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IL PERSONAGGIO

Piero Mancini: "Auguro la B all'Arezzo e ad Arezzo la politica vera. In pensione? Mai"

Francesca Muzzi

18 Novembre 2025, 03:24

Piero Mancini

Piero Mancini

All’Arezzo augura la B, alla città che torni la politica vera. Dice che continua a lavorare 13 ore al giorno e che in pensione non ci andrà mai. “A fare che?”. Piero Mancini, ex presidente dell’Arezzo, oggi ha 77 anni, compiuti ad aprile, ma lo spirito e la voce sono sempre quelli di quando esonerava allenatori come fossero noccioline. Antonio Conte e Maurizio Sarri, tanto per citarne due a caso. Sotto la sua presidenza sono passati fior fiori di giocatori. Antonio Floro Flores, Elvis Abbruscato, Moris Carrozzieri, Angelo Pagotto. Direttore sportivi Vittorio Fioretti, il compianto Ermanno Pieroni e ancora Franco Ceravolo. C’è chi afferma ancora che con lui “abbiamo visto il miglior calcio ad Arezzo”. Ma Arezzo lo ha ripagato per questo? Mancini si morde la lingua, ne vorrebbe dire tante a riguardo, ma si limita solo ad affermare: “Questa città non mi è stata mai vicino, nonostante io ho sempre lavorato e ho sempre dato lavoro”. Non c’è bisogno di aggiungere altro. Parla la storia. E in queste settimane le pagine di quell’Arezzo che fece davvero sognare e che arrivò ad un passo da play off per la serie A, sono state risfogliate. E il parallelo tra ieri oggi - Somma e Bucchi - viene da sé. Ma che cosa ne pensa Piero Mancini di quest’Arezzo? Andrà in serie B? “Glielo auguro - risponde - Rispetto al mio Arezzo è un campionato più difficile e combattuto. Oppure in quell’anno noi avevamo un grande squadra. L’Arezzo di oggi deve fare i conti con Ascoli e Ravenna, noi con il Lumezzane che liquidammo alla fine del girone di andata quando ‘girammo’ a 42 punti e praticamente nel ritorno vivemmo di rendita fino alla promozione in serie B”.

Che comportò, quella promozione, anche qualche cambio strutturale allo stadio Comunale. Arrivò la nuova Curva Sud e anche allora ci fu un progetto per rimodernare il Comunale. Oggi, l’attuale presidente Manzo ha fatto le cose ancora più in grande presentando un progetto a tutto tondo per il nuovo Comunale. “Sono felice - dice - se va in porto il progetto stadio”. Ma Piero Mancini non rappresenta solo quell’Arezzo che poi davvero fece sognare, ma è anche un imprenditore che continua a lavorare: “Almeno 13 ore al giorno. Io in pensione? A fare cosa? Ad annoiarmi?”. Se invece gli chiediamo oggi come vede la città, Mancini risponde: “Mi auguro che torni la politica, quella vera. Come ai vecchi tempi. Oggi Arezzo mi sembra una città senza politica e senza politici. Non c’è un parlamentare aretino, per esempio. Invece la politica è importante, perché fa crescere una città sia sotto il profilo industriale che economico”.

“Mi sembra - sottolinea ancora Mancini - che oggi come oggi questa città abbia poco peso rispetto all’esterno. E’ vero che i tempi sono cambiati rispetto a prima. Sono cambiate le persone. Se però mi chiedete oggi come oggi cosa mi auguro, spero davvero che la politica torni a riconquistare questa città”. E a proposito di politica e anche di prossime amministrative, a Mancini è stato mai chiesto di candidarsi? “A me sono sempre stati lontani tutti”.
Ma in queste settimane l’Arezzo targato Somma è tornato più volte in mente. “Mi fa piacere - risponde l’ex presidente - Ma anche quello fu un altro campionato rispetto a oggi”. E poi ci furono Antonio Conte e Maurizio Sarri che si alternarono su quella panchina che a ripensarci oggi, quasi quasi, Mancini fa capire tra le righe che forse, Conte, non lo avrebbe esonerato. Come invece fece sia con lui che con Sarri, ma a quest’ultimo glielo disse Sky e non il presidente di ritorno dalla trasferta di Trieste. Ma non gli manca il calcio? “I ritorni sono sempre difficili - risponde e conclude Mancini - E poi lavoro troppo, non avrei tempo per occuparmi di pallone”.

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