a non chiamare i numeri riportati”, precisa la Asl Toscana Sud Est, sottolineando come nessun ufficio sanitario invii comunicazioni di questo tipo tramite sms non certificati. Un tentativo di frode tanto semplice quanto insidioso, perché sfrutta il nome della sanità pubblica - un ambito di fiducia collettiva - per indurre le persone a un gesto istintivo: rispondere.

Truffe 2.0: trappole sullo smartphone
Gli sms finti non sono un caso isolato. Negli ultimi anni, le truffe digitali hanno conosciuto un’evoluzione costante. Dal classico phishing via e-mail si è passati allo smishing, cioè gli inganni veicolati tramite messaggi sul telefono. Il meccanismo è sempre lo stesso: un mittente apparentemente credibile - una banca, un corriere, un ente pubblico - invita a cliccare su un link o a richiamare un numero. Da lì, parte la trappola: clonazione di dati bancari, sottrazione di password, abbonamenti non richiesti o addebiti diretti. Secondo i dati della Polizia Postale, nel 2024 i casi di frodi informatiche in Italia sono aumentati di oltre il 25%, con un picco di denunce legate proprio a messaggi via sms o WhatsApp.

Le truffe più diffuse oggi
Restano attive diverse altre forme di raggiro. 
Le truffe dei finti corrieri, in cui si riceve un messaggio che invita a pagare pochi euro per “sbloccare” una consegna, ma che in realtà ruba i dati della carta; le finte comunicazioni bancarie, spesso identiche a quelle ufficiali, che chiedono di “verificare il conto” cliccando su link fraudolenti; le truffe via WhatsApp o Telegram, dove i malintenzionati si fingono amici o parenti in difficoltà economica (“Ciao mamma, ho cambiato numero, mi serve un bonifico urgente”); le frodi legate ai bonus o ai rimborsi fiscali, che invitano a fornire dati personali per ricevere soldi promessi da Inps o Agenzia delle Entrate. In tutti i casi, il filo conduttore è la fiducia: i truffatori imitano linguaggi, loghi e canali ufficiali, rendendo sempre più difficile distinguere il vero dal falso.

Difendersi: attenzione, verifica e segnalazione
Le forze dell’ordine ricordano puntualmente alcune semplici regole per proteggersi: non cliccare su link o numeri sconosciuti, non fornire mai dati personali via sms o chat e verificare sempre con l’ente ufficiale la veridicità del messaggio. In caso di dubbio, è consigliato segnalare l’episodio alla polizia postale o allo sportello anti-frode della propria banca.
“L’arma migliore contro le truffe digitali è la consapevolezza”, spiegano gli esperti di cybersecurity. “Più un utente è informato, più diventa difficile ingannarlo”.

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